19 marzo: manifestazione europea a Bruxelles
Redazione - 26-02-2005
CONTRO LA GUERRA E IL LIBERISMO
PER UNA EUROPA SOCIALE DI PACE

VIA LE TRUPPE DALL'IRAQ
VIA LA BOLKESTEIN DALL'EUROPA
DIRITTI SOCIALI E DEL LAVORO PER TUTTI E TUTTE



Il 19 marzo a Bruxelles sarà una grande giornata di lotta, in occasione del secondo anniversario della guerra all'Iraq e alla vigilia del vertice europeo sulle politiche sociali.

Nel primo pomeriggio, da tre piazze della città si muoveranno tre cortei:
uno dei sindacati della Ces, uno delle organizzazioni giovanili, uno dei movimenti sociali europei.

I tre cortei confluiranno sullo stesso percorso, per terminare insieme.

Nella assemblea europea di Atene che si svolge in questo fine settimana, verranno messi a punto i dettagli politici e organizzativi di questa importante convergenza -nel rispetto delle diversità dei diversi soggetti e delle loro piattaforme.

Il punto di distinzione più significativo riguarda la questione della guerra - che è assente per ora dalla piattaforma della Ces. Anche per sottolineare l'importanza di questo aspetto - oltre che la condivisione di una esperienza
comune - diversi sindacati europei e italiani parteciperanno anche allo spezzone dei movimenti sociali.

E' una manifestazione molto importante. Si inizia a costruire uno spazio sociale europeo di partecipazione e di lotta sociale, di cui c'è un grande bisogno.

(Arci Bergamo)


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L'importanza della direttiva Bolkestein è ormai sotto gli occhi di tutti. Grazie all'impegno di sensibilizzazione e diffusione capillare dell'informazione da parte del movimento e delle organizzazioni sindacali in merito a questo provvedimento del Commissario Europeo per il Mercato Interno, la Tassazione e l'Unione Doganale, si sta sempre più allargando il fronte di coloro che esprimono parere negativo.
E'a nostro avviso importantissimo il segnale che viene dalla Gad europea, che, in un documento unitario sottoscritto da Ds, Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista, Margherita e Verdi, esprime contrarietà alla direttiva in discussione.

Anche per questo cresce il significato della manifestazione del 19 marzo a Bruxelles, quando tante e tanti da tutti i paesi europei andranno a manifestare per il ritiro della direttiva che, insieme alla proposta di modifica, da parte della Commissione Europea, della Direttiva sull'orario di lavoro, potrebbe essere il colpo di grazia a quel che resta del "modello sociale europeo" già agonizzante dopo le politiche di privatizzazione di questi anni e la messa in discussione dei diritti sociali e del lavoro.

La Direttiva per la cui formulazione sono state consultate 10mila imprese, ma nessuna organizzazione sindacale e della società civile, rappresenta un pericoloso attacco allo stato sociale e ai diritti del lavoro.

L'opposizione alla Bolkestein è l'opposizione ad un'idea tutta sbagliata di costruzione dell'Europa.

In commissione si stanno esaminando tutta una serie di restrizioni al campo di azione di questa direttiva, ma si avverte invece la forte volontà di preservare il così discusso "principio del Paese d'origine" che incita legalmente lo spostamento delle sedi delle Società verso i Paesi a più debole protezione sociale, ambientale e del lavoro, destrutturando definitivamente i diritti sociali e contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori nell'Unione Europea e in un assurdo meccanismo di competizione interna al ribasso che in realtà accompagna il declino economico e sociale dell'Europa. E' questo un principio che vorrebbe aggiungere ulteriori elementi di flessibilizzazione e di caos e che non va, invece, verso una auspicabile armonizzazione delle regole come elemento di qualità.

Noi ci battiamo per il ritiro della direttiva e siamo contro a qualsiasi manovra tentata in Commissione volta a modificare solo la facciata lasciando indenne l'elemento più duro: quello relativo alla clausola del Paese di origine.

Ma novità vera che dimostra che la situazione è cambiata (vedi anche recente presa di posizione francese) è che la Bolkestein può essere sconfitta e che, al contrario, si possono affermare questioni poste dal movimento quali la globalizzazione delle regole e del diritto, una nuova idea di Beni Comuni e di Altraeconomia e un nuovo ruolo del pubblico. Anche al Forum Mondiale di Porto Alegre si è visto come battaglie forti e partecipate (come quella in Uruguay o quella in Bolivia) si sono dimostrate alla fine vincenti.

Per tutti questi motivi l'appuntamento del 19 marzo lanciato dal Fse a Londra acquista un'importanza strategica. E il movimento tutto sarà presente con forza e determinazione. E' il segno di un cambiamento necessario e possibile delle politiche liberiste. Così come, più avanti, dovranno essere sostenute le iniziative previste dal 10 al 16 aprile 2005, all'interno della "Settimana di Azione Globale" indetta dal Fsm di Mumbay, contro il Gats e le privatizzazioni, per i beni comuni e i diritti sociali. Si dovrà impedire che si realizzi un vero e proprio "dumping" sociale verso le legislazioni dei paesi a più alta protezione sociale e del lavoro, e che non siano ridotti, in nome della competitività, i propri standard di garanzie.


(Patrizia Sentinelli su Liberazione)


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Crescono le perplessità e le mobilitazioni contro la bozza di direttiva europea sulla liberalizzazione dei servizi, attualmente al vaglio di più commissioni del Parlamento Europeo e che dovrebbe essere discussa in aula entro giugno.

Il sindacato europeo ha convocato una manifestazione a Bruxelles il prossimo 19 marzo, cui parteciperà anche la FLC CGIL, per ribadire la propria opposizione ad ogni forma di mercificazione e privatizzazione di servizi d’interesse generale, come l’educazione. La CGIL chiede la non applicazione della direttiva ai servizi pubblici di interesse generale (ad es. educazione, sanità) o d’interesse economico generale (ad es. poste, energia); la rimozione del principio del paese d’origine e del distacco dei lavoratori, che consentirebbero forme di dumping sociale e di lesione dei diritti dei lavoratori, oltre che dare adito ad un nuovo modello economico e sociale europeo basato sulla differenziazione invece che sull’armonizzazione.

Per tenersi aggiornati sulle iniziative in atto contro la direttiva Bolkestein si può consultare il sito: http://www.cgil.it/org.settoripub/bolkstein/indice.html


(Valore Scuola)



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 Frg    - 03-03-2005
Da Attac Italia riceviamo e pubblichiamo

Attac sta organizzando la partenza di pullmann per consentire la partecipazione dall'Italia alla manifestazione del 19 marzo a Bruxelles contro la guerra e per il ritiro della direttiva Bolkestein, che inasprisce la normativa sul copyright ed attacca i diritti del lavoro.

Le partenze saranno nel pomeriggio del 18 da Roma e alla sera da Milano.


Il rientro è previsto per il 20 mattina a Milano e nel primo pomeriggio a Roma.
Il costo previsto è di 50 euro.
Per maggiori informazioni inviare una mail al seguente indirizzo


Bolkestein o Frankestein?

DALL' UE UNA DIRETTIVA CONTRO LO STATO SOCIALE E I DIRITTI DEL LAVORO


Si chiama Bolkestein - dal nome del Commissario Europeo per la Concorrenza e il Mercato Interno dell' uscente commissione Prodi - la Direttiva con cui l'UE si appresta a dare il colpo di grazia a quel che resta del "modello sociale europeo", già agonizzante dopo le privatizzazioni che si sono succedute e la continua messa in discussione dei diritti sociali e del lavoro.

La proposta di Direttiva - approvata all'unanimità della Commissione Europea nello scorso 13 gennaio - è entrata in dirittura d'arrivo : il prossimo 11 novembre si terrà l'udienza al Parlamento Europeo della Commissione per la Concorrenza e il Mercato Interno; a fine novembre sarà sottoposta al vaglio del Consiglio dei Ministri Europei; da lì inizierà l'iter procedurale per giungere, probabilmente a marzo 2005, al voto finale del Parlamento Europeo.

La Direttiva Bolkestein -elaborata dopo la consultazione di ben 10.000 aziende europee e nessun sindacato e/o organizzazione della società civile- è uno degli obiettivi di mobilitazione contenuti nell'appello dei movimenti sociali uscito dal Forum Sociale Europeo di Londra, in cui si è proposto il lancio di una campagna continentale per il ritiro completo e immediato della stessa.

Proviamo a capire perchè.

Come il Gats

Pomposamente annunciata come un provvedimento teso a "diminuire la burocrazia e ridurre i vincoli alla competitività nei servizi per il mercato interno", la Direttiva Bolkestein (IP/04/37) si prefigge di imporre ai 25 Stati membri dell'Unione le regole della concorrenza commerciale, senza alcun limite, in tutte le attività di servizio"; dove, per servizio si intende (art. 4) "ogni attività economica che si occupa della fornitura di una prestazione oggetto di contropartita economica". E' evidente la similitudine con i principi e le procedure già stabilite in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) con l' Accordo generale sul Commercio dei Servizi (Gats). Similitudine che è esplicitata direttamente a pag. 16, laddove si dice come " i negoziati Gats sottolineano la necessità per l'UE di stabilire rapidamente un vero mercato interno dei servizi per assicurare la competitività delle imprese europee e rafforzare la sua posizione negoziale". Ed ecco svelato l'arcano: l'Europa deve privatizzare i servizi sul mercato interno per poter pretendere, da una posizione di forza all'interno dei negoziati Gats, la privatizzazione dei servizi nel resto del mondo. Ovvero, siamo all'Europa che, lungi dal proteggere le popolazioni dalla globalizzazione neoliberista, si candida ad assumerne la guida.

Peggio del Gats

Ma la Direttiva Bolkestein va ancora oltre. Innanzitutto perchè - al contrario del Gats - non prevede alcuna possibilità di restrizioni nazionali all'accordo. Configurandosi come una direttiva "orizzontale" e non nominando alcun settore in particolare, si applica dovunque sia possibile l'apertura di un mercato, intendendo l'esistenza di un mercato "ogni settore di attività economica in cui un servizio può essere fornito da un privato". In secondo luogo perchè gli ostacoli "burocratici" alla competitività, che si prefigge di eliminare, sono in larga parte le disposizioni prese dai poteri pubblici per la migliore prestazione del servizio in termini di garanzie sociali ed ambientali, di tutela dell'accesso universale, di trasparenza delle procedure, di qualità del servizio, di diritti del lavoro, di contenimento delle tariffe.

In pratica, si rimette radicalmente in discussione il potere discrezionale delle autorità locali; poco importa che queste ultime siano elette e controllate democraticamente dai cittadini, a differenza dei membri della Commissione Europea!

Il principio del paese d'origine

Ma il cuore della Direttiva Bolkestein - e la sua eccezionale gravità - risiede nell'art. 16 relativo al principio del paese d'origine. Con questo principio, l' UE rinuncia definitivamente alla pratica dell'armonizzazione" fra le normative dei singoli Stati, pratica che era finora assurta ad elemento quasi fondativo dell'Unione stessa.

Secondo il nuovo principio, un fornitore di servizi è sottoposto esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa, e non a quella del paese dove fornisce il servizio. Per dirla in parole semplici quanto apparentemente incredibili : un' impresa polacca che distacchi lavoratori polacchi in Francia o in Belgio, non dovrà più chiedere l'autorizzazione alle autorità francesi o belghe se ha già ottenuto l'autorizzazione delle autorità polacche, e a quei lavoratori si applicherà solo la legislazione polacca.

E' evidente, in questo principio, la novità introdotta dall'allargamento dell'UE agli ex-paesi dell'Est: poiché entrano nell' UE paesi le cui legislazioni fiscali, sociali e ambientali in questi quindici anni di "transizione" sono divenute quelle proprie dello "Stato minimo", si abbandona l'armonizzazione e si prepara un processo di vero e proprio dumping sociale. Siamo di fronte ad un incitamento legale a spostare le imprese verso i Paesi a più debole protezione sociale e del lavoro, e, una volta approvata definitivamente la Direttiva, a pressioni fortissime sui Paesi i cui standard sociali e di lavoro sono storicamente molto più avanzati.

Colpo di grazia allo stato sociale e ai diritti del lavoro

Senza volersi addentrare in ulteriori, ma significativi, dettagli - come, ad esempio, il fatto che il controllo sulle condizioni di lavoro dei lavoratori distaccati in un altro paese è affidata agli ispettori del paese d'origine! - appaiono chiarissimi i segni che la Direttiva Bolkestein è destinata a lasciare:
a) apertura alla concorrenza e alla privatizzazione di quasi tutte le attività di servizio, dalle attività logistiche di qualunque impresa produttiva ai servizi pubblici come istruzione e sanità;
b) deregolamentazione totale dell'erogazione dei servizi con drastica riduzione, se non annullamento, delle possibilità d'intervento degli enti locali e delle organizzazioni sindacali;
c) destrutturazione e smantellamento del mercato del lavoro attraverso la precarizzazione e il dumping sociale all'interno dell' Unione Europea

Necessaria una mobilitazione di massa

Se questo è il quadro, stupisce come la risposta da parte di partiti, sindacati e movimenti abbia tardato ad arrivare. A partire dall'informazione, ancor oggi patrimonio di poche e volenterose organizzazioni, ma priva della diffusione di massa che una Direttiva così grave meriterebbe.

Al Forum Sociale Europeo di Londra, la rete europea di Attac ha costruito due seminari ed un workshop che hanno visto la partecipazione di componenti importanti dei sindacati e dei movimenti : dalle marce europee alla Federazione Europea dei Trasporti, dall'insieme dei sindacati nordici (svedesi e belgi in prima fila) al Sud-PTT francese, da Oxfam Solidarity alla Cgil - Funzione Pubblica. Ma tutto ciò continua ad essere largamente insufficiente rispetto alla portata dell'attacco ai diritti, prevista dalla direttiva Bolkenstein. Senza una forte mobilitazione dei sindacati nazionali ed europei, dei movimenti sociali continentali, delle forze politiche nei Parlamenti nazionali ed Europeo, la partita del modello sociale europeo rischia di essere definitivamente persa. Per questo e da subito, occorre che nei luoghi di lavoro, nei territori e nelle sedi istituzionali si costruiscano percorsi di sensibilizzazione e di mobilitazione che, a partire dalla prossima scadenza dell' 11 novembre al Parlamento Europeo, giungano nel marzo 2005 a Bruxelles con una grandissima manifestazione per l'Europa sociale e per il ritiro "senza se e senza ma" della famigerata Direttiva Bolkestein. Un'altra Europa è possibile, ma a condizione che ciascuno si assuma la sua parte nel difficile compito di costruirla.


MARCO BERSANI