Un Intercity monopolizzato dalla Cgil. E i giapponesi finiscono in corridoio il viaggio
ROMA - C'è un cielo di festa sopra la stazione Principe, a salutare i viaggiatori della notte diretti a Roma. I fuochi d'artificio illuminano così sia il supertraghetto «Superba» che i genovesi carichi di bandiere e zaini. Non sarà la festa che si preparava, questo sabato luminoso che si annuncia in una notte limpida, ma c'è tanta voglia di stare insieme, di ritrovarsi da amici, per uno scopo comune. Non importa se le generazioni sono diverse, se c'è la pensionata emozionata perché è la prima volta che in una manifestazione che si annuncia così grande e un gruppetto di quindicenni, anche loro al battesimo della piazza. Ma cosa ne sapete di articolo 18, voi? «Ne abbiamo discusso in un seminario, in uno dei gruppi che abbiamo fatto durante l'autogestione» rispondono Irene, Francesco, Michele. «E' la prima volta che vedo insieme genitori e figli in una manifestazione così - dice Nora, la mamma di Irene - è che mi sembra normale che per una cosa come questa ci si debba mobilitare tutti, a tutte le età».
Il treno straordinario è già partito, questo è l'Intercity della notte, su cui la Cgil ha prenotato tutti i posti disponibili, lasciando a giapponesi perplessi solo gli strapuntini in corridoio. Dove, appena dopo la partenza, si diffonde l'inconfondibile profumo dei ripieni casalinghi. Li hanno portati per uno spuntino notturno un gruppetto di giovani lavoratori di un'azienda alimentare della Valpolcevera. Senza dimenticare, ovviamente, una generosa dotazione di vino bianco. Sono le 2 di notte, si contano le bandiere da distribuire, ci si interroga sul corteo. Poi è il sonno a fare la sua comparsa, per quel poco e male che si può. Ma non importa. Le prime luci dell'alba coincidono con il primo squillo di cellulare: quelli dei pullman sono già arrivati a Roma e raccontano la loro notte. «Incredibile, sembrava una migrazione, un paese intero che si sposta sui pullman - racconta Giovanni, bancario - non c'era piazzola di sosta o autogrill che non fosse gremito di bus. Incredibile, davvero». Sono le 8,30, c'è chi addirittura chi è già arrivato al Circo Massimo e telefona di là e dice che è una cosa bellissima, che bisogna arrivare presto. Daniela e Claudio, giovani genitori di due bambine, camminano vicino, con l'asta delle bandiere appoggiata sulla spalla. Lavoravano entrambi in un'azienda di moda genovese, poi c'è stato il cambio di proprietà, la mobilità, i trasferimenti. Claudio ci lavora ancora, lei ha scelto di fare sindacato a tempo pieno. «Non credevo ci fossero condizioni così medievali, l'ignoranza totale dei diritti - racconta Daniele - però dove riesce ad avere un gruppo di iscritti, un delegato, le cose cambiano. E i giovani si appassionano». o, davvero».
Circo Massimo è un prato infinito, spazzato dal vento, che si riempe senza sosta. Un gruppo di dipendenti Amt si è sistemato vicino al maxischermo. «Siamo arrivati - racconta Riccardo - con due pullman Granturismo dell'azienda, e per evitare il caos abbiamo parcheggiato a Cinecittà, fuori dagli spazi collettivi. Chissà come andrà il ritorno; l'importante ora è la manifestazione. E' troppo importante, davvero, non solo per noi, ma per quelli che verranno dopo - guarda questi ragazzi qui intorno, molti di loro sono entrati perché avevano il contratto di formazione: se non diamo loro garanzie, che lavori potranno avere? Oggi secondo me la cosa più importante è questo spirito ritrovato tra colleghi giovani e meno giovani». La lotta è di tutti». Finisce «La vita è bella», un grandissimo applauso saluta le musiche di Nicola Piovani, degli interventi di chi comincia a parlare, si insiste proprio su questo: che la vita è, deve essere bella. Si sapeva, non può essere una festa, perché c'è stato un attentato, una morte ingiusta e cattiva che qualcuno voleva facesse ombra a questo sabato, a questo incontro di così tanta gente che non si può contare, anche se è un brivido l'applauso e l'urlo che accompagnano un annuncio «siamo tre milioni».