Frg - 20-01-2005 |
Silvio "Re Sole" Berlusconi: "Dopo di me il diluvio..." New York, 19 Gennaio 2005. ''A près moi le déluge''. Dopo di me, il diluvio, disse il re di Francia Luigi XV, il figlio del grande Re Sole. Senza di me, ''miseria, terrore e morte'' dice oggi il secondo Cavaliere d’Italia (il primo Cavaliere fu colui che promise per l’Italia ''un posto al sole'', ma alla fine del suo ''ventennio'' arrivó la miseria, il terrore e la morte). La paura del futuro per lasciare tutto così com’è viene trasmessa ad ogni popolo ubbidiente dal potente, che resta comunque timoroso che i sudditi un giorno possano essere tentati dalla promesse di un altro pretendente. In Sicilia, dove il potere arrivava sempre d’importazione, prima delle elezioni del 2001 vigeva una massima del pessimismo doc: "Megghiu u tintu canusciutu ca u buonu a canusciri" (meglio la persona cattiva ma conosciuta che quella buona ancora da conoscere). Berlusconi quattro anni fa proprio in Sicilia di voti ne prese a valanga, fece il cappotto di deputati e senatori in un diluvio di ottimismo. "Italia vota il Cavaliere e arricchirai pure tu", fu il pensiero forte di quella campagna elettorale. Oggi invece sembra che Berlusconi ci tenga a far sapere a tutti gli italiani che alla promessa non credono più e magari si accontenterebbero di mantenere quello che gli è rimasto, che se alle prossime elezioni decidessero di sostituirlo al governo con dei ''comunisti'' avrebbero in cambio ''miseria, terrore e morte''. Lo slogan elettorale ridotto ad un lucubre: ''Vota per me o muori''. Chi sta dall’altra parte della trincea della democrazia italiana, dipinge l’Italia già in una situazione altrettanto tragica, da ''grande terrore''. La prossima campagna elettorale dovrebbe unire gli sforzi di tutto il centrosinistra per accanirsi ''contro un governo di persone illegali e pericolose''. Così almeno scrive Furio Colombo sull’Unità, giornale degli ex, dei post e forse dei ''futuri comunisti'', proprio lo stesso giorno delle dichiarazioni ''apocalittiche'' del "Cavaliere Re Sole''. Insomma, nell’opposizione in molti vorrebbero uno slogan speculare a quello di Berlusconi: ''O lo cacciate dal governo, o avrete miseria, terrore, morte''. C’è qualche segnale da Romano Prodi, nella sua tragicomica figura di leader di una coalizione in cerca di nome, che almeno appare meno ''apocalittico''. Dato che si parla d’Italia, direi che è veramente rivoluzionario. Così parlò il Professore: ''Etica e unità per vincere... Anche noi le tasse non le vogliamo aumentare, vogliamo ridurle il più possibile. Ma soprattutto vogliamo che le paghino tutti''. Uno slogan elettorale ''faremo pagare a tutti le tasse'', in altre parti dell’Occidente sembrerebbe banale, troppo ovvio. In Italia diventa una specie di urlo rivoluzionario, quasi un ''tutto il potere ai soviet''. E’ forse questo che teme il Cavaliere II, quando mette in guardia l’Italia dall’arrivo dei comunisti? Se proprio vuol parlare di ''terrore'' all’Italia, il Cavaliere secondo dovrebbe guardare a chi, del primo Cavaliere, continua ad averne nostalgia. C’è stato qualche giorno fa un episodio, forse marginale per qualcuno, insignificante o semplicemente stupido per qualcun altro, ma visto da qui offensivo e mortificante e che quindi avrebbe meritato, almeno per chi guarda da lontano, piú attenzione da parte di un capo di un governo che si dice sensibile agli ''spettri del terrore''. Il piú rappresentativo giocatore della Lazio, Di Canio, dopo aver segnato un gol nel derby con la Roma, ha salutato la curva dei suoi tifosi con il braccio alzato: il saluto fascista (anzi, da come era teso, direi che assomigliava piú a quello delle sfilate naziste). Solo un gesto di un imbecille, di un povero, anzi ricco ignorante? Di Canio era lo stesso giocatore che nei giorni precedenti aveva scatenato una polemica con il romanista Totti, parlando di intelligenza e cultura. Secondo le dichiarazioni riportate dalla stampa, Di Canio avrebbe detto: ''Con Totti a cena non ci andrei. Se gli parlo di Medio Oriente penserà che si tratti di una zona del campo''. Il sapere laziale che disprezza l’ignoranza romanista. Già, allora saluta così, con il braccio teso, l’Italia che sa? Ecco, il Cavaliere II, quando vuol ricordare ''miseria, terrore e morte'', invece di riferirsi allo spauracchio di un ''Romano il terribile'', farebbe meglio a scagliarsi contro quel gesto, sì da stadio, sì da ignorante, ma che deve ricordare all’Italia la miseria, il terrore e la morte. Stefano Vaccara (New York, direttore di "Oggi7") Reporter Associati |