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Non mi baciate" era il mio bavaglino preferito per via di quel divieto saggissimo che tentava di emanciparmi dalle salivazioni all´aglio e dagli aliti fumosi di nazionali semplici di certi parenti pronti ad effusioni esorbitanti. Sono certo di ricordare che non riuscivo a capire gli adulti che non riuscivano a capire me e il mio desiderio di essere considerato una persona completa, vera, uguale alle altre. Una persona piccola di età, ma completa di tutto, compresa la voglia di essere rispettato e lasciato in pace con il mio compito durissimo di crescere e di capire il mondo. Una faticaccia, come tutti sanno. Nel mio caso, ancora in corso. Guardo con curiosità e rispetto i bambini a cui non mi riesce di rivolgere le consuete e abituali attenzioni vezzeggiative fatte di ninnoli lessicali, di vocine, di suoni onomatopeici. Sono piccoli, mica cretini. Sono convinto che i bambini siano persone serie che si annoiano moltissimo degli atteggiamenti degli adulti che li trattano come bestioline deficienti. Questa è solo una riflessione particolare a margine di una valutazione generale catastrofica che andrebbe fatta dell´atteggiamento sociale verso l´infanzia nel tempo modernissimo ed emancipato in cui viviamo.
Basterebbe considerare la diffusa e rassegnata accettazione della recinzione dell´infanzia nel grande circo del consumismo: i bambini consumatori, ebbene, si, sono la peggiore invenzione del mercato. Consumatori e spendaccioni, alacri istigatori dei genitori o di che ne fa le veci, veci indulgentissime, all´acquisto, all´avido shopping nell´immenso supermercato dei consumi inutili attivati da spinte insistenti al raggiungimento di stili di vita che esistono solo nella testa dei pubblicitari al soldo di un´industria senza cuore. Naturalmente la partecipazione dei bambini alle pubblicità dirette ed indirette passa, impunita e dilagante, a svolgere il ruolo irresistibile di pressione degli acquirenti muniti di portafoglio tracimante. È indecente la dilagante presenza di bambini nei consigli per gli acquisti, arruolati per interpretare il ruolo consolatorio di mediatori dello spendere e, soprattutto, spandere con l´arma definitiva dell´innocenza e la malleveria della loro naturale bellezza. Questi piccoli garanti della bontà implicita dell´atto di comprare e dell´obbligo di consumare, sono solo la rappresentanza sparuta, ma agguerrita, di un esercito di bambini acquirenti dediti all´autolesionismo di perseguire l´obesità fisica, morale e mentale.
Non mi capacito anche del fatto che questo sfruttamento dell´infanzia discende da una vecchia e consolidata abitudine dei demagoghi di usare i bambini come garanti subliminali della loro soperchieria intrisa di paternalismo: è noto che i dittatori hanno sempre prediletto farsi rappresentare circondati di infanti adoranti latori di fiori e abbracci devoti trattati come ambasciatori dell´affetto popolare e della gratitudine delle masse per essere eterodirette dal padre padrone di turno. Di Stalin, Hitler e Mussolini si conservano fotografie e filmati ripugnanti. L´ultimo, in ordine di tempo, è stato Saddam Hussein, carezzevole e nonnesco. Il duce arrivò ad affiliare alla lupa di Roma, ignara e notoriamente ritrosa, il vasto italico asilo infantile del regime: i Figli della Lupa destinati alla improbabile marzialità degli Italiani e, con decreto d´autorità, stabilì che i bimbi d´Italia si dovessero chiamare tutti Balilla e non più, modestamente Mario o Ciccio o Peppino o Pierino. Nessuno aveva avvertito Mussolini che quel Balilla lì altro non era che la storpiatura del poco eroico Baciccia operata da qualche scherano austriacante sulle carte dell´anagrafe genovese.
Mi dicono e, peraltro, vado constatando che nelle campagne elettorali odierne si tenti la stessa strada dell´infanzia sponsorizzatrice. Ebbene lo trovo ripugnante. È vero che i bimbi non votano, ma i loro babbi e le loro mamme si, ma è anche vero che andrebbero tenuti alla larga da problemi che dovranno doverosamente affrontare per i fatti loro al momento debito. Auguro ai candidati che usano questi sistemi di perdere le elezioni e di far la fine che nella teodicea implacabile e ristoratrice del Vangelo si prevede per i seminatori di scandalo nell´infanzia: che s´attacchino una macina di mulino al collo e si buttino in mare. È vero che il Signore Gesù raccomandò di lasciare che i pargoli andassero da Lui, ma non era candidato in alcuna campagna elettorale né vendeva merendine.
Michele Mirabella