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Rimini Lampedusa Italia
Anita - 22-11-2004
A Torino finisce oggi il festival del cinema, che gli organizzatori hanno pensato come "luogo di incontro e confronto per il nuovo cinema internazionale nelle sue diverse prospettive e tendenze artistiche, con particolare attenzione alle cinematografie emergenti e ai giovani cineasti". Non ho potuto partecipare, ma mi sarebbe piaciuto andare a vedere il documentario di Marco Bertozzi, di cui vi invio una recensione letta su "Sentieri selvaggi" :)).

A Torino il mare sembra più vicino guardando Rimini, Lampedusa, Italia. Documentario sulla comunità di pescatori lampedusani che vivono 11 mesi all’anno nel divertimentificio nazionale, Rimini, undici e non dodici solo perché agosto è mese di ferma biologica e sono “costretti” ad andare in ferie e a far ritorno all’amata isoletta tirrenica che gli ha dato i natali. Franco, arrivato quarant’anni fa ai tempi del boom turistico, attirato anche lui come tanti altri lampedusani e non dai miti e dai riti delle vacanze di massa e dalle conseguenti opportunità lavorative è un po’ l’Ulisse della comunità di emigranti. E la sulla sua scia negli anni a venire, goccia a goccia si è formato questa mare di lampedusani che ormai ammonta a un migliaio. Agostino e suo nipote Michele, Giovanni, Giacomo, Pino e tanti altri pescatori, alcuni dei nomi e dei volti segnati dalla vita di mare cxhe incrociamo in questo cammino filmico, in questa rete di rapporti professionali e umani che s’intrecciano senza posa.... Con una certa freschezza e leggerezza di sguardo Bertozzi impasta nostalgie e sradicamenti, spensieratezza e dolori di perdita, vecchi filmati turistici dalla grana crepitante e vividi momenti d’oggi in nervoso digitale. Cinema felicemente antropocentrico che indaga le stratificazioni sociali e dove la lontanza da casa non castra la sacralità delle tradizioni, sopra tutte la festa per la Madonna di Porto Salvo, protettrice dei pescatori di Lampedusa, la cui statua viene issata sulla barca prescelta dal consiglio dei pescatori, che s’allontana in mare aperto a fianco delle ex-concorrenti uscendo dal porto di Rimini o il varo dell’imponente peschereccio Sarina III°, costruito da Franco e dedicato alla moglie Rosaria, forse ultimo parto navale del vecchio lupo di mare un po’ perché la quercia della qualità necessaria o è protetta o è introvabile, un po’ perché come insegna Franco “prima di costruire una barca bisogna costruire i pescatori”, e forse i veri pescatori non ci sono più.


Qualcuno l'ha visto e mi sa dire com'è?
Grazie e buon lavoro!
Anita



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