breve di cronaca
Il reclutamento dei docenti
Tuttoscuola - 26-02-2005
Tutto in mano alle Università?...


Il Miur ha inviato nei giorni scorsi lo schema di decreto legislativo per la formazione e il reclutamento dei docenti per l’approvazione in prima lettura da parte del Consiglio dei Ministri.
Il testo ha perfezionato la precedente bozza, confermando in particolare il nuovo impianto per il reclutamento dei docenti: una materia, quella del reclutamento che, ad una prima lettura dell’art. 5 della legge 53/2003, non sembrava palesemente oggetto di delega.
Sul reclutamento lo schema di decreto si diffonde ampiamente, prevedendo anche l’abrogazione di tutti gli articoli del Testo unico che fino ad oggi hanno regolato gli esami di concorso.
In sintesi il nuovo percorso per il reclutamento dei docenti per via concorsuale (resta parallelamente quella delle graduatorie permanenti sul 50% dei posti) seguirebbe queste fasi:
- quantificazione del fabbisogno annuale di posti di insegnante nella scuola statale (stimati dal Miur in 18 mila unità all’anno, metà da mettere a concorso);
- corrispondente numero programmato di posti ai corsi di laurea magistrale maggiorato del 10%;
- selezione per l’ammissione ai corsi di laurea mediante superamento di specifiche prove selettive con valutazione comparata dei candidati da parte di commissioni nominate dalle Università;
- frequenza dei corsi di laurea con partecipazione ad attività di tirocinio con valutazione finale;
- superamento finale di un esame di Stato abilitante costituito da apposite prove con valore concorsuale davanti ad apposita commissione nominata dall’Università;
- assegnazione alle scuole dei neo-laureati secondo posizione di graduatoria con stipula di contratto di inserimento formativo al lavoro da parte del dirigente scolastico;
- assunzione con contratto a tempo indeterminato dopo un anno di applicazione, previo parere favorevole del comitato di valutazione dell’istituzione scolastica.

...o alle scuole?


Novità in Commissione istruzione alla Camera: la maggioranza ha modificato il testo del disegno di legge sulla stato giuridico degli insegnanti, al termine della fase di audizioni e di confronti che in questi mesi avevano accompagnato l’iter contrastato della proposta.
La Commissione ha varato un testo unificato, ed entro la fine di febbraio la maggioranza conta di chiudere l'iter e di licenziare il testo per l'Aula. Sembra una risposta alle indiscrezioni che vogliono la maggioranza di centrodestra intenzionata a ritirare il testo.
In attesa di poter approfondire il nuovo testo, si possono fare alcune considerazioni sulle modifiche introdotte nel testo unificato predisposto dal relatore.
Innanzitutto si nota uno sforzo (abile ma probabilmente vano) per tentare di ammorbidire la dura opposizione sindacale di fronte ai testi inizialmente presentati. Diversi passaggi sembrano essere ispirati a questa nuova strategia, come, ad esempio, l’art. 3 al comma 3 che recita "La contrattazione collettiva definisce il trattamento economico differenziato da attribuire a ciascuna delle articolazioni di cui al comma 1 e le modalità per il passaggio ai livelli superiori, nonché le modalità per la valutazione delle prestazioni di ogni docente ai fini della progressione economica e di carriera".

Un secondo elemento problematico, foriero di possibili contrasti politici e istituzionali, è quello dell’esplicita previsione di assegnare la competenza per il reclutamento dei docenti direttamente alle singole istituzioni scolastiche: "... i docenti siano assunti con contratto a tempo indeterminato a seguito di procedure concorsuali per soli titoli, indette dalle singole istituzioni scolastiche... ed espletate da un’apposita commissione giudicatrice presieduta dal dirigente dell’istituzione, che provvede alla nomina dei vincitori del concorso".
Una previsione che, oltre a non essere gradita ai sindacati degli insegnanti, è in netto contrasto con lo schema di decreto legislativo sulla formazione e il reclutamento dei docenti presentato in questi giorni dal Miur al Consiglio dei Ministri, che all’art. 5 riconosce all’ufficio scolastico regionale la competenza all’assegnazione alle scuole, "nell’ordine delle graduatorie e tenendo conto delle preferenze espresse dagli aspiranti stessi". Insomma, Ministro e Parlamento viaggiano su strade diverse...



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