Documenti Gilda su OO.CC. e Ordinamenti
La Direzione Nazionale Gilda degli insegnanti ha approvato all'unanimità i due documenti di seguito riportati relativi alla Riforma degli Organi Collegiali e degli Ordinamenti
RIFORMA ORGANI COLLEGIALI
In merito alla Riforma degli Organi Collegiali, sul testo Licenziato dalla Commissione Cultura della Camera e di prossima discussione in Parlamento, La Gilda degli Insegnanti rileva come elementi fortemente negativi:
La sostanziale inosservanza del principio previsto dal D. Legislativo 165/01 di separazione tra funzioni di Indirizzo, Controllo e Gestione, in considerazione dell’attribuzione di tutte le Presidenze degli organismi alla Persona del Dirigente Scolastico che presiede sia il Collegio Docenti che il Consiglio della Scuola.
La marginalizzazione della presenza dei docenti all’interno del Consiglio della Scuola. Infatti su 11 membri - tra cui il DS, il Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi e un Rappresentante dell’Ente Locale – solamente 3 Docenti partecipano al suddetto organismo, che si completa con la presenza di 5 genitori nella scuola dell’obbligo e da 3 genitori e 2 studenti nella scuola superiore.
Forti perplessità relativamente alla composizione del “Nucleo di Valutazione del Funzionamento dell’Istituto”, composto dal Garante dell’Utenza (il primo degli eletti fra i genitori), da un Docente (che non è chiaro come verrà individuato) e da un “Soggetto Esterno” alla scuola nominato dal Consiglio della Scuola.
In un quadro che appare sicuramente poco rassicurante, rivendichiamo alla nostra Associazione l’aver ottenuto la salvaguardia del principio della Libertà di Insegnamento anche individuale (art.1, comma 4) e la restituzione al Collegio Docenti del potere deliberante in merito al POF (art.3, comma 1, lettera b), precedentemente trasferito al Consiglio della Scuola.
L’impegno della nostra Associazione proseguirà, per ottenere quantomeno che la Presidenza del Collegio Docenti venga attribuita ad un Insegnante. Per poter conseguire questo risultato è importante attivarsi a tutti i livelli possibili, intervenendo anche nelle province presso i parlamentari di tutti gli schieramenti.
Nota Informativa
Gli attuali Consigli di Circolo e di Istituto dovranno predisporre su proposta del DS il regolamento della scuola. Sono abrogate le disposizioni di cui alla parte I, titolo I, capi I, V, VI e VII del testo unico e succ. modificazioni. In sostanza tutto quanto riguarda gli Organi Collegiali a livello di Circolo e d’Istituto (consiglio di classe, interclasse, intersezione, comitato per la valutazione dei docenti, ecc. ecc.).
RIFORMA DEGLI ORDINAMENTI
Nella consapevolezza che l’iter legislativo della riforma degli ordinamenti non è ancora iniziato e i passaggi parlamentari del disegno di legge delega predisposto dal ministro dell’istruzione e approvato dal Consiglio dei Ministri potrebbero produrre anche significative modificazioni all’impianto della legge stessa, la Direzione Nazionale della Gilda, riunitasi in data 04/03/2002 ha ritenuto necessario esprimere alcune valutazioni di massima.
Premessa
Superato l’impianto della proposta Bertagna, la riforma della scuola appare oggi piuttosto come figlia spuria di più padri politici o meglio, risultante di più veti incrociati, in equilibrio instabile tra poteri dello Stato e delle Regioni, alle quali il nuovo titolo V della Costituzione assegna poteri esclusivi e di legislazione concorrente in materia di istruzione e formazione professionale. Il disegno di legge delega presentato dal ministro Moratti non modifica l’architettura tradizionale del sistema scolastico nazionale (5+3+5), la riforma agirà quindi solo sull’impianto culturale.
Nel progetto Bertagna l’elemento forte era costituito dal taglio di un anno del percorso di istruzione, esattamente come aveva fatto Berlinguer, nell’ipotesi Bertagna, il taglio era spostato dalla scuola di base alle superiori per evitare l’”onda anomala”. Contestualmente nel progetto Bertagna si proponeva la riduzione del tempo scuola settimanale a 25 ore.
L’obiettivo non dichiarato, ma evidente di questi interventi sull’architettura del sistema scolastico nazionale, è quello di trarre risorse dall’interno del sistema per alimentare i costi della stessa Riforma. L’idea è quella di avviare una politica di “riqualificazione della spesa”, che dovrebbe portare nelle intenzioni governative ad una riduzione del 15% della spesa per il personale. Nel progetto il taglio e la riduzione convivono con la pretesa di mantenere, attraverso le solite ingegnerie pedagogiche, alto il livello di qualità del sistema scuola.
Caduta, nella legge delega, la strategia “riduzionista”, almeno per quello che riguarda il taglio di un anno alle superiori, saranno i decreti di attuazione a disegnare il vero assetto della futura scuola.
Le prese di posizione forti e chiare della Gilda sia in sede istituzionale, durante gli incontri ufficiali, sia sui media e l’azione di pressione costante esercitata su alcuni partiti della maggioranza hanno contribuito, in modo significativo a modificare le valutazioni e le scelte dei protagonisti.
Fin dalla presentazione del progetto Bertagna ai sindacati, avvenuta ai primi di dicembre, è stata proposta una valutazione articolata, che rimarcava gli elementi di forte negatività nell’impianto della Riforma, ma accoglieva con favore alcune scelte, lasciandone altre all’approfondimento di merito.
La forte presa di distanza della Gilda dalla parata mass-mediatica degli Stati Generali ha sancito politicamente l’autonomia della Associazione, che ha preferito l’apertura di spazi non ideologici di confronto e discussione sulla riforma con il preciso intento di creare nuove occasioni di lettura e di modifica del processo riformatore.
Le questioni di fondo:
1. Per la Gilda non può essere messo in discussione il sistema dei licei di durata quinquennale e un percorso di istruzione di 13 anni, come in molti altri paesi europei. Una formazione scolastica lunga per tutti e non diversificata tra chi prosegue negli studi e chi si ferma dopo il diploma. Ascriviamo a merito della nostra Associazione la scelta contenuta nel disegno di legge delega di ripristinare il 5° anno nel sistema dei licei e quindi del mantenimento di un percorso di istruzione su 13 anni anziché 12.
2. La scansione in cicli biennali dell’attività didattica con valutazione alla fine del biennio non può essere condivisa. Una impostazione che, seppure migliora l’attuale sistema valutativo fondato sull’accumulo di debiti mai saldati, introduce un meccanismo poco chiaro e in qualche modo conflittuale con la nuova architettura del disegno di legge. Le critiche motivate avanzate dalla Gilda sul biennio a cavallo tra elementari e medie hanno portato alla sua eliminazione. In sede parlamentare si tratterà di far sì che si esca dalla contraddizione ancora esistente tra la valutazione finale al quarto anno delle superiori e l’esame di stato al quinto. Come pure si dovrà puntare alla correzione della norma che modifica la composizione delle commissioni degli esami di stato, motivata solo da non condivisibili scelte di risparmio.
3. No deciso al passaggio degli istituti statali di istruzione professionale alle Regioni. Questo passaggio se non attuato con gli opportuni correttivi (come quello proposto dal una parte della maggioranza di trasformare l’ istruzione professionale in tecnologica), costituirebbe un gravissimo rischio proprio in ordine a quella pari dignità del canale di formazione che tutti dichiarano di volere, relegando alla marginalità regionale l’istruzione professionale. Nessun vantaggio deriverebbe allo Stato da questo trasferimento nemmeno a livello di spesa complessiva in quanto obbligato, insieme al personale, a trasferire alle Regioni anche le corrispondenti quote di risorse economiche. Le Regioni stesse non sembrano oggi in condizione di poter gestire efficacemente il passaggio con le garanzie di qualità necessarie. E’ necessario più che mai mantenere un carattere di identità nazionale al sistema scuola, evitando il costituirsi di “sistemi scuola locali” con un inevitabile e rischioso abbassamento della crescita culturale, scolastica e di cittadinanza delle future generazioni.
4. Giudizio decisamente negativo sulla “flessibilità in ingresso” alla scuola materna, con l’anticipazione a due anni e mezzo. Le fasi di crescita e di sviluppo psicomotorio in questa particolare età sono rapidissime e non sempre facilmente inseribili all’interno del sistema scolare. La scelta del governo confonde pericolosamente l’asilo nido con la scuola materna posti sullo stesso piano, confondendo scuola e formazione con assistenza.
5. Perplessità sul sistema di alternanza scuola lavoro, laddove regole poco chiare rischiano di precostituire le condizioni per un mercato parallelo del lavoro a bassi costi, senza regole e senza futuro per i giovani.
6. La riduzione generalizzata a 25 ore del tempo scuola, qualora questa tesi dovesse essere ripresa, dismetterebbe in un colpo solo un grande patrimonio formativo e di competenze maturato in alcuni settori disciplinari, settori che finirebbero per divenire “minori”. L’ipotesi di completamenti curricolari con quote opzionali affidate ad agenzie esterne in assenza di elementari garanzie di competenza e di professionalità, è inaccettabile. Una scelta che contribuirebbe a far scadere ulteriormente il ruolo della scuola da progetto complessivo per l’uomo e per lo sviluppo della piena cittadinanza, a luogo di pseudo apprendimenti.
7. Infine la questione del reclutamento dei docenti, la loro formazione iniziale e il “nodo” carriere. Per la Gilda il superamento del precariato storico e del suo infinito perpetuarsi rappresenta una necessità ineludibile. Bisogna imboccare la strada di una selezione rigorosa per i nuovi docenti; la rivendicazione legittima di uno status professionale di prestigio riconosciuto ha, come “terminus a quo”, una formazione iniziale di grande spessore culturale e professionale. Ovviamente la formazione non può che essere universitaria per tutti ed equivalente. La carriera professionale potrà essere prevista come necessità di introdurre un percorso di valorizzazione del merito, ma le condizioni irrinunciabili per la Gilda sono che “la carriera si fondi sull’insegnamento”. Carriera concepita quindi come sbocco professionale che proietta all’esterno della istituzione scolastica verso livelli di insegnamento di tipo superiore o complesso, Università, IFTS, Specializzazioni. E’ necessario quindi superare l’ipotesi di carriera di tipo “funzionalista”, rivelatasi pericolosa ed inutile E’ necessario rigettare inoltre ogni ipotesi di carriera che contribuisca a creare gerarchie e artificiose divisioni tra i docenti.
Conclusioni
In sostanza però questa riforma avrà effetti veri e potrà essere misurata nella sua reale portata quando sarà verificata la sua concreta fattibilità, e quando sarà definito, con i decreti di attuazione, l’impianto culturale e disciplinare.
Sul piano politico la Gilda evidenzia, ancora una volta, l’assenza di quell’ampio dibattito parlamentare necessario per riconoscere il ruolo strategico della scuola come occasione di crescita di tutta la comunità nazionale, come luogo di valori, ideali, obiettivi nei quali tutto il paese si riconosce e ritiene che il governo e l’opposizione debbano compiere uno sforzo per promuovere un dialogo per arrivare al varo parlamentare di una legge frutto di una scelta condivisa da tutti.
La GILDA continuerà a promuovere una azione forte e determinata in tutte le sedi possibili affinché si pervenga ad una riforma che innalzi il livello di qualità del sistema, che migliori le condizioni di esercizio della attività professionale degli insegnanti, che restituisca prestigio e dignità ad un mestiere bello ed importante che gli insegnanti non vogliono smettere di fare.
Piero Ceraolo Ist.di Istruz.Super. Santoni di Pisa - 08-03-2002
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Condivido il vostro documento in tutte le sue articolazioni critiche e propositive.
Desidero invece sapere se nei cosiddetti licei tecnologici rientrano gli attuali istituti tecnici con indirizzo geometri,biologico,agroambientale,oppure verranno fatti confluire negli istituti professionali.
E' chiaro che in questo momento bisogna tenere alta la pressione sui partiti e sull'opinione pubblica poichè sono in ballo problematiche culturali di enorme portata.
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