Pierangelo - 03-02-2005 |
da Liberazione del 3.2.2005 Le Foibe e il linguaggio inconscio "È colpa dei pensieri associativi / se non riesco a stare adesso qui", diceva Battiato in una canzone degli anni Ottanta. In un altro contesto, Jacques Lacan, una manciata di decenni prima, formulò l'assunto: "L'inconscio è il linguaggio". Sia Battiato che Lacan (in modo diverso) sono quindi consapevoli che un pensiero tira l'altro, e in questo movimento di associazioni mentali (di pensieri, di parole, di lettere) noi ci cadiamo dentro, più agìti che non soggetti veri e propri. La questione delle Foibe è un modello ineccepibile di questo processo. L'associazione Foibe uguale male si infila a fianco di quella Foibe uguale regime di Tito, subito prima di Tito uguale comunismo esattamente nel momento in cui si crea la proposizione comunismo uguale male ed a questo punto il campo è libero, ciascuno continua come vuole, sono create le premesse ideologiche del discorso. Purtroppo, l'oggettività di un fatto storico tragico sfugge a se stesso in questa eco che ne complica la comprensione, perché il fatto storico, nelle catene associative di cui sopra, è meno importante (per la politica televisiva italiana) del valore simbolico che assumono le sue conseguenze di parte. È una questione di linguaggio, quindi, a prevalere. Linguaggio manovrato o sottratto. Una vicenda di lapsus. Lo stesso lapsus che fa dire, a Silvio Berlusconi, commosso ad Auschwitz, mai più "nazismo e comunismo", sintetizzando forse in "nazismo" "fascismo" e "nazismo" e allargando a sinistra, per par condicio, con "comunismo". Ecco allora le Foibe non come strage ma come merce da sacrificare sull'altare delle nuove coscienze, di qualsivoglia origine. Ciascuna a modo suo. Le Foibe sono comode per la destra per avere anche loro una piccola Auschwitz italica, o di confine e insomma nostra, a testimonianza delle catene associative di cui sopra. Il nuovo pensiero forte, fortissimo di "Porta a porta" (che è il linguaggio che quotidianamente ci parla, altroché il pensiero debole di Vattimo) è così ideologicamente soddisfatto, e trionfante. Le Foibe ci sono state, i comunisti le hanno nascoste perché erano stati loro a farle, ora basta, il comunismo e il nazismo mai più. Anche se. Il linguaggio forte fortissimo di "Porta a porta", partendo da altri assiomi, sgranando altre associazioni, indugia, ad esempio, sul lato "umano" di Benito Mussolini. Anche se sarebbe ora, semplicemente, di sottrarsi a questa logica, rompere quelle associazioni e iniziare a pensare. Quello che si vuol far passare attraverso le Foibe è che se c'è stato un tentativo folle di sterminio metodico dell'intero popolo ebraico si deve anche prendere in considerazione che ci sono state, e sì, ci sono state, le foibe per cui nazismo e comunismo sono la stessa cosa. Questo delirio, assecondato anche da alcune figure del centrosinistra molto orientato verso un centro che della sinistra farebbe a meno, è mutuato dal pensiero (dal non pensiero) del regime televisivo e ne perpetua il linguaggio. Tutto ideologico. Se le ideologie sono scomparse (è la televisione, a dircelo) è perché ce ne è rimasta una sola: quella, appunto, della televisione e di chi la fa. Vendendoci la storia come un prodotto. Infilando quel prodotto all'interno di un supermercato dell'esistenza dove gli altri reparti (profitto, coscienza, nozione della vita sulla Terra) sottostanno alle leggi del telecomando. Ciò a cui assistiamo è una sorta di mente bicamerale, partorita senza corpo dalla televisione e quindi da chi oggi in Italia la fa, che, divisa in due, sopravvive cercando di legittimare se stessa in un ideale di unità che non si può raggiungere perché non è vera. Perché sostiene nonsense. Non è vero che il comunismo ovunque ci sia stato ha portato sterminio e distruzione. Lo diceva, lo ha detto, ad esempio, un tal Indro Montanelli, che comunista non era, ma era ospite dell'Italia e non di Bruno Vespa. Montanelli, anticomunista, aveva avuto a che fare con comunisti italiani che erano, parole sue, "gentiluomini". Che hanno scritto la Costituzione. Che hanno fatto la storia civile d'Italia. Ma tutto questo può e deve essere detto fuori da "Porta a porta". In Italia. Quando ci va di ricordarci che siamo uno stato e non un programma televisivo. Aldo Nove |