breve di cronaca
Milano: Scuole occupate per tutta la notte contro la riforma.
Corsera ed. milanese - 16-04-2005
Aule occupate per tutta la notte. Da studenti, genitori. E, per la prima volta, anche da professori. Lezioni in pigiama. Proteste, assemblee, dibattiti. Ma anche musica, danze, film e pièces teatrali. Adulti e ragazzi tutti insieme. A parlare di scuola. Senza voti o interrogazioni. Ma discutendo e confrontandosi. In una «giornata occupata» per difendere l'istruzione pubblica e contestare la riforma degli otto licei. Hanno ballato e cantato, fatto proposte e preparato merende, suonato e recitato. Migliaia di insegnanti, genitori e ragazzi di quaranta istituti superiori di Milano e Provincia hanno accolto, ieri, l'invito di Retescuole a mobilitarsi per chiedere il ritiro della bozza di decreto del ministro Moratti. E per parlare di obbligo scolastico, istituti tecnici e professionali, degli otto licei. Capofila della protesta, l'Itsos Albe Steiner, l'itis Marie Curie, il professionale Falck di Sesto San Giovanni.

Tre istituti in cui i docenti hanno occupato le aule per tutta la notte (lezione in pigiama al Marie Curie, dove nel pomeriggio è stato trovato uno striscione bruciato). «Una scelta obbligata - dicono gli occupanti -: ne va del futuro della scuola, la posta in gioco è troppo alta».

Tornei e striscioni al Vittorio Veneto, proiezioni di film al Molinari, musical al Gentileschi, cene a dopocena al Kandinsky, teatro al Cremona, murales e giocoleria al Vittorini, mozione «antiriforma» al Berchet, concerto alle 20.30 in piazza Leonardo da Vinci con le band studentesche: per tutto il giorno si sono susseguite le iniziative.

All'alberghiero Vespucci gli aspiranti chef hanno preparato una merenda, incontrato i genitori della zona, organizzato un'assemblea: sono intervenuti l'assessore provinciale all'Istruzione, Sandro Barzaghi, il segretario milanese di Cgil scuola, Alfia Nicotra, il consigliere comunale Marilena Adamo, Carlo Romito, segretario nazionale della federazione italiana cuochi. «La riforma - spiega Giovanni Lanzetti, professore del Vespucci - penalizzati i professionali: le ore di laboratorio saranno tagliate e i ragazzi dovranno prestare lavoro gratuito nelle aziende, senza essere seguiti da tutor».

Altra questione aperta, gli organici. Cgil, Cisl e Uil annunciano che da settembre nelle superiori lombarde non ci saranno abbastanza insegnanti. La sorpresa è arrivata ieri, dopo un incontro definito «insoddisfacente» con il superprovveditore, Mario Giacomo Dutto. «Il direttore - commenta Wolfango Pirelli, segretario lombardo Cgil scuola - ci ha spiegato che alle superiori si prevede un aumento di 248 classi, ma arriveranno solo 64 insegnanti in più». Problemi anche alle medie dove - aggiunge Luigi Piccoli della Uil- «con un calo di 250 alunni, saranno tagliati 31 posti».

Secondo i sindacati, con i 500 posti mancanti alle elementari e gli ulteriori tagli alle superiori, ci si avvia a una «situazione difficile» per la scuola lombarda. Conclude Pirelli: «Dutto non non ha avuto il coraggio di avanzare una richiesta consistente di cattedre: si assuma le sue responsabilità».

Le proteste, dunque, continuano. Oggi le maestre elementari occuperanno l'atrio del provveditorato contro i tagli agli organici e al tempo pieno. Alle 17, davanti a Palazzo Marino, gli attivisti della Rete conteranno le monete raccolte dopo la multa di 22 mila euro per i volantini affissi durante un corteo. [ Retescuole segnala che Il totale della somma raccolta - calcolato in piazza - è di 6.577,16 Euro. ]

I ragazzi dei collettivi studenteschi, infine, bloccheranno gli stage negli alberghi, nei ristoranti e nelle aziende.

E per martedì si preparano ad occupare le loro scuole.

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«Insegno da 25 anni, ho dormito nel sacco a pelo per il futuro dei miei ragazzi»

«Nessuna ideologia, questa è una battaglia civile»

la Testimonianza

«Non ho nessuna voglia di fare il ragazzino». È mezzanotte passata. Il professore di economia aziendale Franco Gatto srotola il sacco a pelo: «Nessuna nostalgia», sorride. Poi sceglie un angolo della biblioteca e sistema il suo giaciglio. Stasera ha bevuto e cantato. Bicchiere di vino e chitarra. Come trent'anni fa, quando occupò l'università di Bologna. Prima di addormentarsi misura il tempo trascorso. E sembra passato un secolo: «Una volta si occupava per un mondo migliore. Oggi cerchiamo solo di mantenere la nostra dignità, difendere diritti acquisiti e sacrosanti».
In questa primavera di Sesto San Giovanni il mondo sembra rovesciato. A occupare l'istituto professionale Falck non ci sono i ragazzi con l'entusiasmo, le «canne», la voglia d'amore.

Ci sono loro, una quindicina di professori. Che si preparano a passare una notte a terra, nonostante i «reumatismi, l'ernia del disco, il mal di schiena, le mamme che hanno dovuto organizzarsi per lasciare i figli a casa».

Un manipolo di duri che di duro, nell'aspetto e nelle parole, non ha nulla. Se non il coriaceo attaccamento al lavoro. E la convinzione di difendere la propria missione.

Il professor Gatto, 49 anni, tre figli piccoli, la spiega così. Con l'inflessione calabrese e il sorriso dell'insegnante che tratta i propri studenti un po' da padre: «Il decreto Moratti di riforma della scuola superiore avrà effetti devastanti».

Il punto più contestato è la divisione in due canali: uno liceo-università e l'altro di formazione professionale. Cosa succederà? «Ci saranno un terzo di istruiti e due terzi di lavoratori di basso profilo. Dietro la riforma si intravede un modello di società simile a quello prerivoluzione francese. Privilegi a una classe sociale. Il resto si arrangi come può».

La nottata del Falck inizia con un'assemblea, alle 21. Poi un rinfresco. Qualche panino. La cena nella «schiscetta». Stamattina in cattedra, con le ossa rotte e le occhiaie. Lezioni regolari.

Docenti occupanti: la forma di lotta è inedita, mai sperimentata prima. C'è anche questo orgoglio, tra i professori pasdaran . «Nessuna ideologia - dicono -, battaglia civile». E «nessuna utopia», ripetono. Non sono qui «per cambiare il presente, ma per difenderlo».

Dalla loro hanno la forza dei numeri: «Gli studi dei sindacati - spiega Gatto - dicono che si perderanno da 90 a 120 mila posti di lavoro». E poi c'è la questione delle ore di didattica settimanale, che nei canali di istruzione professionale potrebbero essere ridotte a 15, rispetto alle attuali 36: «Sa cosa vuol dire? Che Dante si potrà spiegare solo alle classi elette».

Corre la nottata. Da anni Sesto non si sveglia con le sirene di ingresso in fabbrica, né con i tonfi e i boati delle acciaierie. La memoria della Stalingrado d'Italia però è ancora viva: «Ogni forma di lotta - continua il professore - è figlia delle lotte precedenti. La nostra ha radici antiche, ma un esempio recente: i tranvieri dell'Atm a Milano. La protesta che nasce dalla violazione dei diritti».

Qualcuno russa. Altri si girano e rigirano nel sacco a pelo senza prender sonno. Nella notte di sacrificio si respira un sostegno immediato: «Gli altri docenti dell'istituto sono con noi». Ma anche un presentimento di solitudine. In una domanda: «Perché il centrosinistra non dice che abolirà questa riforma in caso di vittoria alle elezioni?».

Gianni Santucci
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 Repubblica - Genova    - 15-04-2005
Rivolta contro la Moratti "Stop ai test di valutazione"

Docenti e genitori contestano il decreto del ministro

Prove rinviate, respinte o affidate alla libera scelta dei singoli allievi

In elementari e medie pioggia di diffide ai direttori didattici



La disobbedienza si scatena nel capoluogo ligure, ma dicono che sia un "virus" destinato a diffondersi in tutta Italia. E tanto per non tradire la fama di Genova città di partenza, contro il sistema di valutazione introdotto dal ministro Letizia Moratti diverse scuole hanno preso già posizione, rifiutando le schede stampate e spedite a tutti i direttori scolastici ed ai presidi.

Alla elementare Maria Mazzini di Castelletto, così come all´Embriaco di via Fieschi, ma anche alle medie Garaventa e Baliano, alla Daneo del Centro Storico, come alla "Borsi" e al circolo didattico di Quezzi, sono arrivate le prime diffide, scritte dai genitori: proibiscono ai capi di istituto ed agli insegnanti di sottoporre i figli alle prove di valutazione, meglio conosciute come test Invalsi, acronimo che sta per Istituto Nazionale di Valutazione Sistema Scolastico.

Il decreto di istituzione era stato approvato lo scorso ottobre, diventando obbligatorio dopo 3 anni di sperimentazione nelle scuole elementari e medie, mentre rimane facoltativo nelle superiori. Nella scuola primaria i direttori scolastici ed i presidi sono tenuti a far svolgere i test in seconda e in quarta elementare; anche in prima media; nelle scuole secondarie i collegi dei docenti scelgono se adottarli o meno.
Il Ministro all´Istruzione aveva presentato le prove come metodi scientifici, attraverso i quali stabilire i livelli d´apprendimento degli studenti e le metodologie utilizzate dai docenti, per migliorarli nella qualità. Di fatto, le schede serviranno al Miur per valutare scuole e insegnanti - questi ultimi sono chiamati "somministratori" dei test -, destinando fondi di incentivazione per le strutture meglio classificate. Il Coordinamento dei Genitori per la Difesa del Tempo Pieno, formatosi a Genova e in tutta la Penisola quando fu emanato il Decreto-Moratti, considera scellerato questo sistema "che interviene su aspetti fondamentali, sulle norme generali dell´istruzione, annulla il principio dell´autonomia spettante a ciascuna scuola". «A prescindere che si possa essere d´accordo o meno sull´adozione di questo sistema - dice Emanuela Massa, presidente del consiglio dell´Istituto Comprensivo del Centro Storico - denunciamo l´assenza di democrazia, con cui vengono prese le decisioni, la vergognosa pratica di mettere i bambini al centro di scelte che, invece, andrebbero prese soltanto dai genitori e dalla scuola». I test, peraltro, non sono anonimi.
Le prove in un primo tempo dovevano essere completate entro l´8 aprile, termine slittato al 16. Comunque, all´Embriaco, dove i test sono stati compilati mercoledì, sono arrivate 63 diffide. «Tuttavia - sottolinea Massa - il direttore Giambattista Garbato ha ordinato agli insegnanti di farli espletare. Anche ai bambini i cui genitori avevano diffidato». Ma alcuni maestri, dopo aver distribuito i test, hanno lasciato ai bambini la libertà di compilarli o lasciarli in bianco. Comportamento diverso alla "Mazzini": Mario Tallone, il direttore, ha recepito le diffide, riunendo i bambini in una classe durante le prove. In altre scuole, come la "Richeri" di Albaro, le famiglie non sono state informate in tempo.

Scuola che vai, metodo che trovi. Se alla media Centuriore di Sestri in tanti hanno rifiutato il sistema di valutazione, a Voltri il consiglio del circolo didattico si è limitato a scrivere una lettera alla direzione. «Abbiamo ritenuto dirompente diffidare il direttore e gli insegnanti - spiega Stefania Camilloni, presidente di circolo - ma vogliamo essere informati sullo svolgimento dei test». Tra le scuole superiori, al tecnico Majorana di Molassana le prove sono state rinviate. Respinte, invece, all´alberghiero Bergese, dove ieri gli studenti e gli insegnanti hanno attuato un´occupazione simbolica e un "corteo funebre" nelle strade di Sestri Ponente, per protestare contro la riforma che penalizza gli istituti tecnici e professionali.


Repubblica - Genova - 15 Aprile 2005

 da Repubblica    - 16-04-2005
Genitori e prof occupano contro la riforma Moratti

La clamorosa protesta con i ragazzi all'Istituto professionale Jean Piaget di Cinecittà. Un'iniziativa analoga a Milano

Tutti insieme sui tetti con gli striscioni
"Siamo qui per impedire che il ministro affossi la scuola pubblica"

Gli studenti dell'istituto professionale di Cinecittà Jean Piaget guardano sorpresi il tetto della scuola.
Non credono ai loro occhi mentre fissano il gruppo di adulti che srotola striscioni e bandiere multicolori lungo la facciata dell'istituto: Fermiamo la Moratti, Riforma Moratti bocciata! E ancora Scuola occupata, scuola liberata.
Sì, perché la grande novità è che ieri pomeriggio ad occupare sono stati i grandi: genitori ed insegnanti del Coordinamento anti-Moratti del Municipio, che si sono uniti alle decine di scuole milanesi che l'altro ieri hanno indetto uno stato di mobilitazione in difesa della scuola pubblica.
L'obbiettivo comune da Milano a Roma è lo stesso: l'abrogazione della riforma Moratti di scuola e università.
Una cosa che non si era mai vista prima, ma ci voleva proprio! - commenta così l'iniziativa Guendalina Flamini, 17 anni, rappresentante d'istituto di un liceo di Cinecittà - A volte ci sentiamo un po' snobbati in famiglia per le nostre rivendicazioni. Finalmente hanno capito che bisogna lottare tutti insieme per un problema così serio. Con lei c'è la mamma, accorsa insieme ad un centinaio tra genitori e insegnanti di varie scuole del municipio. Sembrano tutti ringiovaniti di vent´anni: c'è chi ha in mano scotch e le bombolette spray, chi lo zaino con il sacco a pelo per la notte e tutti si danno da fare.
Un momento di tensione quando arrivano i carabinieri della caserma di Cinecittà che si stempera con una battuta del maresciallo: I vostri figli sono più pratici di voi con le occupazioni. Niente paura, ci serve solo sapere quali sono i motivi e i promotori di quest'azione.
Sono tutti molto attenti a non dare l'impressione di essere mossi da nostalgie sessantottine.
Andrea Ventura, insegnate e genitore insieme, ci tiene a far capire che non si tratta di un revival di rivoluzionari invecchiati, ma di una battaglia concreta: Io avrei preferito di gran lunga trascorrere qualche ora a giocare con le mie figlie di 6 e 8 anni. Sono qui per la necessità di impedire una riforma che affossa la scuola pubblica. Per esempio mia figlia frequenta una di quelle scuole, per fortuna sono solo il 20 % per il momento, che ha già recepito i decreti attuativi della riforma. Il risultato è che lei è finita in una classe che io definisco "spezzatino": 9 bambini hanno un orario di 40 ore, altri 3 di 27 ore e gli ultimi 7 di 30 ore, per una programmazione scolastica che diventa impossibile.
Ma questa è solo una delle molte critiche del Coordinamento al progetto Moratti. C'è molto altro, e lo sciorinano con decisione: abolizione del tempo pieno, tagli dei lavoratori dell'università e dell'organico dei docenti di sostegno, aumento del numero degli alunni per classe, un organizzazione degli studi discriminante tra ricchi e poveri e più in generale la cancellazione del valore legale dei titoli di studio.
Così genitori e insegnanti nel Municipio hanno deciso di dare vita ad una tre giorni di mostre, assemblee, work-shop, dibattiti e spettacoli.
Questa mattina è in programma un concerto e l'assemblea degli studenti, poi nel pomeriggio ci sarà un'assemblea cittadina dei i coordinamenti delle scuole romane di tutti i municipi, nel tentativo di estendere il più possibile la protesta. Infine domani mattina a piazza S. G. Bosco si terrà una manifestazione per le strade del quartiere con spettacoli e balli per informare sui danni della legge Moratti.

 da Liberazione    - 17-04-2005
Ondata di occupazioni di licei contro le riforme Moratti. Dopo MIlano, dove ieri in mille hanno denuniciato lo sfruttamento degli stagisti in due alberghi, è la volta di Roma. Da Napoli 20mila cartoline per il sostegno

Scuola, ora sono le superiori a guidare la protesta


Un'assemblea degli studenti, per tutta la mattina, ha avviato ieri l'occupazione del "Jean Piaget", un istituto professionale di Cinecittà. Ma non sono solo gli studenti, ad aver preso possesso della scuola. L'occupazione, infatti, è stata promossa dal Coordinamento genitori-insegnanti del Municipio Roma X e si collega alla ondata più ampia di protesta contro le leggi Moratti. Nel pomeriggio, un'altra assemblea, più ricca di contenuti ha ragionato anche con i ricercatori e gli studenti universitari sulla portata delle controriforme che vengono da lontano e investono tutto il settore della formazione. Stamattina i gruppi rock del quartiere si uniranno alla protesta e, nel pomeriggio, si terrà un incontro con gli ex deportati del Quadraro (il rastrellamento nazista del ཨ) e il comitato per la difesa della Costituzione. Ancora delle problematiche scolastiche si parlerà nel pomeriggio con tutti i comitati romani che confluiranno al Piaget. Domani, alle 10, è dalla scuola occupata che partirà il corteo nell'anniversario del rastrellamento di 61 anni fa. «Perché la scuola pubblica è anche memoria collettiva», dice la maestra Claudia Pitaccio.

Entra nel vivo la campagna nazionale per l'abrogazione delle leggi Moratti, ultima delle quali quella sul "diritto-dovere" all'istruzione (formula ambigua che prelude all'abolizione dell'obbligo scolastico) e sull'"alternanza scuola-lavoro" grazie alla quale le aziende potranno attingere manodopera gratis dagli studenti-stagisti. Era il tassello che mancava alla liquidazione del sistema pubblico dopo l'abolizione del tempo pieno e la controriforma dell'Università privatizzata. Esperienze di lotta come quella di Cinecittà rivendicano invece la valorizzazione del sapere critico, la collegialità degli insegnanti e una scuola che non discrimini.

Da giovedì, il "popolo della scuola pubblica" è in azione anche a Milano dove ieri più di mille studenti di 40 scuole hanno protestato, contro gli stage formativi introdotti nelle scuole superiori dalla "riforma", di fronte al teatro Piccolo in zona Lanza e bloccando con un'irruzione pacifica due grandi alberghi in foro Bonaparte e piazza Duomo: «Gli stage - spiega una di loro, Giulia dei collettivi - sono una forma di sfruttamento. Sono obbligatori, non retribuiti e soprattutto sottraggono gli studenti alle normali lezioni«.

Da Napoli, ventimila cartoline saranno spedite alla ministra Moratti per sottolinare il diritto alle ore di sostegno dei bambini disabili. Lunedì prossimo il coordinamento genitori "Tutti a scuola" ha organizzato una manifestazione in piazza Trieste e Trento, per denunciare «le coseguenze derivate dai tagli finanziari nella scuola pubblica». Alla manifestazione saranno anche presenti i genitori che hanno vinto il ricorso contro il taglio delle ore. "Chilometri di giustizia": è questo il titolo dato all'iniziativa per via delle ordinanze dei giudici legate insieme come panni stesi a formare un lungo filo di solidarietà.

Intanto oggi a Milano (liceo "Vittorio Veneto", ingresso Piazza Zavattari, MM Lotto) si riuniranno in assemblea i promotori dell'appello a Ciampi, sottoscritto da 11mila tra genitori, insegnanti, cittadini, e quasi 700 Comuni italiani. Si tratta di un'iniziativa promossa dal Manifesto dei 500. «La questione della scuola è una questione costituzionale e il Presidente (secondo il dettato dell'articolo 87) deve intervenire: da quest'anno programmi diversi si applicano da regione a regione, da scuola a scuola, da alunno ad alunno. La "riforma" Moratti sopprime i diplomi, regionalizza i Professionali e abroga gli Istituti Tecnici. I nuovi piani di studio dei licei comprimono in due anni l'intera letteratura italiana. Foscolo, Manzoni, Leopardi e tutti gli autori del ‘900 saranno confinati alla fine del quarto anno. Vuol dire aprire la strada al regionalismo, al particolarismo, alla messa in concorrenza delle regioni nella ricerca del più basso costo del lavoro possibile», dice Lorenzo Varaldo, coordinatore del "Manifesto dei 500".

Checchino Antonini