Dove va la scuola italiana?
Giovanna Federico - 13-03-2002
Intervento presentato durante l'incontro-dibattito con T.De Mauro, svoltosi presso l'Istituto Gramsci Siciliano.

I problemi della scuola sono tanti, alcuni vecchi, altri nuovissimi, urgenti, pericolosi.
Gli attacchi alla vita della scuola sono molteplici: dalla finanziaria che interviene, scorrettamente, ad anno scolastico iniziato sull'esame di stato, mortificando la verifica finale del lavoro svolto, alla legge, che con la
forma deprecabile della delega, non tutela gli interessi di tutti, delegando il governo ad articolare i contenuti senza passaggi parlamentari, alla modifica del titolo V della Costituzione che con l'attribuzione della podestà legislativa alle Regioni, nega l'uguaglianza delle pari opportunità formative e di cittadinanza che la Repubblica deve fornire ai cittadini,
al decreto legge sugli OOCC che snatura le funzioni degli organismi stessi sminuendo, per esempio, il cosiddetto Consiglio della scuola della sua
componente fondamentale : alunni, docenti, genitori, e che mortifica la responsabilità professionale del docente in ambito di valutazione, dichiarata nell'articolo 7, il momento in cui le modalità della valutazione devono essere indicate dal regolamento, che è deliberato dal Consiglio della scuola, nel quale la rappresentanza dei docenti è di 3 Membri su 11.
Il Consiglio della scuola entra quindi nel merito della didattica decidendo il cosa ed il come valutare.
Ma la valutazione è il fulcro della didattica, della funzione docente, delle competenze professionali dei docenti,perché la valutazione è la diagnosi di
una situazione a partire dalla quale si possono formulare e verificare ipotesi di lavoro.
Non possiamo accettare che il meccanismo della valutazione, così come verrà attuato, agisca negativamente sull'attività didattica costringendola a
ridimensionarsi , ad appiattirsi sul test.
Non possiamo accettare che la revisione del sistema educativo riduca la funzione del docente a somministratore di test e redattore di Piani dell'Offerta Formativa.


La riflessione pedagogica, didattica e disciplinare viene azzerata, tutto il lavoro di questi anni sviluppato verso il recupero dell'insuccesso scolastico da un lato e la promozione delle eccellenze dall'altro, lavoro
che è incentrato sulla relazione di effettiva comunicazione che va instaurata tra docente e studente, viene annullato dalla riforma.
Sappiamo che uno dei compiti del docente è il suscitare una propensione attiva verso il sapere, sapere che contribuisce alla costruzione dell'identità personale e che è quindi formazione ,formazione culturale che è la finalità della scuola pubblica statale e per formazione culturale intendo formazione critica, che permette di pervenire al possesso di
conoscenze che siano strumenti di interpretazione , che permette di compiere scelte libere e responsabili, scelte ideologiche attraverso un consapevole
esercizio critico della propria autonomia culturale, di stabilire rapporti costruttivi con gli altri senza omologarsi, formazione che è strumento di
emancipazione e libertà, rifiuto di una società omologata e strumentalizzata.
E per ottenere questa formazione, non sarà sufficiente un bagaglio minimo di contenuti da spendere immediatamente o il puro addestramento pratico, né
l'acritico adattamento alle richieste del mercato, la scuola non deve essere trasformata in agenzia di consumatori inconsapevoli, il livello di istruzione non può abbassarsi verso la logica del mercato.
Io credo in un apprendimento che è significativo se è attivo , se responsabilizza lo studente se è costruttivo e collaborativo se è contestualizzato, non credo in una didattica appiattita sullo stile conoscitivo imposto dal modello tecnologico caratterizzato da nozionismo e
superficialità.
Credo nella cultura della ricerca e non degli adempimenti, nella metodologia attiva, nella riflessione sui saperi condotta in questi
anni anche attraverso le sperimentazioni ,alle quali ho aderito contribuendo, nel mio piccolo, ai processi di innovazione curricolare e didattica che al Garibaldi si attuano già dal 1985, ed il lavoro dei gruppi
di ricerca didattica, le riflessioni sui modelli di insegnamento, sui linguaggi delle discipline, l'importanza del contratto didattico, delle
dinamiche di gruppo, l'analisi a priori che individua i possibili nodi concettuali per mettere a punto le possibili strategie, il ruolo dell'errore come ostacolo epistemologico o didattico da rimuovere attraverso la sua contestualizzazione, e che diventa quindi strumento conoscitivo.
Le discipline,quelle che restano, invece verranno svuotate perché il tempo scuola stretto nelle 25 ore , anzi 24 perché vi è compresa la religione, sarà dedicato per massima parte a somministrazione di test, attivazione di passerelle, orientamenti.
Verrà a mancare il coinvolgimento dell'alunno,le discipline diverranno merce da acquistare indifferentemente in qualunque scuola/azienda.
Ma, noi docenti siamo professionisti della formazione :
elaboriamo le premesse teoriche delle nostre scelte disciplinari, metodologiche, didattiche e pedagogiche ed in questo senso ci sentiamo lesi, mi sento lesa nella mia identità professionale, la legge-delega nega la concezione didattica che pone al centro dell'apprendimento lo studente, si basa su un apprendimento non collaborativo, non cooperativo.
La scuola pubblica statale ha funzione di garante della parità dei diritti di ciascuno e della collettività, e per questo una delle finalità fondamentali del sistema educativo democratico è l'unitarietà della
formazione che invece viene a mancare con l'abolizione del termine costituzionale "obbligo scolastico" e con la canalizzazione precoce nel mondo del lavoro attraverso il sistema duale.Si annulla di fatto il diritto costituzionale all'istruzione, si annulla il sistema nazionale di istruzione statale
frammentandolo e finanziando le scuole private in nome di una libertà di pochi che va contro il diritto di tutti, la scuola cioè, perde il ruolo storico di promozione sociale attraverso l'istruzione.
Queste sono le motivazioni che mi hanno portata ad esprimere il dissenso e gli alunni ne hanno fornito l'occasione il 29 Dicembre scorso giorno
dell'assemblea aperta alla società civile al Garibaldi durante l'anomala occupazione delle vacanze natalizie.
Il dissenso che va tradotto in impegno personale che si esplica nel ricercare azioni che siano in difesa della cultura, della scuola pubblica statale come sottinsieme dello stato democratico che porta in se quindi i valori stessi della democrazia.
L'impegno è nel tentativo di tentare di frenare, tentare di far cambiare direzione, esercitando la democrazia di base anche a partire dagli organismi di competenza quali i consigli di classe ed i Collegi, sostenendo un'idea forte di scuola che è quella di scuola pubblica statale che è conquista
della società, che è stata al centro di faticose conquiste sociali, bene comune democratico che è indispensabile per l'educazione alla
cittadinanza, alla scienza, alla memoria storica, perché credo che a partire dalla scuola e nella scuola si misura il grado di civiltà di una nazione.
E' per questo che ho intrapreso la strada di sorveglianza di protesta di difesa della scuola democratica intrisa di valori culturali,che può e deve
essere migliorata ed adattata alle nuove esigenze, alla nuova realtà, ma che non può essere svilita dei suoi valori costituenti.
E come hanno dichiarato gli alunni del Garibaldi nel loro documento di Dicembre:
"credo in una scuola pubblica di tutti ed aperta a tutti democratica laica non influenzata da ideologie o religioni, pluralista che garantisce la coesistenza di minoranze politiche sociali culturali etniche o religiose".
Idea di scuola che ha sempre presente gli alunni come centro attorno al quale si costruiscono tutte le relazioni e tutti i valori della cultura democratica che ha la sua sede naturale nella scuola pubblica statale.

E' su questi principi, e come dicevo prima, nel tentativo di fare cambiare direzione,e citando il prof De Mauro :"attraverso le opinioni di chi fa
esperienza nelle aule scolastiche", così come ha affermato due anni fa nella sua presentazione dell'allora piano di progressiva attuazione del riordino
dei cicli, che il 10 gennaio è nato al Garibaldi il Coordinamento Docenti, del quale mi occupo,per sostenere un tema di interesse comune che è il
futuro della scuola pubblica statale e le cui finalità sono:
· sorvegliare sul presente e futuro della scuola pubblica statale
· analizzare la revisione complessiva del sistema educativo
· attuare forme di " protesta civile" che non siano lesive per gli alunni e per la vita della scuola pubblica statale .



Il Coordinamento ha più di trecento membri che sono docenti di 10 scuole elementari , 10 istituti comprensivi, 21 medie, 45 superiori di palermo ,
provincia con presenze di scuole di AG, CT, EN, TP, SG collegati tramite e-mail;
ha il suo spazio in EDSCUOLA (dal 26/01) nella rubrica INTERLINEA;
ha Contatti con Coordinamenti di Napoli, Bari, Milano, Carpi, Bologna, Torino, Roma, Rimini, Firenze.

Tra le azioni ne cito alcune :
· Il Sondaggio sulla revisione complessiva del sistema educativo attraverso il "documento del Coordinamento" effettuato nei Consigli di Classe o nei Collegi che ha ricevuto ad oggi l'adesione di 115 CdC di 7 scuole e 285 adesioni di singoli docenti di 6 Collegi
· la Partecipazione a Roma (il 28/01/)al convegno sui curricula
· L'Adesione al documento sulla "Giornata della Memoria" (3/02)
· la Partecipazione (14/02)al convegno del CIDI
· La Manifestazione del 15/02
· La lettera aperta al presidente Ciampi per chiedere la vigilanza sull'iter legislativo e per la quale continuiamo a raccogliere adesioni e che pubblicheremo su un quotidiano nazionale (se riusciremo a raccogliere i fondi necessari)

G.Federico
InsegnanteL.Garibaldi, PA
28/02/02



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 Fabrizio Mangione    - 13-03-2002
Il gruppo di lavoro per la preparazione dell' Assemblea cittadina del Coordinamento docenti della Provincia di Palermo rende noto che, per motivi di carattere organizzativo, l'Assemblea cittadina prevista per il giorno 20 marzo 2002 nell'Aula Magna della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Palermo viene rinviata a data e luogo da destinare.
In sua vece avrà luogo, nei locali dell'Educandato "Maria Adelaide" di Palermo (Corso Calatafimi 86), alle ore 16,00, un' Assemblea del Coordinamento aperta a tutti i docenti e gli operatori della Scuola.

COORDINAMENTO DOCENTI
Provincia di Palermo

Il Coordinamento docenti della Provincia di Palermo
fronte di opposizione nato per la difesa ed il rilancio della Scuola pubblica di Stato
INVITA
tutti i docenti e gli operatori della Scuola a partecipare all’
ASSEMBLEA
che avrà luogo in data 20.3.2002 alle ore 16,00 nei locali dell’ Educandato “Maria Adelaide” di Palermo
Corso Calatafimi n° 86

O.d.G.:

·Adesione del Coordinamento al “documento di Milano”
·Presentazione dei progetti e dell’operato svolto dai gruppi di lavoro (preparazione dell’assemblea cittadina, lavori sull’ “Esame di Stato”, assemblea delle RSU, sito web del Coordinamento, altri…)

·Progetti e proposte per nuove forme di lotta
·Varie ed eventuali



 Enrico Guarnieri    - 26-03-2002
Per via indiretta vengo ora a conoscenza di una lettera a firma delle colleghe Bonaffino e Federico del liceo Garibaldi. Spero che questa mia interferenza nella corrispondenza altrui non appaia indiscreta, ma il suo contenuto riguarda direttamente anche i colleghi del coordinamento a cui non è diretta.

Le due colleghe ritengono sia arrivato il momento di esplicitare un loro dissenso rispetto al Coordinamento dei docenti e degli operatori scolastici della provincia di Palermo. Ne prendo personalmente atto con profondo dispiacere. Le due colleghe hanno avuto il non piccolo merito di essere promotrici del coordinamento stesso, presso il loro Liceo, ed al quale altri colleghi, compresi quelli appartenenti, come me, al liceo Meli, hanno subito aderito.

Sono scelte che vanno rispettate, quali ne siano le ragioni, ma che influiscono pesantemente sul lavoro comune, e gettano un'ombra sull'intelligenza politica dell'intero coordinamento, che avrebbe dovuto mantenere la propria unità di fronte all'attacco del governo alla scuola di stato. In tutte le possibili occasioni (l'incontro con De Mauro presso il Gramsci, la riunione indetta da Fiandaca e Centorrino presso la facoltà di ingegneria, sino all'ultima riunione in cui ci siamo incontrati) ho sottolineato, senza ricevere smentite, la necessità dell'unità. In nessuna occasione sono emerse le divergenze a cui le due colleghe, adesso, alludono. Ne è prova il fatto che il documento ufficiale del Coordinamento docenti della provincia di Palermo è quello originario del Garibaldi stesso, naturalmente rivisto, nel registro da una commissione, votata all'unanimità dall'intero coordinamento ed il cui lavoro è stato formalmente approvato con un emendamento della collega Federico; data la identità sostanziale dei contenuti, è un dettaglio di scarsa rilevanza che, quando è stato possibile, se ne è fatta circolare la redazione originaria (Incontro Cidi presso il Pio La Torre). Condivido, dunque, pienamente, insieme, credo, con i colleghi coi quali attualmente collaboro, gli obiettivi che le due firmatarie ribadiscono nella loro lettera.

Comprendo il "rammarico" che le due colleghe esprimono, per il fatto di non avere esplicitato il loro dissenso nella ultima riunione comune (tenutasi qualche giorno addietro presso il liceo artistico, e sulle cui modalità di indizione e conduzione non insisterò, se non per auspicare di conoscere, le critiche che, in quella sede, sono state rivolte ai colleghi dai quali ora si separano - non presenti perché alla ricerca disperata di un parcheggio, critiche di cui sembra di riconoscere qualche confusa traccia anche nella lettera).

Nessuno ha mai rimproverato alle due colleghe un comportamento "altezzoso", semmai ci si rammarica che la assenza di strumenti di effettivo coordinamento abbia causato una serie di disguidi, certamente gravi, quali, per fare solo qualche esempio: la troppo parziale rappresentatività della delegazione fattasi ricevere dal funzionario regionale a conclusione della manifestazione pubblica del 15 febbraio (cinque su sei di un'unica scuola), errore politicamente grave di cui le colleghe sembrano non essersi rese conto; la mancata informazione all'assemblea della intenzione della collega Federico di intervenire all'incontro al Gramsci in rappresentanza dell'intero coordinamento, pur dopo che dell'iniziativa, altra collega aveva dato informazione all'assemblea; errore che ha causato qualche disguido che ha forse influito non positivamente sulla efficacia dell'intervento stesso. Infine un comunicato alla pagina locale di Repubblica in cui la collega Bonaffino, dando informazioni imprecise sul ruolo del sottoscritto nel progetto di una assemblea cittadina, annunciava la decisione improvvisa ed unilaterale di mutare il nome del coordinamento.

So bene che il passaggio dalla logica, dall'attività, dal "carisma" della promozione a quella del coordinamento di una costellazione di realtà che debbano mantenere la propria autonomia, é sempre difficile. Ma non c'è coordinazione se non esiste un centro di interscambio che coordini e realizzi le decisioni collettive. Se questo manca ci si avvita su se stessi ed al lavoro si sostituiscono discussioni interne, che ci sono già costate troppo, fra l'altro proprio con gli studenti, nostri necessari compagni di lotta.

Buon lavoro, dunque, care colleghe. Data la identità delle idee e delle intenzioni, gli sforzi di tutti finiranno, comunque, con il convergere verso un obiettivo comune.

Certo, tutti dovremo stare molto attenti a non fare ancora figure sciocche. Evidentemente la Moratti il diritto di sorridere ce l'ha.

Enrico Guarneri del Coordinamento docenti della provincia di Palermo

20 marzo 2002