breve di cronaca
Storace arruola Giuseppe Mazzini (paga la Regione)
Liberazione - 28-02-2005
La regione Lazio ha deciso di dare il suo contributo al bicentenario di Giuseppe Mazzini. Lo ha fatto con un certo anticipo, senza aspettare giugno (la data di nascita di Mazzini è il 22 giugno) per svariati motivi, tra i quali, probabilmente, una valutazione attenta del fatto che le elezioni regionali si svolgono in aprile e dunque il tempo stringe... La Regione Lazio ha fatto preparare una breve biografia di Mazzini, a fumetti, e l'ha stampata in carta patinata grossa, lussuosa edizione, migliaia di copie, e poi l'ha fatta distribuire nelle scuole. Il tono e lo spessore storico della biografia sembrano adatti alle prime due o tre classi delle elementari, ma il libretto è stato distribuito nei licei. A pagina tre di questo piccolo libro, prima di entrare nel merito della vita di Mazzini, c'è una breve presentazione firmata dal presidente della Regione Francesco Storace, dirigente di Alleanza nazionale. Scrive testualmente Storace: "La nostra regione, istituendo il 9 febbraio come giornata celebrativa dei valori nazionali, ha idealmente abbinato il ricordo della promulgazione della Repubblica Romana del 1949, che vide Mazzini protagonista con Garibaldi, Pisacane, Mameli e altri eroi, alla data del 10 febbraio, che ci rammenta le foibe e l'esodo degli italiani dalla Venezia Giulia, dall'Istria, dalla Dalmazia per sottrarsi al genocidio di Tito e all'oppressione comunista. Anche a questo proposito (delle Foibe, ndr) Giuseppe Mazzini, nei "pensieri sulla democrazia in Europa", pubblicati nel 1847 persino un po' prima che uscisse il manifesto dei comunisti, anticipò tutti ammonendo: "Tirannide. Essa vive nelle radici del comunismo... l'uomo, nell'ordinamento dei comunisti, diventa una cifra.... Diresti una esistenza di convento monastico senza la fede religiosa: il servaggio dell'evo medio senza speranza di riscatto". Intuizione profetica, che ebbe esodo e foibe tra le conferme, su cui la Storia è chiamata a riflettere. E a inchinarsi".

Non c'è niente di inventato in questa citazione. Nessuna forzatura: abbiamo semplicemente trascritto fedelmente il testo di Storace. Chi era Mazzini? Un carbonaro, un sovversivo, un antimonarchico, un repubblicano, un amico di Michail Bakunin (il fondatore dell'anarchismo), un intellettuale che discusse con Carlo Marx e che partecipò alla creazione dell' internazionale socialista, un europeista convinto, un anticolonialista, antischiavista, antinazionalista?

No, tutte queste sono frasi fatte, tesi preconfezionate dagli scrittori dei libri di storia. La verità - spiega Storace - è che Mazzini era fondamentalmente un anticomunista - un po' come Berlusconi - che dedicò la sua vita a tre valori (cito ancora dalla presentazione di Storace): "Dio, Patria, Famiglia". E se avesse avuto il tempo sarebbe stato probabilmente anche fascista (e infatti chiamò la sua organizzazione "Giovine Italia", proprio come i fascisti, negli anni sessanta, chiamarono l'organizzazione giovanile del Msi di Almirante). E' bene che gli studenti del Lazio sappiano queste cose - avrà giustamente pensato Storace - e la smettano di credere alla propaganda dei libri scolastici. E' bene che sappiano anche che l'Europa, alla fine degli anni quaranta, fu sconvolta dall'espandersi di un feroce e possente fenomeno di totalitarismo, il titoismo jugoslavo, che per fortuna fu in qualche modo arginato dalla Repubblica di Salò e dalle armate tedesche. Solo gli intellettuali di sinistra possono continuare stancamente a parlare di quegli anni come del periodo del fascismo e del nazismo, che furono episodi assolutamente marginali e oggi vengono usati in modo strumentale per la propaganda contro la destra.

Il libricino di Storace è compostro da una settantina di pagine a colori. La narrazione è molto semplice, essenziale. Per esempio le "cinque giornate di Milano" sono raccontate in tre tavole. Nella prima tavola si vedono degli omini distesi per terra, con macchie di sangue sulla giubba e fucili abbandonati vicino a loro, poi c'è un cannone dal quale esce una luce gialla, presidiato da un soldato presumibilmente austriaco, con la faccia cattiva. Il fumetto è molto succinto. Dice così: "booom". Nella seconda tavola tre insorti urlanti, dietro una barricata, fronteggiano quattro soldati a cavallo, austriaci. Il fiumetto dice: "pum". Nella terza tavola si vedono delle case con le finestre aperte e dalle finestre aperte escono fiamme rosse e gialle. Gruppi di soldati austriaci sciamannati fuggono. Il fumetto - non più onomatopeico - dice: "ritirata!!! ". Commenti? Ci limitiamo ad osservare che che in passato sono state realizzate ricostruzioni storiche di quella rivolta più complesse e articolate.

Ora tre domande facili. Prima: cosa può pensare un ragazzo di liceo di fronte a un fumetto che gli racconta la storia in questo modo? Seconda: cosa dirà il professore che dovrà esaminare il ragazzo di liceo, se questo, interrogato sulle "cinque giornate", risponderà candidamente: "Bum e pum"? E come se la caverà se il ragazzo, rimproverato per la sua sfacciataggine, si giustificherà ricordando al professore che la sua risposta è ispirata dal presidente della Regione Lazio? Terza domanda: è legittimo - è legale - che il candidato alle elezioni regionali prepari un costosissimo pezzo di propaganda elettorale, facendo pagare il conto alla Regione, cioè finanziandosi con soldi pubblici? Magari quest'ultima domanda è un po' pesante, impertinente: però è inevitabile.

Piero Sansonetti
(sabato 26 febbraio)



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 gp    - 02-03-2005
Poichè sono fermamente convinta che l'incultura (non solo "storaciana") attualmente in auge si "combatte" con la, rigorosa, ricerca storica e con lo studio, approfondito, del contesto socio-economico del periodo (o del personaggio) in esame alle tue domande - caro Sansonetti -, risponderei con un'esortazione.

Ovvero inviterei i/le ragazzi/e (ma , anche, i/le colleghi/e) a leggere un "vecchio" libro di Nello Rosselli vittima di una "operazione speciale" avallata dal generale Mario Roatta in perfetta complicità con il numero due del regime fascista Galeazzo Ciano. [1] Numero due - sia detto per inciso - che non muoveva foglia senza il placet del Capo.

Il libro consigliato è: Mazzini e Bakunin - dieci anni di movimento operaio in Italia - 1860-1872 Einaudi Editore, Torino, 1967.

A partire da questo testo ormai datato - è del 1926 - è possibile abbozzare - in un percorso storiografico affascinante e inedito - la trama dello sviluppo delle prime società operaie in Italia, esaminare le condizioni di vita e di lavoro che sfociarono nelle prime lotte di classe (l'espressione è del Mazzini) dei lavoratori italiani. Scopriremo quali furono le ripercussioni che si ebbero - in Italia - in seguito alla repressione, nel sangue, della Comune di Parigi. Come e quali sviluppi ebbe, in Italia, la sezione della Prima Internazionale e quale fu il ruolo di Mazzini in polemica con Bakunin (e Marx) ... e tante altre cose ancora.

Il "liberculo" di Storace lo ignorerei per ... manifesta assenza di documentazione storiografica



[1] Nel 1937 Carlo e Nello Rosselli furono assassinati sulla strada che conduceva a Bagnoles-sur-l'Orne, una località della Normandia, da sicari fascisti provenienti dall'Italia.