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Armi leggere, guerre pesanti
rete Lilliput - 12-04-2005
FACCIAMO IL PROCESSO ALLA FIERA EXA!

Ogni minuto nel mondo muore una vittima per il fuoco da armi leggere, che vede l'Italia essere il secondo produttore. La sola provincia di Brescia (137 imprese) esporta il 31,9% del totale italiano di armi e munizioni. Col resto della Lombardia si arriva quasi al 40% dell'export nazionale. Tra le ultime commesse che sono state raggiunte dalla capofila Beretta c'è la fornitura d'armi alla polizia irachena.

Dal 16 al 20 aprile si terrà EXA, rassegna di armi leggere, terza al mondo per ampiezza espositiva che si presenta come una vetrina dove gli appassionati del settore possono ammirare armi sportive e dell'outdoor. L'apparenza inganna? Purtroppo tra gli stand di EXA si trovano esposte anche armi da difesa personale e articoli antisommossa in dotazione alle forze dell'ordine di tutto il mondo, tutte armi che sono state vendute illegalmente e impiegate nei conflitti. Secondo gli studi dell'ONU, tra il 1990 e il 2000 le sole armi leggere hanno provocato nel mondo più di 5 milioni di morti – la metà dei quali bambini- e 2,5 milioni di disabili gravi. Lo stesso Kofi Annan, segretario generale dell'ONU, ha dichiarato che 'Le armi leggere sono armi di distruzione di massa'


Ecco perchè Exa non può rimanere una questione della sola Lombardia ma diventa un appuntamento nazionale a cui partecipare per continuare a chiedere un processo di riconversione a partire dal rilancio della proposta di Legge della Regione Lombardia che è stata approvata nel 1994 che istituisce un'Agenzia per la riconversione dell'industria bellica. (www.disarmolombardia.org ).

Grazie all'impegno locale di molte organizzazioni e cittadini riuniti nel coordimento Disarmiamo Exa, tra cui varie associazioni legate alla Rete di Lilliput, a Brescia si terrà in P.zza della Loggia nei giorni 15-16-17 aprile 2005 la fiera della Pace EXPA, una rassegna in cui verranno esposte le proposte su interventi nonviolenti, consumo responsabile, finanza etica, uso delle risorse energetiche, rapporto con l'ambiente.

Per approfondimenti: http://www.retelilliput.it/index.php?module=ContentExpress&func=display&ceid=44&meid
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 Grazia Perrone    - 12-04-2005
Segnalo la recensione al libro "Armi d'Italia" di Riccardo Bagnato e Benedetta Verrini.-


“Il made in Italy non è solo pizza, auto, scarpe e bei vestiti. È fatto anche da celebri pistole, adottate dai corpi di polizia di diversi Paesi nel mondo; da milioni di mine, ormai messe al bando ma ancora pronte ad esplodere in ogni angolo del Sudest asiatico e dei Balcani; da aerei ed elicotteri di ultima generazione. L'Italia, dal 1945 ad oggi, si è annualmente piazzata tra i primi dieci produttori di armamenti nel mondo; sono italiani i presidenti delle più importanti realtà armiere europee; un sostegno incondizionato all'industria non proviene da una sola fazione politica, ma coinvolge quasi tutto l'arco parlamentare; e, in epoca di grandi privatizzazioni, la massima parte della produzione di armamenti rimane, per il tramite di Finmeccanica, saldamente sotto il controllo dello Stato.

Intanto, il 3 giugno 2003 il Parlamento italiano ha dato il definitivo via libera alla riforma della legge 185 del 1990, una delle normative più avanzate al mondo in materia di trasparenza e controllo sul commercio di armi da guerra. La riforma è stata inseguita per oltre un decennio dalla lobby degli industriali, ansiosa di liberarsi da una gabbia che le impediva di chiudere affari con clienti ottimi ma impresentabili; ed infine, nonostante un parziale successo di una grande campagna d'opinione, i controlli si sono allentati e buona parte delle produzioni e delle vendite sono state sfilate dalla rendicontazione pubblica. Di tutto questo, e di molto altro – anche delle tante operazioni ai limiti del lecito compiute da produttori, commercianti e dalle cosiddette banche armate a sostegno di esportazioni dirette verso i luoghi più caldi del pianeta si parla in questo in questo libro; nella convinzione che non si possa comprendere la politica estera d'Italia e d'Europa, i rapporti di entrambe con gli Stati Uniti, il nostro recente coinvolgimento in missioni di guerra “umanitaria” o “preventiva” senza comprendere il delicato intreccio fra industria armiera, potere politico e potere finanziario.”