Obiettori di coscienza o ...
Reporter Associati - 16-12-2004
Usa, parlano i disertori: perché non siamo voluti andare in Iraq


"Mi era stato detto durante l'addestramento che se mi fosse stato dato un ordine illegale o immorale era mio dovere disobbedire. E sentivo dentro di me che invadere ed occupare l'Iraq era una cosa illegale ed immorale". (Sergente Jeremy Hinzman )

Il Pentagono afferma che più di 5.500 soldati hanno disertato sin dall'inizio della guerra in Iraq. La trasmissione "60 Minutes" della CBS, durante la puntata di mercoledì scorso ha intervistato diversi di questi disertori che hanno lasciato l'esercito o i marines, piuttosto di andare in Iraq. E come la generazione di disertori venuta prima di loro, si tratta di quasi tutti disertori rifugiatisi in Canada.

Cosa hanno da dire questi uomi, a loro difesa, per aver violato gli ordini ed il giuramento militare?

Tutti loro hanno riferito al corrispondente della CBS, Scott Pelley, che è stata la loro coscienza, non la codardia, a renderli dei disertori. "Ero un guerriero. Lo sapete? Lo sono sempre stato. E' sempre stata la mia strada - sentivo dentro di me la responsabilità di difendere coloro che non potevano difendersi da soli", afferma il soldato semplice Dan Felushko, 24 anni.

Era dovere di Felushko imbarcarsi con i Marines per andare in Kuwait nel gennaio 2003, in preparazione per l'invasione dell'Iraq. Invece, è scappato via da Camp Pendleton, in California, e si è rifugiato in Canada. "Non volevo che le parole 'Morto deluso in Iraq' fossero scritte sulla mia tomba", afferma Felushko. "Se ci fossi andato, per quanto mi riguarda e visto quello in cui credo, mi sarei sentito nel torto. E poichè vedevo questa azione militare come sbagliata, se io fossi morto o avessi ucciso qualcuno lì, sarebbe stato ancora peggio".

Ha quindi riferito a Pelley che non erano certo i combattimenti che lo impaurivano. Difatti, afferma di aver iniziato l'addestramento di base solo qualche settimana dopo che al Qaeda aveva attaccato New York e Washington e che era pronto ad andare in Afghanistan già lo stesso 11 settembre. Ma Felushko dice anche di non vedere alcun legame tra gli attacchi sul suolo americano e Saddam Hussein.

"Si tratta di questo principalmente. E' mio diritto scegliere tra quello che ritengo essere giusto e quello che penso essere sbagliato?" si chiede Felushko. "E nessuno può impedirmi di fare questa scelta tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato". Ma Felushko aveva firmato un contratto per far parte dei Marines. "E' un contratto con il diavolo, se lo vedete da questa angolazione", afferma.

Come si sente stando qui a Toronto mentre altri Marines stanno morendo a Fallujah, Najaf e Ramadi? "Sono pieno di dubbi sulla mia decisione". Cosa ha da dire ai familiari delle truppe americane che sono morte in Iraq? "Onoro i loro morti. Forse possono pensare che la mia presenza disonori i loro morti. Ma hanno fatto la loro scelta allo stesso modo di come io ho fatto la mia. L'unica mia preoccupazione è se essi han fatto la loro scelta sulla base di quello che credono davvero e non di altro, perchè altrimenti sarebbe sbagliato. Giusto no? Ed il governo è responsabile di questi morti, perchè non ha dato loro alcuna opzione".

Il padre di Felushko è canadese, così lui ha la doppia cittadinanza e può stare legalmente in Canada. Ma non è così semplice per gli altri disertori americani. La legge canadese è cambiata parecchio dai tempi del Vietnam. Allora, circa 55.000 disertori americani si erano rifugiati in Canada ed erano considerati come i benvenuti. Ma oggi i disertori americani, così come Brandon Hughey, devono prima convincere l'Ufficio Immigrazione del Canada di essere dei rifugiati. Hughey ha fatto il volontario nell'Esercito per pagarsi il college.

Si è laureato a San Angelo in Texas, giusto due mesi dopo che il presidente Bush ha dichiarato guerra in Iraq. Cosa pensava delle motivazioni fornite per entrare in guerra? "Sentivo che era necessario farlo se loro avessero davvero avuto queste armi. Erano un pericolo per la nostra salvezza e le nostre città. Io ero a favore. O perlomeno, non mi ponevo la questione".

Hughey afferma inoltre di essere stato pronto sin dall'inizio a morire "per la salvezza dell'America". Durante l'addestramento di base non era venuto a conoscenza di molte informazioni riguardanti l'Iraq. Ma dopo aver finito questo addestramento, aveva iniziato ad informarsi e seguire le ultime notizie provenienti dall'Iraq. "Sono così venuto a sapere che, in sostanza, non era stata trovata nessuna arma di distruzione di massa. Le notizie cominciavano ad uscire e sembrava sempre più probabile che non si sarebbe trovata nessuna arma di distruzione di massa - ed anche le motivazioni fornite sui presunti legami con Al Qaeda risultavano essere quantomeno dubbie", afferma Hughey.

"Questo mi ha fatto arrabbiare, perchè sentivo che le nostre vite di soldati erano di fatto gettate via per niente". Quando Hughey ha ricevuto l'ordine di stanziamento in Iraq in una unità combattente, ha ricercato su Internet una via per evitarlo e gli è stato indicato così da alcuni disertori dell'era Vietnam di andare a nord, in Canada.

Ed è quello che ha fatto, ha guidato verso il nord, assieme ad una troupe della televisione canadese. Hughey aveva infatti ricevuto un invito da una coppia di Quaker che aveva già aiutato i disertori americani ad evitare il servizio militare ai tempi del Vietnam. Viaggiando da Fort Hood, Texas, a St. Catherine in Ontario, Canada, Hughey ha così passato il confine, libero dagli obblighi militari.

Pelley quindi gli legge le lettere che sono state spedite ad un editore di un giornale di San Antonio riguardo la sua diserzione. "Mi rende triste sapere che c'è così tanto odio nel mio Paese", afferma Hughey. "Prima di entrare nell'Esercito, avrei pensato allo stesso modo loro. Chiunque avesse detto no alla guerra, lo avrei considerato come un traditore ed un codardo. Così, insomma, sono grato a questa esperienza, perchè mi ha permesso di aprire gli occhi e di guardare le cose in profondità". Comunque, aggiunge: "Odio vedere infangata l'immagine del mio Paese, che è sempre stato dalla parte dei buoni e sempre in guerra per giusta causa, ma non questa volta".

Hughey, assieme ad altri disertori, sarà rappresentato dinanzi all'Ufficio Immigrazione e Rifugiati del Canada da un avvocato di Toronto, Jeffrey House. Il suo cliente dovrà provare che, se dovesse tornare negli Stati Uniti, non sarebbe perseguito solo per aver disertato e violato il giuramento militare - ma sarebbe perseguitato in ogni caso. Come farà House a provare questo dinanzi alla corte canadese? "Chiunque dovrebbero aver diritto di dire, 'Non combatto per questa guerra, è una guerra illegale. E' qualcosa di illegale che sta accadendo sul terreno, ed io non parto per andare a combattere in una guerra illegale'. E chiunque afferma che i soldati debbano andare in galera se non combattono per una guerra illegale, li sta perseguitando", afferma House.

E si tratta di qualcosa che House ha subito come esperienza personale. Infatti nel 1969 si era appena laureato dall'Università del Wisconsin ed era stato arruolato, dovendo così riparare in Canada e spendere qui il resto della sua vita. La strategia legale di House si baserà sull'accusa al presidente Bush di non aver agito in base alle leggi internazionali.

Ma come farà a difendere dei volontari che hanno firmato un contratto per entrare nell'Esercito? "Gli Stati Uniti dovrebbero essere tenuti a rispettare le obbligazioni contenute nei trattati internazionali, come quello delle Nazioni Unite, ma non lo fanno. Se un presidente non rispetta gli Accordi di Ginevra o la Carta delle Nazioni Unite, abbiamo tutto il diritto di dire 'Perchè solo i soldati che hanno firmato il contratto quando avevano ancora 17 anni, perchè solo loro sono tenuti a rispettare i contratti? Perchè un presidente non ha questo dovere?' Non penso che sia giusto così. Non penso che sia corretto".

Il primo disertore che dovrà andare dinanzi all'Ufficio Canadese per i Rifugiati sarà molto probabilmente il sergente Jeremy Hinzman di Rapid City, South Dakota, entrato nell'Esercito nel gennaio 2001 come paracadutista dell'82esima Divisione Aereotrasportata. Voleva fare carriera nell'Esercito, ma con il tempo, ha capito che non poteva rimanere nell'Esercito a vita.

"Ero assieme alla mia compagnia e dicevamo tutti ad alta voce 'Addestrati ad uccidere, noi uccideremo', e lo ripetevamo in continuazione", ricorda Hinzman. "Mi guardai attorno e vidi tutti i miei colleghi diventare rossi in faccia e gridare con voce sempre più rauca ed ad un certo punto una luce mi si accese nella testa e mi dissi 'Lo so bene. Ho preso la decisione errata, non è questa la mia vita'."

Ma Hinzman non voleva comunque abbandonare l'Esercito: "Avevo firmato un contratto per quattro anni. Volevo rispettarlo pienamente. Ma non volevo prendere parte ai combattimenti". Perciò mentre era di stanza a Fort Bragg, Hinzman afferma di aver richiesto l'ottenimento dello status di obiettore di coscienza, che gli avrebbe permesso di rimanere nell'Esercito senza però prendere parte ai combattimenti. Nell'attesa della decisione, era andato di stanza in Afghanistan ed aveva lavorato in una cucina di campo.

Ma successivamente, l'Esercito gli aveva riferito che non lo riteneva qualificato per l'obiezione di coscienza, ed anzi che gli era stato ordinato di andare a combattere in Iraq. Hinzman quindi decise di rifugiarsi in Canada assieme alla sua famiglia, dove sta vivendo attualmente grazie ai risparmi accumulati mentre era nell'Esercito.

Non pensa che era giusto seguire gli ordini? "Mi era stato detto durante l'addestramento di base che, se mi fosse stato dato un ordine illegale o immorale, era mio dovere disobbedire. E sentivo dentro di me che invadere ed occupare l'Iraq era una cosa illegale ed immorale". Ma non è possibile avere un Esercito di liberi pensatori, altrimenti non sarebbe un Esercito. "No, non credo. Penso che ci siano tempi in cui i militari e i Paesi agiscono in modo errato. Intendo dire, l'esempio ovvio è quello che è accaduto in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale. Di sicuro, Saddam Hussein non era uno stinco di santo. E neppure i suoi alleati lo erano. Ma era davvero una minaccia agli Stati Uniti?"

Sì, ma non sarebbe comunque stato meglio combattere per liberare il popolo iracheno? "Il fatto che un Paese viva in libertà o sotto una tirannia o qualsiasi altra cosa, è responsabilità del popolo di quel Paese".

Hinzman e gli altri disertori americani sono diventati delle celebrità per il movimento anti-guerra canadese. Solo alcuni dei 5.500 disertori riportati dal Pentagono si sono rifugiati in Canada, ma House afferma di ricevere un numero sempre maggiore di chiamate da parte di potenziali disertori.

Non sarebbe giusto e onorevole per i disertori tornare negli Stati Uniti e costituirsi all'Esercito? "Perchè dovrebbe essere onorevole? I disertori in questione hanno firmato un contratto per difendere la Costituzione degli Stati Uniti da qualsiasi minaccia, non per prendere parte in guerre preventive. Non penso sia giusto e corretto punire una persona per aver fatto la cosa corretta. Che beneficio c'è nell'essere dei martiri? Non ne vedo nessuno".

Il caso di Hinzman è in fase di esaminazione dinanzi all'Ufficio Canadese per l'Immigrazione ed i Rifugiati a partire da lunedì 13 dicembre. Ma ancora non si sa se gli sarà permesso di rimanere in Canada o se sarà deportato negli Stati Uniti e dovrà fare fronte alle conseguenze legali della sua decisione. La decisione è prevista per febbraio.

Dovesse tornare negli Stati Uniti rischierebbe fino alla pena di morte per aver disertato in tempo di guerra. Ma di solito le pene in questi casi variano dai tre ai cinque anni di carcere duro.

Traduzione in esclusiva per Reporter Associati di Daniele John Angrisani



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