breve di cronaca
I testimoni della Liberazione
Repubblica Milano - 21-04-2005
Il 25 aprile nel racconto di chi quel giorno c´era

Sessant´anni dopo, i volti e le parole di chi in poche ore ha visto finire la guerra e rinascere la democrazia
Aldo Aniasi, comandante partigiano: "Se non ci fosse stato l´appoggio della popolazione, noi della Resistenza non avremmo potuto resistere"
Adele Del Ponte, figlia di ferroviere: "A Niguarda davamo una mano ai disertori dell´8 settembre"
Onorina Pesce, partigiana : "Mi torturarono per una notte ma non tradii mio marito, Visone"
Un documentario di Fiorini e Pozzi raccoglie 24 racconti di partigiani Domenica l´anteprima al Dal Verme
Piero Bassetti, partigiano: "Noi ragazzi bigiavamo sotto le bombe: i traccianti erano fuochi d´artificio"
Franco Loi, poeta: "Ricordo la festa a casa di Paolo Grassi, il 14 luglio, anniversario della Bastiglia"
Giannetto Pericoli, impiegato: "Viviamo in un´atmosfera quasi irreale. A mezzogiorno ho avuto la sensazione che tutto stesse precipitando"


ANNA CIRILLO

Giovedì 26 aprile 1945, alle dieci di sera, Giannetto Pericoli, impiegato di banca, è in via Leopardi e scrive alla moglie e alla figlia Maria, sfollate da Milano: «Posso solo dirvi che da ieri, mercoledì 25, viviamo in una atmosfera quasi irreale. Si è cominciato verso mezzogiorno ad avere la sensazione che tutto stesse precipitando. I tram hanno smesso di funzionare e la città era in convulsa attesa degli avvenimenti. Ancora fascisti in giro, arroganti coi fucili spianati; i tedeschi, invece, quasi attoniti. Alla sera le fucilate hanno cominciato a infittire. Stamane alle 7 il suono di cessato allarme è durato 5 interi minuti, segnale della conquista della prefettura. Sono uscito di casa: capannelli, sparatorie vicine e lontane. Arrivato in via Dante un militare della Muti che non aveva più di 15 anni ha ammazzato un povero diavolo pochi metri davanti a me, sparandogli a bruciapelo dall´angolo di via Rovello.... Scene paradossali: passaggi continui in piazza Scala di automobili, camion con partigiani e volontari, tedeschi in uniforme con garofani rossi e persino con la bandiera tricolore. Fascisti scomparsi, improvvise fucilate qua e là in tutte le strade, dal municipio grandi discorsi alla folla entusiasta e acclamante.... E ora una sensazione di commossa serenità d´animo, più che di gioia. I milanesi li abbraccerei tutti. Milano si è liberata da sola, con una serietà, una compostezza e una dignità ammirevoli. Milan l´è un gran Milan!».

Ventiquattro testimonianze diverse, di partigiani e gente comune, come questa lettera del padre letta dalla figlia Maria, per ricordare che cosa è stato il 25 aprile a Milano, sessant´anni fa. Le hanno raccolte Sergio Fiorini e Marco Pozzi, che ha firmato la regia, in un film documentario che incrocia filmati d´epoca e voci narranti: verrà presentato domenica alle 16 al Dal Verme. «Il Primo Giorno. Milano 25 aprile 1945» è la ricostruzione commossa e commovente dei protagonisti, di un momento storico indimenticabile.
Parla della libertà Giuseppe Colzani e si rivede quando aveva 18 anni e cominciò con altri ragazzi a fare le barricate al rione Niguarda e a combattere già dal pomeriggio del 24 aprile, aspettando l´alba del 25, rimasta indelebile nella sua mente.

Racconta del gran lavoro fatto dalle donne per la liberazione di Milano, Adele Del Ponte, padre ferroviere, licenziato perché comunista. «Per me l´8 settembre è iniziata la Resistenza - dice tornando indietro con la memoria, lucidissima anche oggi, a 81 anni - . A Niguarda c´erano le caserme dei soldati che arrivavano dai fronti e non ne volevano più sapere della guerra. Disertavano, cercando abiti civili, scarpe non militari, cibo e mezzi per tornare a casa. E il quartiere offrì aiuto, li accolse nelle case. Loro dalle caserme portavano via anche le armi, le stesse che poi, nascoste da noi, si venivano a prendere i partigiani per portarle in montagna».

C´è Franco Loi, il poeta. All´epoca aveva 15 anni e abitava al Casoretto. Nel film rivive quel che vide, legge una poesia scritta per il giorno della Liberazione e racconta la meravigliosa festa che Paolo Grassi organizzò il 14 luglio, data della presa della Bastiglia, per concludere i grandi festeggiamenti che avevano coinvolto Milano dopo il 25 aprile.

C´è il giornalista Guido Vergani, anche lui ragazzo, che rammenta ancora con stupore come i tedeschi a Gardone, dove era sfollato, giocavano a bridge nel Grand Hotel di fronte al lago, incuranti del fatto che il mondo stesse per crollargli addosso.

C´è Piero Bassetti, partigiano per pochi mesi, a 16 anni. Si fece tutti i bombardamenti di Milano «ma con la beata incoscienza dei giovani non ebbi mai paura. Era un happening folle e tragico. In fondo per noi quando c´era l´allarme si bigiava e le traccianti sembravano dei fuochi d´artificio».

Oppure Onorina Pesce, che seppe della Liberazione a Bolzano, nel campo di concentramento. Pochi mesi prima, partigiana gappista a Milano, staffetta del comando, era stata presa grazie ad un infiltrato. «Io sapevo tutto, ma non parlai. Fui torturata per una notte intera da un ucraino al soldo dei nazisti». Non fece il nome di «Visone», il comandante di brigata Giovanni Pesce, medaglia d´oro al valor militare, che divenne poi suo marito.

Aldo Aniasi combatté, invece, con i partigiani lungo la linea del Ticino per impedire a tedeschi e fascisti di passarlo. Aveva 24 anni. Nelle mani dei nemici c´era suo fratello Guido, di due anni più giovane: «Lungo il parco Sempione passammo tra due ali di folla plaudente, che esultava e gioiva in una Milano distrutta per due terzi, e poverissima. Se non ci fosse stato l´appoggio della popolazione, noi della Resistenza non avremo potuto resistere».


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 da Repubblica Milano    - 21-04-2005
I giovani e il 25 aprile

Elettra, seconda liceo classico: andrò al corteo, vorrei la vera parità uomo-donna
"È la pace la nuova Resistenza"


LAURA ASNAGHI

Elettra Capisani, 17 anni, seconda liceo classico al Carducci.
Sai che cos´è il 25 aprile?
«È la festa di Liberazione, una tappa importante della storia nel nostro paese. Segna la caduta del fascismo grazie alla Resistenza, fatta dai partigiani al Nord, nascosti in montagna e pronti a colpire i tedeschi e i fascisti. Gli americani, i nostri alleati hanno dato il loro contributo, ma senza partigiani sarebbe andata diversamente».

Perché lo si festeggia?
«Per ricordare anche a noi giovani quello che è successo nel '45. Con la Liberazione è finita un´epoca buia e dolorosa. Meglio non dimenticarselo».

Andrai al corteo lunedì?
«Sì, lo faccio ogni anno. I miei genitori sono separati e io parto da casa con mia madre e i miei fratelli ma, in piazza, trovo anche mio padre. Io, comunque, sfilo sotto lo striscione del mio liceo».

Sei favorevole a un 25 aprile di pacificazione, che commemori i morti di entrambe le parti?
«Parzialmente d´accordo, anche se quelli di destra hanno avuto le foibe. C´è una bella differenza tra un partigiano e un repubblichino».

Per che cosa oggi ritieni che si dovrebbe fare una nuova Resistenza?
«Sono contro le guerre e il precariato. Come donna mi sta a cuore il tema della parità tra i sessi. Dov´è? La cerco e non la trovo».

 dalla Provincia di Macerata    - 21-04-2005
Si segnalano numerose manifestazioni per il 25 aprile:

La conferenza stampa di presentazione
Ricorre quest’anno, a livello nazionale, il 60° anniversario della Liberazione. Per l’occasione sono state organizzate anche nel maceratese numerose iniziative celebrative. La Provincia e l’Istituto storico della Resistenza ne coordinano alcune, in collaborazione con l’Anpi, i sindacati Cgil, Cisl e Uil, i Comuni di Macerata, Monte San Giusto, Mogliano e Gagliole. Il programma si aprirà giovedì prossimo (21 aprile) e si chiuderà mercoledì 27. La manifestazione provinciale del 25 si terrà a Mogliano. In questo contesto si inserisce anche una seduta “aperta” del Consiglio provinciale, convocata per venerdì 22 (ore 15) nella sede dell’Ente. Interverranno rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni locali: dopo il saluto del presidente Silvano Ramadori, sarà il prof. Enzo Calcaterra, storico e studioso della Resistenza, ad approfondire i temi legati al “25 Aprile”. Le conclusioni, poi, saranno del presidente della Provincia, Giulio Silenzi. Questo, comunque, il programma delle celebrazioni.

Giovedì 21. a Monte San Giusto ( cineteatro “Durastante”, ore 10.30) i ragazzi della scuola media “Lorenzo Lotto” leggeranno brani tratti dall’album scolastico “Il mio paese” di Giovina Rocchio Gualtieri. A Macerata (sede Anpi, in via Verdi, ore 16.30) incontro sul tema “Il contributo della classe operaia alla Resistenza”: relatori il prof. Mauro Canali, docente di Storia contemporanea all’università di Camerino, e Gianni Venturi, segretario generale della Cgil Marche.

Venerdì 22: a Macerata (ore 15), Consiglio provinciale “aperto”; seguirà l’inaugurazione della mostra “Segni partigiani”, allestita dall’Istituto storico della Resistenza nella galleria degli Antichi forni. Si tratta di una collettiva d’arte organizzata dall’associazione “Ecate triforme”, cui hanno aderito 26 artisti, e di una personale di Andres Hunger

Sabato 23: a Gagliole (frazione di Selvalagli, ore 21), “Musica per la Liberazione”: un concerto di gruppi rock del territorio, ad ingresso libero.
Lunedì 25: in piazza Garibaldi, a Mogliano (ore 10.30), si svolgerà la manifestazione provinciale, con il saluto di Silvano Ramadori nelle vesti di sindaco del Comune, con l’orazione ufficiale pronunciata dal presidente della Provincia, Giulio Silenzi, e con la relazione storica del prof. Evio Hermas Ercoli. Poi, in serata, si terrà a Macerata un concerto rock del noto gruppo musicale “La Gang” (piazza Mazzini, ore 21).

Martedì 26: la Biblioteca statale di Macerata (corso Garibaldi, ore 17) verrà presentato il libro dal titolo “Benjaminowo. Padre e figlio”, di Franco Marcoaldi. Oltre all’autore, interverrà Costantino Di Sante, rappresentante dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione delle Marche. All’iniziativa parteciperanno gli studenti delle scuole superiori di Macerata, che hanno recensito il libro.
Mercoledì 27: al teatro Lauro Rossi va in scena lo spettacolo “La ragazza di Bube”, tratto dal romanzo di Carlo Cassola e prodotto dal Teatro stabile di Grosseto. Due le rappresentazioni: alle 10 per le scuole, alle 21 per tutta la cittadinanza (ingresso gratuito).

Il programma delle iniziative è stato presentato in una conferenza stampa, nell’aula consiliare della Provincia, dai rappresentanti dell’Ente (Donato Caporalini, Giulio Pantanetti e Silvano Ramadori), dell’Istituto storico della Resistenza (Annalisa Cegna) e dell’Anpi provinciale (Primo Boarelli e Francesco Rocchetti).

 Ilaria Ricciotti    - 05-05-2005
Segnalo

ORAZIONE PER IL 25 APRILE


Quando ci si accinge a commemorare una giornata significativa per la Storia del nostro Paese, non riesco mai a non riflettere sulla sua attualità, a non valutare se il messaggio che il suo ricordo può dare rappresenti ancora un reale significato, per tutti e soprattutto per le giovani generazioni.

Solo questo, infatti, toglie le commemorazioni dal limite dei riti abituali e le fa divenire momenti di riflessioni comuni, utili alle Istituzioni ed alla Convivenza civile di tutti i Cittadini.

Il 25 aprile del 1945 rappresenta indubbiamente una data densa di significato per gli italiani e una data su cui dobbiamo ancora riflettere e da cui, certamente, si possono trarre insegnamenti assolutamente attuali.

Il 25 aprile segna la conquista della libertà e la libertà è un bene assoluto, prezioso, oggi certamente solido nel nostro Paese ma, comunque, mai interamente certo; da valorizzare e difendere anche dai segnali più sottili o quasi invisibili che gli si muovono.

La libertà è un diritto primario che riguarda tutti i membri di una comunità e non solo una parte di essi; è un diritto che va conquistato e difeso soprattutto per i più deboli, per coloro che non sempre hanno in se la forza di esprimere i propri bisogni e di difendere i propri diritti.

Il 25 aprile del 1945 gli italiani conquistarono la libertà, abbattendo un regime ed l'uomo che lo rappresentava, che solo pochi anni prima sembravano intoccabili.

La prima cosa che dobbiamo fare è cogliere il senso storico di quella data come culmine di un'evoluzione politica e militare durata tre drammatici e fondamentali anni della storia d'Italia.

Nel marzo del 1943 alla Fiat e in tutto il nord d'Italia gli operai incrociarono le braccia e scesero in sciopero contro il fascismo ed il nazismo.

Il contributo dato dalla classe operaia alla liberazione dalla dittatura fascista fu, durante tutto il ventennio, ma soprattutto dal 1943 al 25 aprile del 1945 di primaria importanza. Fu attorno ad essa che si aggregarono intellettuali, studenti ed altri ceti sociali, costituendo il Movimento di Liberazione Nazionale che è il soggetto che crea la vera origine dell'Italia attuale.

Lo sciopero del '43 fu un episodio di enorme valore politico che, assieme agli insuccessi militari ormai drammatici su tutti i fronti europei, costituirono l'origine della caduta di Mussolini e del fascismo.

Il nostro Paese, dopo venti lunghi e penosi anni di regime, da quella primavera visse una lacerazione ultima e drammatica tra fascismo ed antifascismo.

Infatti tra la fine del 1942 e la primavera del '43, con la formazione delle brigate partigiane combattenti e l'inizio della Resistenza, la strisciante lotta antifascista diviene guerra aperta.

Contemporanea è la ricostituzione dei partiti politici antifascisti che, assieme al PCI che aveva vissuto una lunga ed orgogliosa clandestinità, formeranno il Comitato di Liberazione Nazionale.

Frattanto dopo la caduta del suo governo, Mussolini aveva fondato la Repubblica Sociale Italiana che, del tutto subalterna al nazismo, servirà solo alla feroce repressione di partigiani e popolazione civile antifascista.

Nessun dubbio può esserci nell'affermare che la RSI ha rappresentato il volto più feroce e spietato del fascismo e che, insieme alle leggi razziali e le deportazioni degli ebrei, ha scritto indelebilmente le pagine più oscure di tutta la storia d'Italia.

Ed il fatto che alcuni adolescenti furono arruolati nelle squadre della morte della RSI, se può gettare un velo di comprensione su di loro per la scarsa consapevolezza determinata dalla giovanissima età, forse rende ancora più grave e deprecabile la storia della RSI e dell'ultima e sanguinaria stagione del fascismo di cui nessun revisionismo e nessuna inopportuna legge può cancellare gli orrori.

Mentre dal '43 gli alleati dal sud avanzavano in una lenta e desiderata liberazione, l'Italia del centro e del nord, tra cui le Marche e la nostra Provincia, è caratterizzata dalla lotta della Resistenza ai fascisti ed ai nazisti, durante la quale i partigiani scrissero pagine gloriose della storia del nostro Paese decidendo di lottare e morire per un ideale di libertà ed eguaglianza.

Quando il 25 aprile del 1945 la Resistenza proclama l'insurrezione generale e l'Italia è liberata dalle truppe alleate, sembra la fine di un incubo iniziato nel 1922 e caratterizzato da episodi storici gravissimi tra cui, come dicevo, le leggi razziali, la deportazione degli ebrei e l'alleanza con il nazismo.

Una data storica ed una festa di popolo!

Sono vive nei nostri occhi le immagini delle sfilate dei partigiani e delle truppe di liberazione tra ali di folla che applaude, tra i visi sorridenti e sollevati degli italiani che, al canto di "Bella ciao", avvertono istintivamente che sta iniziando una vita nuova per l'Italia tutta e per l'Europa, ridotte ad un cumulo di macerie dal nazifascismo.

I dolori ed i lutti della guerra sono drammatici: nelle piazze dell'Italia liberata c'è anche chi ha perso tutto e chi ha perso gli amori più cari; e non è un caso che questa sensazione, questa emozione si suggellerà nell'art. 11 della Costituzione con l'affermazione che l'Italia ripudia la Guerra, trasferendoci un'eredità importante e da difendere gelosamente.

Il senso profondo ed essenziale del 25 aprile per l'Italia è il suo essere il punto culmine del passaggio dalla dittatura totalitaria alla democrazia, la data simbolica della riconquista della piena libertà da parte degli italiani.

E la distanza di 60 anni, come dicevo nella premessa, non ne offusca il senso profondo che le celebrazioni ogni anno da allora gli hanno riservato.

Il 25 aprile è la liberazione definitiva dalla oppressione fascista, dalle leggi razziali, dalla tragica alleanza con il nazismo, dal tribunale speciale e dal confino, dai lutti di cinque anni di guerra drammatica, dalla cupa ferocia della Repubblica Sociale.

La sua celebrazione tiene e deve tenere vivo l'insegnamento storico su cui si sono formate le generazioni degli italiani democratici che dalla fine della seconda guerra mondiale si sono susseguite in Italia.

Ed il 25 aprile è anche la premessa storica del 2 giugno del 1946 quando gli italiani scelsero la Repubblica in alternativa alla Monarchia e votarono l'Assemblea costituente che dopo 18 mesi approverà la Carta Costituzionale italiana, che da allora ha rappresentato il qualificato Patto fondamentale tra gli italiani, e tra loro e lo Stato.

E' il punto centrale e simbolico tra l'inizio della guerra di liberazione della Primavera del '43 e la nascita dell'Italia repubblicana del giugno del '46. Tre anni incredibilmente densi di episodi drammatici e di eventi politici rilevantissimi, che sono all'origine della stessa storia dell'Italia democratica della seconda metà del XX° secolo.

Il 25 aprile porta con se insegnamenti storici molto importanti che possono farci parlare di una sua chiara attualità.

In primo luogo l'orrore in generale per tutte le guerre, il rifiuto della violenza, insieme alla riflessione sulla fortuna per il nostro Paese di avere vissuto dal 1945 in un territorio che non ha più conosciuto la guerra ed in una nazione che è stata coinvolta solo marginalmente, ancorché negativamente, in guerre in altri Paesi teatro di conflitti internazionali.

Ma fondamentale è anche ciò che, ottenuto con il 25 aprile, si fa legge con la Costituzione Repubblicana. Non è certo un caso che, come conseguenza dell'aver combattuto una guerra comune contro la dittatura fascista sulle nostre montagne e nelle città, si ritrovano nella Costituzione italiana fondamentali e solide mediazioni tra ceti e classi sociali, tra interessi diversi ed a vote configgenti, e perfino tra fedi religiose.

Ecco allora che il senso e l'attualità della data che oggi celebriamo possono essere raccolti in tre punti fondamentali:

il ricordo riconoscente ed indelebile di chi conquistò anche per noi la libertà, anche a costo della vita;

il valore assoluto della libertà ed il rifiuto perpetuo dei regimi totalitari e della guerra;

la positività di trovare punti d'incontro e di solidarietà nelle Istituzioni e nella civile convivenza.

Tre concetti essenziali ma attuali ed importantissimi che ci fanno dire senza nessuna retorica che oggi celebriamo una ricorrenza di tutti gli italiani e che con tutti gli italiani vogliamo condividere il nostro permanente amore per la Democrazia, per la Libertà, per la Pace.


Il Presidente della Provincia
Mogliano 25 aprile 2005