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A proposito di Kyoto
Verdi Bergamo - 03-03-2005
Da L'Eco di Bergamo la lettera di Maria Letizia Fumagalli, della Segreteria "scientifica" di Forza Italia su e le responsabilità degli ambientalisti. Di seguito la loro (nostra) risposta.

Egregio direttore,
entra in vigore il trattato di Kyoto e, come era prevedibile, l’Italia è in difficoltà e fatica a redigere un piano delle emissioni compatibile con gli obiettivi fissati dal protocollo. Per i Verdi e per gli ambientalisti nostrani sono evidenti le responsabilità
del governo e sono riconfermate le colpe di Berlusconi e della sua maggioranza.
Essi nascondono e volutamente fingono di non vedere che la situazione più agevole di Francia e Germania e di altri Paesi europei è legata alla presenza del nucleare e alla assenza di emissioni derivate dal suo utilizzo.

Ma il problema è ben noto al governo e alla maggioranza, tanto è vero che l’ipotesi di una ripresa del nucleare è stata opportunamente avanzata dal presidente del Consiglio fra le proteste e l’indignazione di quegli stessi Verdi che dicono di voler combattere le emissioni di anidride carbonica e con il loro integralismo hanno privato l’Italia della sola consistente fonte di energia pulita.

MARIA LETIZIA FUMAGALLI
segretaria Dipartimento ricerca
scientifica Forza Italia



La nostra risposta:

Egregio Direttore,

Scriviamo in risposta alla lettera della signora Fumagalli, Segretaria del dipartimento di ricerca scientifica di Forza Italia, relativamente a “Kyoto e le difficoltà dell'Italia”.Innanzitutto ci sembra che i problemi vengano alquanto confusi. Tanto per capirci, cerchiamo di scomporre il tutto attraverso un elenco delle problematiche sollevate.

1 - La sig.ra Fumagalli definisce "pulita" l'energia nucleare. Vogliamo ricordare a lei ed ai lettori de L’Eco che il nucleare, se anche non provoca emissioni dirette nell'atmosfera, reca con sè molti altri problemi strutturali e altissimi costi di gestione, tra cui lo stoccaggio delle scorie nucleari. Lo stoccaggio è un problema tuttora irrisolto in Italia nonostante l'attività delle nostre vecchie, e ormai dismesse, centrali nucleari sia durata pochi anni. Cosa accadrebbe con un ritorno in pieno regime di nuove centrali? Dove stoccheremmo il materiale radioattivo? Ricordiamo che l’unico sito individuato in Italia per tale operazione , Scanzano Ionico, era sì una miniera di Salgemma, ma in zona turistica, sismica e a poche centinaia di metri dal mare. Su scala internazionale, invece, le scorie cominciano ad essere convogliate nelle zone più depresse della Russia, le quali accolgono le scorie radioattive europee in cambio di pochi denari. A questo punto riteniamo opportuno, oltre il problema tecnologico, sollevare anche un problema etico, ossia: la nostra società può accettare, moralmente, di scaricare i rifiuti del proprio modello di sviluppo su altri, sfruttando esclusivamente la loro emergenza alimentare o lo scarso peso politico?

Al di là poi del grado di pericolosità del nucleare stesso, sia noto che la cessazione della radioattività delle scorie ha un tempo superiore a quella che è stata finora l'esistenza della civiltà umana. Non dimentichiamoci che la terra su cui ci troviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli, ma forse questo è un tema che alla “segreteria scientifica di forza italia” interessa poco.

Riesce ad esempio la sig.ra Fumagalli ad individuare una forma di comunicazione in grado di segnalare ai posteri (non tra cinquant'anni ma tra alcune centinaia e migliaia di anni) la presenza di scorie radioattive nella cava scelta nei giorni nostri?

2 – Il protocollo di Kyoto, nelle sue evoluzioni, specifica tra le sue direttive la “non proliferazione di centrali nucleari”. Qualora non bastasse, lo stesso Ministro dell'Ambiente Altero Matteoli (noto fanatico ambientalista) ha confermato tale accordo, raggiunto lo scorso anno a Marrakech dai paesi aderenti al Trattato, escludendo il nucleare tra le fonti utilizzabili per la diminuzione dei gas serra.

3 – E’ utile ricordare inoltre che la produzione energetica non è la prima causa di produzione dei “gas serra”. Le prime fonti inquinanti di questo tipo sono unanimemente state individuate innanzitutto nella motorizzazione a combustibili fossili (gasolio e benzina), in certi tipi di produzione industriale, oltre che, chiaramente, nella deforestazione di aree boschive e nella indiscriminata cementificazione delle aree agricole.

4 - La Germania, citata arditamente ad esempio dalla sig.ra Fumagalli, attraverso il vice cancelliere e ministro degli esteri Joshka Fischer ha programmato l'uscita dal nucleare a favore delle fonti di energia rinnovabili e di una intelligente politica orientata sul risparmio energetico. Nessun altro paese occidentale democratico (neppure gli USA) ha più costruito, da molti anni, una sola centrale nucleare. Gli unici paesi che invece promuovono uno sviluppo di questo tipo sono invece quelli come Korea e Iran, dagli stessi USA definiti come gli “stati canaglia”, i quali puntano, secondo gli stessi USA, alla costituzione di solidi arsenali nucleari. Ricordiamoci infatti che la produzione energetica e le armi dati dal nucleare fanno parte di un’economia di scala che si autoalimenta, fornendo l’una le risorse per l’altra. Questo è infatti una delle implicazioni della produzione di "scorie".

5 - Se errore ci fu nella scelta dell'Italia non fu l'aver votato l'uscita dal nucleare con un referendum popolare, ma anzi, il fatto di non aver sviluppato le energie alternative, né aver finanziato alcuna ricerca seria in merito. L'Austria, tanto per capirci, nazione la cui popolazione è inferiore a quella della Lombardia, ha un milione di tetti solari sulle abitazioni, e l'Austria, come sappiamo, non è certo noto come “il paese del sole”. Tralasciamo infatti i numeri di Spagna e Grecia, che sono riuscite a portare il solare sia termico che fotovoltaico, anche là dove non è arrivato il metano.

6 – Per raggiungere i traguardi di Kyoto, i sottoscrittori stessi del trattato si sono dotati di uno strumento di controllo detto delle “quote d’inquinamento” a disposizione di ogni nazione. Queste quote potranno essere risparmiate (inquinando meno) e rivendute a quei paesi che non saranno riusciti a raggiungere gli obbiettivi di riduzione dell'inquinamento prefissati. Ora, mentre alcuni paesi possessori di risorse petrolifere quali il Regno Unito, si sono prefissati autonomamente obiettivi di riduzione delle emissioni, l'Italia, per voce del Ministro Marzano ha segnalato ai propri industriali la “libertà di inquinare” ancora di più. Il Ministro Marzano (FI) ha però tralasciato di comunicare che le "quote d’inquinamento” acquistabili dai paesi “virtuosi” ossia quelli che avranno inquinato meno, si rifletteranno di nuovo in imposte che, oltre alla salute, saranno comunque i contribuenti a dover pagare. Ci chiediamo tra l’altro come questo possa collimare con la tanto auspicata “riduzione delle tasse” del governo Berlusconi. Sia ben noto infatti che se i nostri industriali cogliessero alla lettera questo “invito ad inquinare” ci ritroveremmo sulle spalle un'imprevista imposizione fiscale della mole di un'intera finanziaria, oltre che un ulteriore accumulo di ritardo nello sviluppo di tecnologie ad alta efficienza energetica, le quali, come è noto, aiutano le imprese a risparmiare e di conseguenza a svilupparsi.

A questo punto ringraziamo la signora Fumagalli per averci dato modo di ilustrare ai lettori de L’Eco di Bergamo alcuni punti nodali del protocollo di Kyoto e delle ragioni di uscita dal nucleare che i cittadini, democraticamente, stabilirono.


Luca Gibellini, Segretario Sinistra Giovanile e Sinistra Ecologista
Davide Paolillo, Presidente Legambiente Bergamo
Marcello Saponaro, Coordinatore provinciale Verdi di Bergamo



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