Pseudo amante
Giuseppe Aragno - 22-03-2004

Narciso, noi pensiamo in genere, è innamorato di se stesso. Non ama quindi.
Immaginate la sventura che coglie questo pseudo amante allorché, malaccorto, volto lo sguardo oltre lo specchio in cui si vede perfetto, è preso da qualcosa che non è contenuta nell'immagine che gli rimanda lo specchio.
Narciso è una finta perfezione: lo specchio non parla, non pensa, non vive.
E' lui che lo anima, pieno solo di sé. Quella è la vita. Può essere tutto sbagliato ma ogni cosa appare giusta: Tra Narciso e lo specchio non esiste confronto.
Fuori dello specchio - e perciò fuori da Narciso - c'è il mondo, nel quale questa specie di angelo dalle ali tronche non ha saputo entrare quando lo fanno tutti gli angeli che sul dorso hanno ali più adatte a volare.

Narciso non è vanitoso, come spesso crediamo: qualcuno l'ha ferito quando è venuto al mondo e Narciso ha smesso di volare. Il mondo di Narciso è Narciso: forma e sostanza di se stesso, confine d'un mondo contenuto in uno specchio.
L'amore che è oltre lo specchio prende per mano Narciso e lo conduce nel mondo dal quale è fuggito. E' tutto nuovo, il pianeta in cui vive la forma e la sostanza che se lo portano via. C'è l'amore nei limiti del mondo - Narciso lo sente - c'è in quel mondo nel quale lo trascina irrimediabilmente il mistero che gli è apparso oltre lo specchio. Il mondo che l'ha ferito. Ma questo Narciso non lo può sapere. Ha imparato a zittire il dolore con un finto amore. Un passo, ed è fuori da se stesso.
Ora sa che c'è forma e sostanza ed intuisce che lo specchio è un inganno.
E' come precipitare in un abisso.


Narciso, che per dolore rifiutò di nascere, ora scopre per amore il dolore di stare nel mondo: quanta gioia gli dà così quell'amore, che lo libera dalla menzogna dello specchio, tanto inspiegabile dolore gli dà accettare di amare e quindi venire nuovamente al mondo. L'amore di Narciso per ciò che è fuori dallo specchio è ora vero. Egli lo sa, lo sente ed accetta un sublime calvario.
- O ti riconcili con la vita - sente Narciso che qualcuno gli va dicendo con voce che nasce dal petto suo in tumulto - o la smetti e ti uccidi.
- Non posso - mormora piangendo - ucciderei l'amore che mi porto dentro
Se il cielo non fosse una celeste menzogna verrebbero in aiuto i cavalieri dell'Apocalisse, la gloria celeste recupererebbe quel figlio suo innocente fuggito per dolore e tornato per amore. I santi che millantano credito presso la Santa Trinità ai piedi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo supplicherebbero per lui la grazia.
Nulla di tutto questo. La forza che produsse un diluvio, che spaccò il Mar Rosso da una costa all'altra, che scolpì sulle Tavole Sacre strappate al Sinai coi fulmini della tempesta le leggi date a Mosé, quella forza rimane inerte. Come inerte è l'Olimpo coi suoi numi, come fermi nel loro meditare se ne stanno gli orientali celesti pensatori e fermo il profeta di Medina.
Tutte le forze di quello che chiamiamo bene se stanno immote.
Vada Narciso per la strada che ha scelto e a nessuno sia consentito spostare gli equilibri sui quali poggia da sempre la storia del creato: Narciso è dolore, non può essere amore.
Eppure Narciso ora ama. Nessuno sa amare qualcosa oltre lo specchio più di quanto non l'ami Narciso, nessuno ne soffre come ne soffre Narciso. Nessun amore e più dolce e doloroso dell'amore di Narciso, perché in quell'amore c'è la fatica di accettare il mondo che lo ha ferito a tradimento, in un agguato così oscuro che nulla resta nella mente oltre il dolore. E' l'amore per il tradimento e per il dolore quello che accetta di portare sulle spalle quest'innocente violato, l'amore per una Croce pesante come quella che a Cristo guadagna un posto accanto al padre ed a lui, gigante Cireneo, promette solo la Via Crucis.
Non moltiplica i pani - non ne ha il potere - e, tuttavia, dalle sue lacrime nasce talvolta più a Cana per le nozze il vino. Narciso ha il suo deserto e un orto a Getsemani l'accoglie perché sudi sangue, egli che è uomo e tale resterà, mortale come la sua fatica, come la sua innocenza tentata all'inverso.


Egli non oppone, non può, la sua divina perfezione. Tutt'altro: è la perfezione quello che combatte, e ciò che il demonio gli offre è la perfezione. "Vade retro", può opporre. Ma quando e se lo dice, parla a se stesso, demone che dentro gli alberga. Sicché più fiera è la lotta, più difficile il rifiuto, più dolorosa la ferita. "Vade retro!": lo urla con coraggio nel deserto, tra le orribili tarantole e la sabbia inafferrabile.
"Vade retro!". Coraggio, certo. Perché può scegliere Narciso, tra non amare e vivere a lungo, come a tutte le madri racconta un Tiresia, o amare attraversare la vita accettando di morire quando comanda l'amore. Perché può scegliere Narciso. "Vade Retro!", tra non Senz'altra speranza che quella di uccidere se stesso. Per amare. Per amore.
-E dimmi Tiresia, tu che sai tutto: il male è dentro Narciso e il suo specchio o è nel mondo che accetta di guardare oltre lo specchio. E non mentire, Tiresia. Tu non conosci ciò che soffre in lui e sai che non quasi mai un padre. E quando l'ha si chiama Erode. Che cerca, Tiresia, dillo, che cerca Narciso dentro si sé?

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