breve di cronaca
Il generale e la storia
Il Manifesto - 15-12-2004
Pinochet può essere processato per gli assassini ordinati durante l'esecuzione della «Operazione Condor», un piano di terrorismo internazionale ideato da lui stesso, dal dittatore argentino Videla, dal boliviano Banzer e dal paraguayano Stroessner, il cui obiettivo era assassinare gli oppositori politici al di là delle frontiere nazionali. E lo fecero perfino negli Stati uniti dove, con la complicità della Cia, assassinarono Orlando Letelier, ex ministro degli esteri di Salvador Allende e la sua segretaria nord-americana, una ragazza di nome Ronnie Moffit. Questo è storia recente, l'abbiamo ripetuta tante volte ma siamo sempre andati a sbattere contro la maledetta complicità dei giudici cileni con la dittatura di Pinochet. Tutto il potere giudiziario cileno, in attività fra il `73 e l'80, fu costituito da prevaricatori, da personaggi indegni di esercitare il lavoro di giudici, di rappresentanti della legge. Un giorno dovranno anche loro finire sotto processo.

Anche questo è storia recente, e il desiderio di giustizia del popolo cileno si nutre di questa storia.

Poche settimane fa, a Santiago del Cile, sono stato a una riunione dei miei compagni della Guardia del presidente Salvador Allende, con i quali condivisi l'enorme onore di vegliare sulla sicurezza del compañero Presidente. Ci siamo ritrovati fra abbracci e scherzi sui nostri capelli bianchi o perduti, sui chili di troppo, noi sopravissuti, perché furono molti di più gli integranti del Gap che morirono lottando nella Moneda, e ancora di più quelli che scomparvero dopo essere stati atrocemente torturati nella caserma del reggimento Tacna di Santiago.

Fra le altre cose abbiamo parlato di quel che sta succedendo in Cile a partire dal rapporto sulla tortura, sull'orrore e il terrore sistematizzati che, durante i 17 anni della dittatura, furono l'unico modo di agire dei militari e delle forze di sicurezza. Il Gap era formato dai migliori «quadri politici» e tuttavia, pur con il passare del tempo, ci confortava constatare che continuavamo a essere persone, militanti, capaci di analizzare la realtà con la generosità e la passione di trent'anni prima. Anche questo è storia.

I miei compagni del Gap assolsero un onorevole compito imposto dalla nostra costituzione dello Stato cileno, che ci obbligava a prendere le armi per impedire la rottura istituzionale e l'affermazione di una dittatura. Anche questo è storia.

Nessuno dei miei compagni del Gap, né i familiari dei morti in combattimento, dei desaparecidos dopo che furono presi vivi, hanno ricevuto neanche la minima scusa o compensazione da parte dei tre governi democratici che sono seguiti alla dittatura. Non sono stati neppure ricevutidal presidente Lagos - un socialista - per potergli manifestare le loro necessità, e peggio ancora, continuano a trovarsi in una situazione di cittadini di seconda o terza categoria, quasi proscritti per avere fatto parte del Gap, della Guardia di Allende, per avere lottato in difesa del governo costituzionale. La maggior parte vive di lavori precari, malpagati, altri semplicemente non hanno lavoro, altri portano ancora in corpo pallottole, pezzi di piombo che fanno male con tutto il dolore del `73, però fra loro s'impone la solidarietà dei militanti, di quelli che diedero tutto, e così dividono quel poco che hanno. Anche questo è storia.

Ieri, che era lunedì e che è inverno in Europa, la stampa informava che il giudice Juan Guzman, un giudice decente, almeno uno, ha deciso di processare Pinochet per le sue responsabilità criminali nella «Operazione Condor», però i suoi difensori, capeggiati da un terrorista chiamato Pablo Rodriguez, uno degli assassini del generale René Schneider, comandante in capo dell'esercito cileno quando Allende e l'Unità popolare vinsero le elezioni nel `70, ha annunciato che presenterà un ricorso per evitare il processo al suo cliente.
Durante la dittatura, i familiari dei detenuti, dei desaparecidos, dei torturati, degli assassinati presentarono più di quindicimila ricorsi ai tribunali cileni, e non ne fu accolto nessuno. Anche questo è storia.

La giustizia cilena ha oggi l'opportunità di cominciare a lavarsi la faccia, negando l'appello a Pinochet e permettendo di portarlo alla sbarra. Il castigo sarà minimo, perché la giustizia cilena impedisce che un anziano finisca in carcere, e così deve essere, questo è legale, questo è umano, però il processo a Pinochet ha un valore che va oltre della sanzione: permetterà di conoscere la verità sui molti assassinii, e i nomi degli assassini.

Come molti cileni, anch'io auguro lunga vita a Pinochet, voglio vederlo spogliato di tutti i beni che ha rubato e che secondo i rapporti della banca Riggs ammontano a più di diciotto milioni di dollari in conti segreti. Quella rovina umana, questo avanzo della natura è un pugno di merda, che non merita la minor considerazione né la minima compassione.

Sono altri i punti che occupano oggi e devono occupare l'attenzione dei cileni. Uno è la speranza reale, sincera, piena di emozione, che crea la candidatura di Michelle Bachelet alla presidenza della repubblica, una compagna serena e brillante che incarna il meglio della nostra tradizione politica e che conta con la simpatia, l'affetto e l'appoggio del 70% delle cilene e dei cileni. E un altro punto si chiama vita, la vita stessa, che abbiamo cominciato a ricostruire secondo i nostri sogni di libertà.

Ho ancora negli occhi l'ultimo giorno con i miei compagni del Gap a El Cañaveral, nella casa persa fra monti, boschi e fiumi dove ricevemmo l'addestramento necessario per difendere la vita del nostro caro compañero Presidente. Là, fra uomini temprati al combattimento, brillava la luce infinita della solidarietà: tutti si preoccupavano per la mia compagna, perché Carmen era passata per Villa Grimaldi, il luogo dove fu torturata insieme ad altre centinaia di ragazze e ragazzi. Le stavano tutti intorno, l'abbracciavano, le davano l'affetto forte dei militanti, la fiera tenerzza dei lottatori, la dolce ferocia dei valorosi.

Con questo ricordo, che cazzo m'importa della sorte di Pinochet? E anche questo è storia.

Luis Sepulveda

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