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Quando l' Europa fu amica di Solimano
Corsera - 04-01-2005
Sergio Romano risponde a Gianni Mereghetti


Caro Mereghetti, lasci che saluti anzitutto, prima di risponderle, i lettori del Corriere. Spero che resteranno fedeli a questa rubrica. Vi sono molte buone ragioni per valutare attentamente I vantaggi e gli inconvenienti dell' ingresso della Turchia nell' Unione. Il Paese ha oggi 70 milioni di abitanti, non è stato coinvolto nel dibattito europeista del Secondo dopoguerra e sposterà i confini comunitari sino a fare dell' Unione una potenza medio-orientale. Ma non credo che la storia offra ragioni convincenti a coloro che vorrebbero tenere il Paese fuori da «casa nostra».
La Turchia è entrata in Europa per diritto di conquista e ha giocato tutte le partite della politica europea, da allora, con le stesse regole delle altre potenze. Non ha minacciato la nostra libertà religiosa più di quanto i Paesi cattolici abbiano minacciato quella dei Paesi protestanti e i Paesi protestanti quella dei Paesi cattolici. E non ha minacciato la libertà degli europei più di quanto l' abbiano minacciata la Spagna di Carlo V e Filippo II, la Francia di Luigi XIV e di Napoleone, la Germania di Guglielmo II e di Hitler. Anzi, vi sono stati momenti in cui l' Impero Ottomano venne usato dale potenze europee per meglio raggiungere i loro scopi. Nel 1526, mentre gli eserciti turchi combattevano contro quelli di Carlo V in Ungheria, Francesco I re di Francia si accordava con Solimano il Magnifico per un trattato di alleanza che venne formalmente concluso nel 1536. In quegli anni il maggiore nemico dei veneziani nel Mediterraneo fu Khair ad-Din Pascià, ammiraglio e corsaro, flagello delle coste siciliane e dell' Italia meridionale, meglio noto da noi con il nome di Barbarossa, ma nato greco a Mitilene e passato nel 1516 al servizio del bey di Tunisi. Da quel momento non vi fu guerra in cui il sultano non potesse contare sull' amicizia di qualche Stato cristiano e in cui gli Stati cristiani non potessero contare sull' amicizia di qualche bey della costa meridionale del Mediterraneo o, meglio ancora, su quella dell' Impero ottomano. Fra il 1853 e il 1856 la Francia, l' Inghilterra e il Regno di Savoia furono alleati della Turchia contro la Russia. Nel 1878 le maggiori potenze dell' Europa centro-occidentale salvarono la Turchia dall' ingordigia dell' Impero zarista. E nella Grande guerra la Turchia combatté a fianco di uno Stato cristiano, la Germania, contro un altro Stato cristiano, la Gran Bretagna, che mobilitò contro Costantinopoli le tribù musulmane del mondo arabo. L' Impero Ottomano fu spesso percepito e rappresentato come il nemico della cristianità, ma i mercanti dei due mondi continuarono a fare i loro affari senza troppo preoccuparsi delle loro rispettive fedi religiose. Sotto lo «scontro di civiltà» scorreva una vita piena di contraddizioni e di anomalie. I cannoni con cui Maometto II espugnò Costantinopoli nel 1453 e mise fine all' Impero bizantino furono costruiti da un ingegnere ungherese.
I giannizzeri con cui il sultano vinceva le sue battaglie erano cristiani convertiti. I funzionari con cui amministrava i principati di Moldavia e di Valachia erano greci ortodossi. I dragomanni di Costantinopoli erano in gran parte armeni. I commercianti e i prestadenaro erano in buona misura ebrei. La corte del sultano e i ministeri dell' Impero Ottomano pullulavano di funzionari che avevano pelle chiara, capelli biondi o castani, occhi azzurri. Come vede, caro Mereghetti, nella storia c' è di tutto. Chi è contrario (o favorevole) all' ingresso della Turchia nell' Unione farà bene a cercare altrove i suoi argomenti.

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