breve di cronaca
Sul passaggio alle Regioni
Il Messaggero - 05-04-2002
IL FEDERALISMO CHE AVANZA

E’ scontro sulla definizione dei programmi

ROMA - La scuola italiana finora è stata governata dallo Stato. Presto non sarà così. Allo Stato, infatti, resteranno solo funzioni di indirizzo. Per scuola, sanità e forze dell’ordine il federalismo si avvicina. E il comparto più avanzato è proprio quello della scuola. Già dal prossimo settembre scatterà l’attuazione di un decreto, approvato al tempo della Bassanini, che affida alle Regioni la composizione della "rete scolastica". Significa che saranno le autorità locali a decidere sia gli indirizzi delle scuole che le collocazioni. Dipenderà dalle Regioni se in un quartiere di Roma, di Milano o in una città di provincia verrà istituito un liceo o un istituto agrario. Non è poco, dal momento che le offerte formative del territorio finiscono per orientare e condizionare le scelte dei giovani. Ma la definizione dei piani territoriali scompare di fronte a ben più importanti funzioni. La gestione del personale, per esempio, passerà interamente alle Regioni. Gli insegnanti non saranno più dipendenti statali, ma regionali.
Anche sui programmi, per una quota da definire, i "parlamenti" locali potranno mettere lo zampino. Il ministro Moratti ha sempre ribadito che verrà garantito il carattere nazionale dei programmi, per assicurare l’unitarietà dell’istruzione. Tuttavia sulle "percentuali" dei programmi c’è molta tensione tra i partiti. La Lega vorrebbe ampi spazi di manovra, An al contrario difende la centralità dello Stato. Forza Italia è su posizioni intermedie.
Preoccupati i sindacati: «Il federalismo non deve frantumare il sistema dell’istruzione, non va messo in discussione il profilo unitario e nazionale della scuola». Dopo l’approvazione della riforma dei Cicli in Parlamento, con la definizione dei decreti delegati, si affronterà la materia. Dunque, il federalismo incalza. Ed è legge, approvata durante la precedente legislatura, quando venne modificato il «titolo quinto della Costituzione». Si attuerà per gradi. La gestione degli istituti e del personale sarà tra le prime competenze che verranno trasferite.
La partita della regionalizzazione si gioca anche sui finanziamenti. E qui si sollevano le polemiche. I sindacati, soprattutto Cgil, Gilda e Cobas, lanciano l’allarme: «Nasceranno sistemi scolastici di serie "A" e di serie "B", a seconda dei livelli di ricchezza delle Regioni. E’ inaccettabile che ci sia una tale diseguaglianza». Il ministero si difende: «Lo Stato garantirà l’eguaglianza con interventi perequativi, colmando le carenze». La replica non convince i sindacati: «Lo Stato al massimo garantirà standard medi - sostiene Alessandro Ameli, coordinatore della Gilda - ma le Regioni del Sud non raggiungeranno mai i livelli della Lombardia, che potrà permettersi livelli di eccellenza».



  discussione chiusa  condividi pdf