Il libro bianco di Legambiente su quattro anni di gestione Moratti
Addio Istituto Parini. Addio all’Edmondo De Amiciis. Addio alla Italo Calvino. Chiuse. Sbarrate per sempre. Settecentosessantotto tra elementari e medie non esistono più. Cancellate. E’ uno dei numeri che immediatamente saltano agli occhi esaminando i fatti del’ultimo triennio. C’è il calo delle nascite, si dirà. Macché. Dall’anno accademico 2001/2002 a quello in corso oggi c’è un rapporto inversamente proporzionale tra gli iscritti (in progressivo aumento) e le scuole (in costante calo). Solo nell’ultimo anno i discenti della scuola dell’obbligo sono stati 6.188 in più, ma sorprendentemente sono state soppresse 491 classi e 11.490 cattedre. Ma ancor prima a essere stato pesantemente sforbiciato è il personale ATA. Nel giro di quattro anni tagliati 5.799 collaboratori scolastici e 3.352 tra assistenti tecnici e amministrativi. I conti economici non sono da meno. Se la finanziaria 2002 inaugura la politica della diminuzione delle spese per l’offerta formativa (POF), quella del 2004 è una scure: meno 9,47% rispetto all’anno precedente e meno 21,30% di finanziamenti rispetto all’esercizio finanziario 2001.
E’ una scuola a perdere quella fotografata dal libro bianco di Legambiente “Scuola pubblica 2005: liquidazione di fine stagione”. E’, questo, il terzo dossier dell’associazione ambientalista che, con cifre e commenti, vuole documentare i tagli avvenuti negli ultimi tre anni ai danni della scuola pubblica, determinati dagli interventi operati dal governo sia attraverso le finanziarie, sia attraverso lo strumento dell’articolazione delle voci di spesa (circolari, direttive…).
“Il quadro, anno dopo anno, - spiega Vittorio Cogliati Dezza, responsabile nazionale di Legambiente scuola e formazione - è sempre più preoccupante: crescono i tagli di struttura (istituzioni scolastiche, organico docenti e personale ATA) mentre calano gli investimenti in settori nevralgici come l’arricchimento dell’offerta formativa o la scuola solidale. Vengono negate le risorse per chiudere i contratti, per questo domani, a soli quattro mesi dall'ultimo sciopero, la scuola italiana è costretta a chiudere i battenti e a scendere in piazza. Il paradosso più grottesco è questo: la stessa riforma Moratti non trova i finanziamenti per poter camminare. È evidente quale sia la considerazione per l'istruzione che ha questo governo”.
Ma andiamo a vedere qual è il dettaglio del libro bianco di Legambiente. Il primo punto riguarda la chiusura delle scuole: in quattro anni il 9,21% delle scuole dell’obbligo è stato soppresso. La regione più penalizzata risulta essere il Friuli Venezia Giulia (-18,6%) seguita da Liguria (-17,08%), Veneto (-15,97%), Lombardia (-14,33%), Piemonte (-12,13%), Abruzzo (-12,44%), Emilia Romagna (-11,77%). Le altre regioni si attestano al di sotto del 10%. Nello stesso arco di tempo un aumento di 67.716 alunni porta a sopprimere 1.206 classi e 25.936 cattedre.
La scuola per l’infanzia è l’unica a mantenere il segno positivo (+30.087 alunni, +739 classi, +525 posti). Ma l’aumento non è indolore: nonostante le nuove classi e i posti aggiuntivi il numero di alunni per classe lievita (da 23,15 dell’anno scolastico 2001/02 a 23,46 dell’anno in corso) come pure il rapporto docente/alunni (da 11,96 a 12,26). Per mantenere costanti tali rapporti ci sarebbero volute 561 classi e 2.049 posti in più.
Se è vero che in questi anni si assiste a una riduzione degli alunni della scuola primaria (-9.701) e secondaria di 1° grado (-10.028), la riduzione delle classi e delle cattedre (rispettivamente di -4.017 e -8.050) fa comunque aumentare il rapporto alunni/classe con un aumento, nella scuola primaria, di 0,22 e nella scuola media di 0,30. Aumenta continuamente, in ogni ordine di scuola, il rapporto docenti/alunni: un aumento medio di 0,51, che vuol che aumentano le classi con 30 alunni.
La più pesantemente colpita risulta essere la scuola superiore che, a fronte di un aumento nell’ultimo anno di 13.245 alunni e di 716 classi, perde 9.325 cattedre. Negli anni da noi presi in considerazione lascia sul campo 17.271 posti pari al 66,59% di tutte le cattedre tagliate, 1.871 classi, pur con un aumento di 57.934 studenti.
La stangata, come già detto, è arrivata anche alla qualità del corpo docente, sempre più precario: 33.493 docenti con contratto a tempo determinato fino al 31 agosto 2005, 66.124 con incarico sino al termine delle lezioni, dato “mitigato” dall’immissione in ruolo di 12.500 docenti concessi dal Ministro Tremonti alla collega Moratti, assunti all’inizio del corrente anno scolastico. Ma il decreto presidenziale del 19 novembre 2003 non è una regalia del governo, dà alla scuola quanto le è dovuto, anzi meno! Infatti l’atto di programmazione delle assunzioni a tempo indeterminato adottato dal Ministro della Pubblica Istruzione in data 16. 11. 2000 con nota D/3374 prevedeva 40.000 assunzioni per l’anno scolastico 2000/01, 35.000 per l’anno scolastico 2001/02 (totale 65.000 assunzioni effettuate poi dal Ministro Moratti all’inizio del suo incarico) e 21.000 assunzioni per l’anno 2002/03 (mai effettuate).
Analogamente al personale docente anche il personale non docente diventa sempre più precario. Nell’anno scolastico 2001/02, su 169.208 collaboratori scolastici 122.718 (pari al 72,52%) erano assunti a tempo indeterminato, 46.490 (27,48%) a tempo determinato. Nell’anno scolastico 2003/04 il numero dei collaboratori di ruolo è sceso a 112.296 (68,72%) a fronte di 51.114 (31,28%) non di ruolo. E tra gli assistenti tecnici e amministrativi è di ruolo solo il 75% circa (lo scorso anno 60.204 su 79.522, il 75,70%).
Da due anni poi non arrivano alle scuole finanziamenti per le nuove tecnologie, l’informatica, una delle tre “i” della campagna elettorale berlusconiana: il primo anno di gestione Moratti aveva portato un taglio del 30,07% ai finanziamenti per le nuove tecnologie. Che dire ora che per il secondo anno consecutivo questa voce è del tutto scomparsa dai finanziamenti ministeriali.
Analoga sorte per l'inglese, penalizzato nella finanziaria 2005 che dispone che “l’insegnamento della lingua straniera nella scuola primaria è impartito dai docenti delle classi”, cancellati così i 14.200 docenti specializzati nell'insegnamento della lingua straniera, possiamo immaginare con quale vantaggio per l'apprendimento dei ragazzi, in compenso nei prossimi due anni scolastici ci saranno 234 milioni di euro risparmiati, secondo il Ministro Siniscalco. Che dire poi dell’insegnamento delle lingue straniere nella scuola media: nel triennio gli alunni perdono 281 ore, il 33,3% delle ore impartite nella scuola pre-Moratti.
L’handicap continua a perdere progressivamente risorse economiche. Sparito da tre anni il finanziamento per i sussidi didattici e tecnologici, per i GLIP, i Gruppi di Lavoro Interistituzionali Provinciali, ridotti ulteriormente i fondi erogati per l’applicazione della L. 440/97 per l’arricchimento dell’offerta formativa (-22,40% in tre anni).
Complessivamente i finanziamenti persi sono il 46,05%. Tenendo conto anche del progressivo aumento degli alunni portatori di handicap, l’investimento pro capite si riduce sempre più: da 127,50 euro per alunno dell’E.F. 2001 a 58,13 dell’E.F. 2004 (-119,33%).
Rimane il problema dello stato di salute degli edifici scolastici. La scadenza imposta agli Enti Locali dalla L. 265/99 sulla messa a norma di tutti gli edifici scolastici non è stata rispettata.
Eppure l’indagine compiuta dal MIUR nel 2002 sullo stato di applicazione della L. 626/94 denunciava che ancora il 57,1% delle scuole non era in possesso del certificato di agibilità statica e di agibilità igienico-sanitaria, il 73,2% non aveva il certificato di prevenzione incendi, il 37% mancava di scale di sicurezza e il 20,6% di porte antipanico. E dall’indagine di Legambiente “Ecosistema scuola 2005” emerge che non sembrano arrivati a soluzione neppure i problemi che riguardano la sicurezza ambientale. E’ infatti molto alto il numero di edifici che si trovano in zona sismica (33,71%), in prossimità di fonti di inquinamento quale aree industriali (9,74%), antenne radiotelevisive (13,39%), strutture militari, discariche, elettrodotti, distributori di benzina…
E’ difficile, in questo contesto di stretta economica a cui si aggiunge la progressiva riduzione nel trasferimento di risorse agli Enti Locali, responsabili in materia di edilizia scolastica, pensare che la proroga alla L. 626/94 (per la messa a norma degli edifici) di 18 mesi possa far fronte ad una situazione così drammatica senza che il governo adotti un piano straordinario di interventi finanziari. Per il 2005 sono stati stanziati per interventi di edilizia scolastica solo 10 milioni di euro nella Legge finanziaria.
“Il dossier che presentiamo, - precisa il presidente nazionale di Legambiente, Roberto Della Seta - pur parlando di cifre e non di riforma, in realtà descrive nei dettagli un processo di cambiamento strisciante, uno smantellamento progressivo della scuola pubblica. Quattro finanziarie approvate dal governo che hanno pesantemente inciso sulla scuola apportandovi modifiche organizzative, hanno segnato la qualità del sistema, hanno attuato punto per punto i contenuti dello scambio epistolare Moratti – Tremonti del luglio 2001, il cui obiettivo dichiarato era il risparmio economico, funzionale a determinare l’arretramento dello stato sociale, della scuola come istituzione pubblica, per aprire sempre più ampi spazi ad un servizio scolastico a domanda, a percorsi di istruzione del tutto individuali e privati. E in parallelo una riforma della scuola che, portata avanti caparbiamente, a colpi di maggioranza, da tre anni sta creando negli insegnanti, nei genitori, nella società civile, incertezza, tensione, rabbia”.
E' POSSIBILE RICHIEDERE COPIA COMPLETA DEL DOSSIER
L’Ufficio stampa
06.86268355-79-99