breve di cronaca
Una risposta a Veneziani
Tuttoscuola - 03-12-2004
Sono rimasto profondamente indignato dal pesante attacco verbale contro la classe insegnante sferrato dal Consigliere di Amministrazione della RAI Marcello Veneziani dalle pagine del quotidiano Libero.
Dalle sue parole traspare in modo inequivocabile il disprezzo e l’aggressiva volontà di offendere una categoria di lavoratori, la quale, nonostante che da diversi anni venga bistrattata e offesa sul piano sociale e professionale, continua a esercitare con dignità e rigore la propria attività.
Nel suo articolo, Veneziani difende in modo pregiudiziale la riforma Moratti, senza fare il minimo accenno ai contenuti e alla filosofia economicistica che la sostiene, esprimendo soltanto irritazione e fastidio nei confronti di chi, tale riforma, la critica e la contesta, non perché è fazioso o paraculo, come egli afferma, ma semplicemente perché si sente trattato come carne da sondaggio.

L’unico argomento concreto a cui Veneziani fa riferimento è la nostalgia del vecchio e burbero preside, una sorta di padre-padrone posto al vertice del potere e del mitico bidello idraulico, falegname, guardiano e pulitore ben piantato alla base della piramide. Un'altra idea centrale è quella che fa risalire la responsabilità del degrado culturale ed educativo alla presenza nelle classi di ragazzi immigrati e disabili, i quali creano all’insegnante solo perdite di tempo, distraendolo così dalla cura dei normali. Veneziani si guarda bene dall’accennare il fatto concreto e tangibile che negli ultimi anni è stato sensibilmente ridotto il numero degli insegnanti di sostegno, i quali hanno lo specifico compito di seguire gli studenti con maggiori problemi di apprendimento.

Del resto con la scarsità dei fondi e la feroce volontà di risparmio è difficile prevedere altre figure in classe oltre quella dell’insegnante unico. Figura che tra non molto qualcuno avrà la felice idea di abolire, visto che oggi l’educazione dei ragazzi è molto più influenzata dal mercato, dalla pubblicità, dai videogiochi e dai pessimi programmi televisivi, rispetto ad istituzioni di base come la famiglia e la scuola. Una televisione che, in un passaggio del suo articolo, Veneziani giunge perfino a definire matrigna (ma lui non è uno dei consiglieri RAI? E perché non fa qualcosa per migliorare il livello culturale dei programmi?)

Nell’articolo non si fa il minimo accenno a quella cospicua minoranza costituita dagli insegnanti precari, i quali da anni lavorano stagionalmente, consentendo a molti istituti di scolastici di coprire quasi la metà del personale e di portare a termine l’anno scolastico, senza la minima possibilità di progettare un futuro, costretti a rinunciare, oltre allo stipendio nei mesi estivi, a due degli elementi centrali dell’istruzione: la programmazione pluriennale e la continuità didattica.. Questi e tanti altri sono i problemi che attanagliano la scuola di oggi, problemi che non si risolvono di certo con la demagogia e con il depistaggio ideologico verso questioni civetta e falsi colpevoli.

Chi la scuola la vive ogni giorno, conosce le difficoltà degli insegnanti, costretti a lavorare con strumenti inadeguati (la scuola dove attualmente lavoro non ha carte geografiche, atlanti, dizionari, neanche per un solo alunno, in compenso le pareti sono imbrattate di scritte e di simboli vari), in un contesto impregnato di sottocultura e di volgarità, alimentato ogni giorno dai modelli televisivi; non è un caso che oggi i ragazzi siano molto più interessati ai personaggi e alle vicende dell’Isola dei famosi che non alla narrativa, alla poesia o alla matematica.

Ma a che me serve studia’! - sento dire spesso da molti ragazzi, i quali, guardandosi semplicemente intorno, si rendono conto che i primi a non interessarsi alla scuola sono proprio quelli che hanno in mano le redini del paese. Chi occupa una posizione chiave nel campo dei media e dell’informazione sempre più spesso approfitta della proprio ruolo per usare la voce o la penna come un manganello, senza avere un minimo di onestà intellettuale nell’affrontare una questione così decisiva sul futuro delle generazioni. Invece di attaccare gli insegnanti dalle pagine di un giornale che ha fatto della faziosità il suo tratto distintivo, perché Veneziani non si impegna, almeno per una volta, a promuovere un dibattito televisivo sui problemi della scuola italiana? Credo sarebbe molto utile per far conoscere più obiettivamente la realtà della scuola. Questo sì che sarebbe un buon servizio pubblico! Per fortuna, e questo è il lato consolante di tutta la faccenda, finora i frequenti tentativi di nascondere problemi reali della scuola e di puntare il dito su comodi capri espiatori, non hanno funzionato, perché, anche il cittadino più distratto e disattento è in grado di capire che la riduzione delle risorse economiche, la diminuzione del numero degli insegnanti e l’aumento del numero degli studenti per classe è il contrario di ciò che si dovrebbe fare, per elevare il livello medio qualitativo dell’istruzione.

Vincenzo Valentino




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