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Senza garanzia dei diritti fondamentali non c'è futuro per l'Europa
Attac - 11-05-2005
Il progetto di costituzione consacra l'orientamento patriarcale e neoliberista della costituzione europea; sancisce la subordinazione delle donne che subiranno ancora di più la povertà, la disoccupazione, l'imposizione del lavoro part-time, la precarità, la pensione minima o inesistente, il rafforzamento di tutte le diseguaglianze professionali. Le donne esigono il diritto al lavoro, all'impiego sicuro e a un salario equo.
Il progetto di costituzione esalta una concorrenza senza limiti, avvalla lo smantellamento dei servizi pubblici, soprattutto quelli riguardanti la protezione sociale, e il trasferimento delle responsabilità dello Stato e delle collettività verso lo spazio domestico. Abbiamo bisogno di un'Europa che sviluppi i servizi pubblici, soprattutto i servizi alle persone, assunti principalmente dalle donne. Le donne esigono che la protezione sociale e sanitaria sia un settore prioritario e che siano presi dei provvedimenti che permettano di conciliare la vita familiare e quella professionale.
Il progetto di costituzione prevede un piano di difesa comune in collaborazione con la NATO, con conseguente rischio che l'Europa intervenga o sostenga le guerre nel mondo intero. Esso impegna gli Stato membri a contribuire maggiormente alle spese militari.
Abbiamo bisogno di un Europa smilitarizzata che si dedichi al riarmamento sociale. Le donne esigono una politica europea di prevenzione paritaria e che rifiuti la guerra come soluzione ai conflitti internazionali.
Il progetto di costituzione prepara un'Europa fortezza che ostacola la cirolazione delle persone, penalizzando, escludendo e rifiutando le persone immigrate clandestinamente. Le donne esigono un'Europa che garantisca la libera circolazione delle persone, che riconosca la piena cittadinanza di tutte le persone che vivono sul territorio dell'UE e che apra il diritto all'asilo politico per le donne vittime di violenze sessiste.
Il progetto di costituzione esalta il diritto al matrimonio e alla fondazione della famiglia, ma non parla, fatta eccezione delle violenze domestiche, delle violenze subite dalle donne. Segnato dal rifiuto di armonizzare i diritti alla contraccezione, all'aborto, al divorzio alle leggi più avanzate, è portatore di regressione sociale.
Le donne esigono di disporre liberamente del proprio corpo e di scegliere liberamente il loro orientamento sessuale. Esse vogliono che gli Stati riconoscano la violenza degli uomini contro le donne come un problema della società e che ne assumano il costo sociale.
Il progetto di costituzione predica il riconoscimento dell'eredità religiosa europea privilegiando il dialogo con la Chiesa. Contribuisce a escludere il principio di laicità dal disegno giuridico europeo.
Le donne esigono che la laicità sia iscritta come un principio di base della costituzione.
L'integrazione, in ultima istanza, dell'ineguaglianza uomo/donna nel capitolo dei valori del progetto di costituzione non garantisce in nessun modo l'esercizio di questo diritto poiché è richiesta l'unanimità per adottare le misure necessarie "per combattere ogni discriminazione fondata sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o l'orientamento sessuale".
Contro la globalizzazione liberale, le rivendicazioni delle donne sono al cuore delle lotte.
E' perché noi vogliamo un Europa democratica e solidale che rifiutiamo l'evoluzione attuale. Un SI' favorirebbe il diffondersi dei populismi, degli integrismi e dell'estrema destra xenofoba fondamentalmente sessista.
Da adesso a fine 2005, il progetto di costituzione adottato dai capi di stato nel giugno del 2004 potrà essere o non essere ratificato dai 25 paesi dell'Unione.
Mobilizzamoci per creare un potente movimento femminista europeo di rifiuto a questa costituzione e agiamo per costruire un'altra Europa, un'Europa dei diritti economici e sociali, un Europa laica, pacifica e antirazzista, un'Europa dell'uguaglianza tra gli uomini e le donne.

Iniziativa Femminista Europea per il NO alla costituzione (Assemblea delle donne del Fse 2004)

Per sottoscrivere: efi@noconstitution.org

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 da Reporter Associati    - 15-05-2005
Francia. La campagna di “Attac” per il "no" al referendum sulla Costituzione europea
di Jacques Nikonoff*

Dalla sua creazione, nel 1998, Attac si è sempre preoccupata delle questioni europee. Alla pubblicazione nel luglio 2003 del progetto di trattato costituzionale elaborato dalla Convenzione per il futuro dell'Europa, Attac aveva analizzato il documento come un tentativo mirante a rendere irreversibili le politiche neoliberali dell'Unione dando ad esse uno statuto "costituzionale".

Questo 'sigillo' renderebbe ancora più difficile la possibilità di mettere in opera delle politiche alternative, pur essendo una istanza del suffragio universale, come potrebbe essere il caso della Francia nel 2007.

Abbiamo proposto 21 "esigenze". Eccone alcune:

Esigenza n° 1: la solidarietà deve essere un valore e una norma dell'Unione. Il testo non menziona la solidarietà come un valore dell'Unione, sebbene siano citati, tra gli altri, la libertà e l'uguaglianza.

Esigenza n°2: l'uguaglianza uomo-donna deve diventare un valore dell' Unione. Un articolo che tratta gli "obbiettivi dell'Unione" precisa semplicemente che l'Unione "promuove l'uguaglianza tra uomini e donne". Si tratta non solo di promuovere, ma soprattutto di garantire questa uguaglianza.

Esigenza n°3: la concorrenza non dovrà essere un obbiettivo e una norma superiore dell'Unione. In un articolo relativo agli obbiettivi dell'Unione, è indicato che "l' Unione offre alle sue cittadine e ai suoi cittadini (.)un mercato unico dove la concorrenza è libera e non falsata". Attac chiede che la cooperazione si sostituisca alla concorrenza come obbiettivo e come norma superiore dell'Unione.

Esigenza n°4: i servizi pubblici devono essere iscritti come obbiettivi dell 'Unione e affrancati dalle regole della concorrenza. Attac chiede che i servizi pubblici (detti "servizi d'interesse generale") non siano relegati alle parti II e III del trattato, ma figurino nella prima parte ("Definizione e obbiettivo dell'Unione"), in "I valori dell'Unione". Il trattato definitivo negoziato dai Venticinque nell'ambito della conferenza intergovernativa, e adottato il 18 giugno del 2004, ha confermato e talvolta aggravato questo orientamento.

Delle 21 istanze che abbiamo proposto per rendere questo trattato compatibile con un'Europa realmente europea, democratica e solidale, concretamente sociale, ecologica e solidale, praticamente nessuna è stata accolta. Considerata la posta in gioco - tutte le campagne di Attac sono minate, o meglio ostacolate dai politici europei attuali - il Consiglio di amministrazione ha ritenuto di dover consultare l'insieme degli aderenti all 'associazione prima di fermare la sua posizione definitiva.

Sono stati posti due quesiti e lo scrutinio si è tenuto pubblicamente l'11 dicembre alla presenza dell'assemblea generale dell'associazione tenutasi a Saint-Denis

Quesito n°1: Siete a favore o contrari alla ratifica del trattato costituzionale europeo? Risposte: a favore (10,8%); contro (84%); astenuti (5,2%)

Quesito n°2: Vi aspettate che Attac offra delle indicazioni di voto? Risposte: si (72%); no (19,6%); astenuti (8,4%)

La partecipazione degli aderenti a questa consulta è stata eccezionalmente elevata, tenuto conto delle norme associative tradizionali: 12 609 schede ricevute, cioè il 44% del totale dei nostri 29.500 aderenti regolarmente iscritti.

Vorrei ora affrontare il discorso della posta in gioco in questo referendum.

Attualmente una campagna di paura, di drammatizzazione di questa posta in gioco è orchestrata da alcuni fautori del "si" e largamente trasmessa dai maggiori media, che sostengono la campagna a favore del "si". Così, secondo Strauss-Kahn Ministro delle Finanze del governo Lionel Jospin,la vittoria del "no" "significherebbe la fine dell'euro".

Secondo il Primo Ministro francese Pierre Raffarin "il primo paese che dirà 'no' assumerà su di sé una responsabilità storica, sarà una cosa molto grave". Secondo alcuni l'unico voto possibile è "si". Per contro la vittoria del "no" significherebbe crisi certa e caos, sarebbe la fine dell' Europa. In realtà non bisogna temere alcuna crisi,che sia portata dalla vittoria del "si" o del "no". D'altronde, dovremmo interrogarci sul senso delle responsabilità di chi sarà capace di organizzare un referendum che pone un quesito di cui una delle risposte possibili possa scatenare il caos! Non ci sarà ne crisi ne caos, sia che vincano i "si" sia che vincano i "no".

Quale sarebbe la situazione più probabile in caso di vittoria dei "si"?

Il voto presenterebbe un rapporto di forze politiche favorevoli al neoliberalismo e al tipo di costruzione europea a cui esso dà impulso.

- Ne conseguirebbe una logica accentuazione delle politiche neoliberali, tanto a livello europeo quanto a livello nazionale, il che provocherebbe nuove difficoltà alla maggior parte dei salariati, dei disoccupati e dei precari, dei piccoli agricoltori.

- Sarebbero ancora più difficili le lotte sociali e sindacali

- Le prospettive di una vera alternativa, in Francia, nel 2007, sarebbero rimesse in discussione.

- Quand'anche una nuova maggioranza fosse eletta nel 2007, resterebbe segnata dal rapporto delle forze nate dal referendum.

E ora, quale sarebbe la situazione più probabile alla vittoria del "no"?

- Sul piano giuridico non succederebbe nulla. Resterebbe in vigore l' attuale sistema legale, sancito dal trattato di Nizza, a reggere l'Unione europea.

- Il rapporto di forze diventerebbe favorevole a chi contesta il neoliberalismo e propone alternative.

- Ci sarebbero stimoli alle lotte sociali e sindacali.

- Si accentuerebbe la pressione sul governo Raffarin.

- Si favorirebbe una vera alternativa nel 2007.

- Si incoraggerebbero le forze sociali degli altri paesi europei. Questo nuovo rapporto di forze aprirebbe la strada a un nuovo trattato europeo per rifondare l'Unione europea su basi diverse.

Il referendum che si annuncia ha una portata storica.

Offre la possibilità di rigettare le politiche neoliberali che maltrattano la società da 20 anni, senza rigettare l'Europa. Offre inoltre nuove possibilità alla costruzione europea. La vittoria del "no" è una grande occasione da non lasciarsi scappare per costruire l'Europa su nuove basi. Ciò che si fa in Europa, soprattutto a partire dall'Atto unico del 1986, non è la costruzione dell' Europa, è la costruzione del neoliberalismo.

Il vero quesito posto da questo referendum sarà in realtà "si" o "no" al neoliberismo.

Jacques Nikonoff (Presidente di "Attac" Francia)

Traduzione di Velia Vegnaralli

[Grazie a Simone Bruno per l'interessante segnalazione]