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Uranio impoverito: una testimonianza
Peacelink - 09-12-2004
Stefano è partito come "soldato di leva classe 1971" il 2 novembre 1990. Fu incorporato in fanteria, perché non era stata accettata la sua richiesta per entrare nei paracadutisti, per un leggero soffio al cuore.

Durante il CAR rinnovò la richiesta, e si sottopose per la seconda volta alla visita che ebbe esito positivo. Il 10/12/90 fu trasferito alla scuola militare di paracadutismo di Pisa.

Mi ricordo che mi diceva: "Non voglio buttare via un anno, ho scelto il corpo dei parà per imparare qualcosa". Finito il CAR venne a Siena, e il 13/5/91 partì per la missione di pace "Airone", destinazione Zakho, nell'Iraq settentrionale. Lo scopo della missione era costruire un ospedale da campo e fornire assistenza ai profughi. Scelse di partire, lo affascinava il fatto di poter essere utile, portare un segno di pace. Era talmente entusiasta che, malgrado io fossi terrorizzata da questa sua scelta, non spesi mai una sola parola per fermarlo, anzi lo ammiravo molto per il suo coraggio.

Non ricordiamo bene quanto sia stato nel Golfo, abbiamo smarrito il suo attestato, come minimo 40 giorni, un'esperienza bellissima, con alcune difficoltà, come la temperatura che arrivava spesso a 50°, la carenza di acqua da bere, il pericolo dei cecchini, ecc.
Mi racconta che vicino al campo c'erano molte carcasse di carri armati, a terra si trovavano dei proiettili grandi, li raccolsero più volte per osservarli, (magari erano proiettili contenenti Uranio Impoverito), c'erano anche le mine ed ogni tanto le facevano brillare.

Erano all'oscuro della tossicità dell'Uranio Impoverito, nessuno aveva mai parlato loro di questa sostanza.

Finì il militare, la nostra vita insieme tornò tranquilla come prima, e come tutte le coppie pensavamo al nostro futuro. Nel 98 dopo pochi mesi di convivenza rimasi incinta. Fu proprio nel primo mese di gravidanza che vidi una trasmissione televisiva dove si parlava delle numerose nascite di bambini con spina bifida, e guarda caso i padri erano tutti soldati americani che avevano partecipato alla guerra del Golfo.

Quello fu il mio primo campanello di allarme, decisi di fare l'amniocentesi. Dopo qualche mese (siamo già al 99) Stefano mi disse di avere una ghiandola all'inguine che gli dava fastidio; fece una visita ematologica e i dovuti esami del sangue, il risultato fu negativo però gli consigliarono di fare una ecografia, che non fece.

Nata la bambina, fu una nuova vita per noi, anche se il nodulino c'era sempre e dei giorni gli dava fastidio, ne' lui ne' io demmo più peso alla cosa.
Nel novembre 2001 nacque il mio secondogenito. Anche per questa gravidanza scelsi di fare l'amniocentesi. Questo esame costa molto, lo passano solo a chi supera i 37 anni di eta' o chi ha gia' in famiglia malattie genetiche.

Provai a parlare con il mio ginecologo dell'Uranio Impoverito e delle numerose nascite con spina bifida, ritenendomi una gravidanza a rischio contaminazione cercavo di farmi passare questo esame.
Provo' ad informarsi, ma mi venne risposto che ero la prima persona che faceva tale richiesta, e per potersi informare di tutte le pratiche burocratiche ed avere una risposta avrei passato il tempo limite per fare l'esame. Cosi' ho pagato 1.200.000 di lire per ogni gravidanza.

Dario, il figlio più piccolo aveva 8 mesi quando mio marito si sentì male. Si svegliò a metà notte con un forte dolore alla gamba e alla vita, si fece visitare al pronto soccorso dove gli diagnosticarono una sciatalgia, gli fecero una puntura di antidolorifico dicendogli che in 30 minuti il dolore sarebbe sparito. Non fu cosi', dopo un ora non riusciva più a camminare, urlava e piangeva dal dolore. Lo accompagnai di nuovo al pronto soccorso, dove fecero un'ecografia e videro questa grande massa (si parlò di ciste) all'inguine che comprimeva i vasi sanguigni e nervosi. Arrivarono a dargli la morfina per alleviare il dolore. Fu sottoposto a intervento chirurgico per fare una biopsia ed avere una diagnosi certa. L'operazione fu lunga, non tolsero la massa tumorale perché era intrecciata a vari centri vitali e il rischio di morte era alto, presero solo il necessario per la biopsia.


La risposta fu: LINFOMA-NON-HODGKIN a grandi cellule.

Il peggiore, la percentuale di sopravvivere, mi disse il professore, e' del 18%. Fu terribile, non posso descrivere quel momento, non riesco a farlo, so solo che la mia vita e quella di Stefano è cambiata da quel preciso istante. Parlai subito con mio marito, dicendogli la verità, anche se mi costava molto, era giusto che lui decidesse come procedere. Non riuscivo a trattenere le lacrime, lui stette ad ascoltarmi in silenzio fino alla mia ultima parola, poi disse: "Finalmente so contro chi devo combattere, vincerò, vincerò io, ma non voglio più vedere lacrime, io posso farcela, i miei figli sono piccoli voglio vederli crescere e li vedrò".

Non ho più pianto, e lui non ha mai ceduto, ha scelto dove curarsi, ha fatto un anno di chemioterapia, ma tutto rimaneva stabile, non migliorava. Fece la raccolta di cellule staminali per fare il trapianto ma pochi giorni prima di entrare in ospedale gli fecero un'ecografia e videro che il linfoma si era ridotto più di 1 cm. Avvenne il miracolo che tanto aspettavamo, i dottori rimasero spiazzati, il trapianto non fu fatto. Il professor Lauria si riunì più volte con gli altri dottori, chiese un consulto al chirurgo.

Da quel momento, i dottori non sanno spiegarsi cosa sia successo, Stefano fa il controllo ogni 3 mesi, ma le dimensioni sono stabili, si sospetta che sia necrofizzato. Lui è sempre stato convinto di guarire, non si è mai sentito malato, mi ricordo che nel periodo della terapia tutte le sere portava i bambini in bici. Quando ha cominciato a perdere i capelli, aveva paura che Sara, la figlia più grande, capisse qualcosa, allora si faceva rasare da me mentre i bambini guardavano, e diceva: "Questi capelli mi fanno caldo tagliali tutti". Era tutto messo come un gioco, tanto sta che in quel periodo, ci tagliammo tutti i capelli cortissimi.

Quando la situazione è migliorata, ho incominciato ha pensare che la sua esperienza in Iraq potesse entrarci qualcosa. Fino ad allora era stata una corsa alla sopravvivenza, era già difficile per me stare al passo di Stefano. Non potevo piangere, gli "amici" erano spariti, non potevo parlare con i figli, dovevo giocare e ridere e l'unico mio confidente, mio marito, non potevo scaricare le mie angosce a lui, tutto doveva apparire tranquillo.

Ho iniziato la mia ricerca, scoprendo che il prof. Nobile stava scrivendo un libro sull'Uranio Impoverito. Andai a parlare con lui, beh, sembrava dalle sue parole che fosse innocuo, come un aerosol, insomma non esisteva alcuna connessione tra l'Uranio Impoverito e il Linfoma.
Non ero convinta, c'era una domanda che mi tormentava: "Perché proprio a lui, marito ideale, padre perfetto". Non avevo mai acceso un PC, me lo sono comprato, e la prima ricerca fatta fu "Uranio impoverito".

Non potrei dirlo, ma è così evidente a chi dare la colpa. Tutto quello che stampavo lo facevo vedere a Stefano, ma dopo aver letto pochi fogli non ha voluto continuare.
Si è sentito tradito dallo stato, è andato in missione in nome della pace, ed è iniziata la sua guerra. Ho contattato il signor Accame, mi sono messa in contatto con altri ragazzi che avevano partecipato ad altre missioni, tutti malati, e abbandonati.
Uno di questi era stato nella stessa missione di mio marito, anche lui i primi sintomi nel 99, fece gli esami, non trovarono niente, e nel 2001 fu operato e gli fu diagnosticato un linfoma. Purtroppo non ce l'ha fatta, è mancato a luglio 2004, lasciando una giovane moglie e un bimbo di 2 anni.

Troppe coincidenze, questi ragazzi devono sapere i rischi che corrono partendo per le missioni, è un loro diritto. Chiedo di modificare una situazione inaccettabile, affinché i soldati non vengano definiti "i nostri ragazzi" finché consentono di fare bella figura all'Italia, smettendo di essere tali quando la malattia sopravanza.

Hanno fatto alcune interviste a Stefano, sono usciti degli articoli su quotidiani regionali, e sono successe cose strane. I giornalisti che hanno scritto gli articoli sono stati contattati da colleghi della tv di stato e privata, per invitare Stefano in alcuni programmi, a raccontare la sua storia, sono stati anche molto insistenti per avere il numero di telefono.

Ma a noi non ci ha mai chiamato nessuno, io mi sono fatta l'idea che non si vuole affrontare l'argomento, si preferisce vivere nella menzogna, per politica, per economia, ma non per morale.

Un'altra cosa strana è stata quando si è richiesto il foglio matricolare, un documento, e sottolineo documento personale, dove si trova date e storia di ogni singolo soldato. Il documento è arrivato ma guarda caso non risulta che Stefano sia stato in missione. E sempre per caso la stessa cosa è successa ad altri ragazzi, tutti con tumore. Quindi sono in difficoltà anche per richiedere la causa di servizio, visto che l'unico foglio che ho in possesso è un conteggio delle tasse, sullo stipendio della missione, ma anche se è su carta intestata "Ministero della Difesa" ed è specificato missione in Turchia con date dal al, e firmata, non viene ritenuta una prova che lui ha partecipato.

Tutte le foto che ha, la medaglia, niente, non valgono niente. L'unica cosa che conta è l'attestato che dopo il trasloco non riusciamo a trovare. Senza considerare che per presentare la richiesta "causa di servizio" c'è tempo 6 mesi dalla comparsa della malattia, ma quando una persona lotta per la vita tutte le energie sono spese per la sopravvivenza, non si può pensare ad altro, quindi questa è sicuramente un'altra ingiustizia.

Scusami se mi sono dilungata troppo, ma non avevo mai raccontato tutta la nostra storia a nessuno, è stato quasi terapeutico per me, uno sfogo.
A presto, un abbraccio da Sonia, e grazie con tutto il cuore, per tutto quello che stai facendo per noi e per il mondo.

Sonia e Stefano

Peacelink

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 da Pagina 12    - 09-12-2004
Morte lenta e bombe sporche


Ci sono, infatti, armi di distruzione di massa in Iraq. Non quelle di Saddam Hussein, mai trovate: sono quelle che impiegano le truppe americane e britanniche che hanno dei proiettili rivestiti d'uranio impoverito (UE) e che coprono anche i loro tanks e veicoli blindati con questo sottoprodotto dell'uranio arricchito usato per fabbricare armi nucleari. L'UE è molto efficace dal punto di vista militare: la sua grande densità facilita il proiettile a perforare quasi ogni protezione. Inoltre è pirofórico, cioè si infiamma spontaneamente a contatto con l'aria e causa delle esplosioni secondarie quando raggiunge l'obiettivo.

Tuttavia presenta alcuni inconvenienti.

Dopo aver colpito l'obiettivo, il 70 per cento del rivestimento d'UE brucia e si volatilizza in microparticelle molto tossiche e radioattive che penetrano con facilità nella pelle umana, si installano in reni e polmoni, divorano il calcio delle ossa e possono ancora essere inalati ed ingeriti attraverso l'inquinamento del suolo e delle acque che partecipano alla catena alimentare.

La risposta agli attacchi dell'undici settembre è vergognosa quanto gli attacchi stessi. L'industria militare americana ha iniziato ad applicare l'UE a proiettili di qualsiasi tipo - tra cui bombe e missili - nel 1977 e le forze armate degli Stati Uniti lo hanno usato per la prima volta nel 1991, durante la prima guerra del golfo . Secondo stime dell'Onu e del Pentagono, per invadere ed occupare l'Iraq le forze della coalizione ha utilizzato tra marzo e aprile del 2003 da 1100 a 2200 tonnellate di munizioni ed esplosivi con Ue, molto più delle 375 tonnellate che vennero usate nel 1991 ( Common Sense, 4-8-03). Il suo impiego continua, ed il tasso di cancri di diverso tipo della popolazione irachena è bruscamente aumentato da allora, come pure il numero di bambini con malformazioni congenite.

In un articolo che la rivista New Scientist ha pubblicato nello scorso aprile , Alexandra Miller - specialista dell'Istituto di Ricerche Radiobilogiche delle forze Usa - situato in Bethesda, Maryland - segnala che le microparticelle d'UE non soltanto distruggono i sistemi immunologici poichè viene scomposto in isotopi di uranio e di altre sostanze letali nell'organismo umano, ma alterano anche i codici genetici: "I cromosomi si dividono ed i frammenti si collegano in modo da produrre articolazioni anormali... ciò che è comune nelle cellule tumorali".

Nascono bambini con deformazione craniche o senza estremità, ad esempio. Il proiettile con Ue è la vera bomba sporca. Le sue conseguenze non sono patrimonio esclusivo degli iracheni o dei kossovari che hanno sofferto l'UE in 1999. Influiscono sulle truppe stesse degli Stati Uniti, che soffrono di quella che viene chiamata "sindrome della guerra del Golfo" . Il dott. András Korényi-Both, uno dei primi che ha fatto ricerche sull'uranio impoverito, stima che attorno al 28 per cento dei veterani della prima guerra del golfo soffra di malattie croniche imputabili al loro contatto pressoché inevitabile con l'UE. E’ una quota cinque volte più grande di quella dei veterani del Vietnam e quattro volte quella dei veterani della guerra della Corea con problemi permanenti di salute (American Free Press, juin 2004).

La "guerra contro il terrorismo" ha peggiorato il problema: Brad Flohr, funzionario del Dipartimento di Affari relativi ai veterani, ha dichiarato che il numero di veterani ammalati dalle guerre precedenti diminuiva in ragione di 35.000 all'anno, ma che oggi la cifra totale arriva, nonostante questo, a 2 milioni e mezzo. Secondo Terry Jemison, membro dello stesso dipartimento, un milione e mezzo di veterani della prima guerra del golfo ricevono pensioni di invalidità, ma i loro mali non sono il prodotto delle pallottole irachene. Il Pentagono affronta la questione con un doppio discorso: in pubblico afferma che non ci sono prove che l'UE è la causa della sindrome; in privato scrive su un manuale di addestramento che nessun militare non può superare i 25 metri che lo separano un veicolo, un'attrezzatura o un terreno contaminato con Ue senza protezioni sulla pelle e senza apparecchi di respirazione. I veicoli iracheni distrutti con questo tipo di proiettili sono certamente molto pericolosi per coloro i quali si avvicinano troppo. Nel giugno di quest'anno, il periodico di Seattle Post-Intelligencer ha effettuato alcune misurazioni in sei punti tra Bassorah e Bagdad. In tutti si sono individuati indici molto elevati di radiazione. Un tank distrutto nei dintorni della capitale irachena emetteva una radioattività 1500 volte superiore al normale.

Anthony J Principi, segretario del dipartimento di affari per i veterani, è la persona che conosce meglio l'argomento. Nel discorso che ha pronunciato il 2 febbraio di quest'anno al circolo della stampa a Washington ha ringraziato il presidente Bush che ha aumentato a 67.700 milioni di dollari i fondi 2005 destinati a finanziare le varie prestazioni ai veterani americani di tutte le guerre, dalla seconda mondiale, passando per quelle la Corea e del Vietnam, fino a quelle della ex Jugoslavia, l'Afghanistan ed le due guerre del golfo. La sua oratoria ha rasentato il sublime quando ha citato "la importante responsabilità di onorare i nostri veterani nell’ora del loro riposo finale" . Ha spiegato che l’estensione di bilancio "permetterà l’espansione del nostro sistema nazionale di cimiteri, il più grande dalla guerra Civile" . Ha annunciato che inaugurerà prossimamente cinque cimiteri nuovi e che si progetta l’apertura di altri sei. Ha precisato che una media di 1800 veterani muoiono ogni giorno negli stati Uniti, per un totale di 675.000 all'anno. E si è dichiarato "orgoglioso per i miglioramenti e le espansioni al servizio dei veterani" ;.

Si ignora se questi condividono quest'orgoglio, specialmente quelli costretti all'ultimo riposo

Juan Gelman

(traduzione di Paola Mirenda)

FONTE: Pagina 12 sito argentino.