Ratificati definitivamente dal consiglio dei ministri i due decreti sul diritto-dovere all’istruzione e sull’alternanza scuola-lavoro, già approvati dalle commissioni parlamentari con il parere fortemente contrario dell’opposizione di centrosinistra. Sui due decreti si era inoltre registrato il dissenso della conferenza Stato-Regioni, espresso con il rifiuto dell’intesa. Mentre tarda a uscire il decreto sulle secondarie superiori, sul quale non c’è l’accordo nella stessa maggioranza, e che dovrebbe delineare il quadro di riferimento per ogni intervento in quest’ordine di scuola, già si definisce che non c’è più l’obbligo scolastico, sostituito da un più labile concetto di “diritto-dovere”. A 13 anni le ragazze e i ragazzi dovranno scegliere fra due percorsi diversificati e differenziati: il percorso dei licei e quello delle scuole professionali. E per di più un metodo (quello dell’alternanza scuola-lavoro) diventa un ulteriore percorso: si va a lavorare senza alcuna protezione contrattuale, e vale come se si andasse a scuola. Insomma, una scuola per chi deve continuare a studiare, percorsi subalterni per chi a “scuola non ce la fa”. La dispersione scolastica è solo occultata. E giovani con bassa istruzione e qualificazione, destinati alla fragilità di un lavoro precario, saranno purtroppo anche i primi ad essere espulsi dal mondo del lavoro.