Pierangelo Indolfi - 01-11-2004 |
Segnalo da Repubblica del primo novembre: LA STORIA A MODO LORO L´INUTILE PREDICA DI CROCE di Mario Pirani Occorre una notevole dose di ignoranza o una dose infinita di malafede per stracciarsi quotidianamente le vesti sulla incapacità, che sarebbe tutta italiana, di accettare una storia condivisa e soprattutto di venire a patti con gli eventi del 1943-45, attraverso un processo di speculare riconoscimento e di mutua legittimazione tra post-fascisti e post-antifascisti. A questo tema ricorrente ha dedicato uno sferzante saggio ("La crisi dell´antifascismo" ed. Einaudi) lo storico Sergio Luzzatto, assai favorevolmente recensito sulle nostre colonne da Claudio Pavone. E tuttavia la loro voce, accanto a quella nostra e di pochi altri, appare destinata a suonare largamente minoritaria se confrontata con la potenza di fuoco mass-mediatica impiegata per sostenere la storiografia revisionistica, le volgarizzazioni televisive, le iniziative di rivalutazione del fascismo e di delegittimazione della Resistenza. E´ tutto un fiorire di rivisitazioni commosse, di «piagnistei sul sangue dei vinti» (Luzzatto), di elegiache rappresentazioni in cui tutto si mescola: la saga tv di un Mussolini "buono", l´esecrazione pressoché settimanale per la morte di Giovanni Gentile, il ricorrente richiamo alle foibe titine, la richiesta di intitolare in tutti i paesi una piazza ad Almirante, che non fu solo capo del Msi ma anche, dal 1938, segretario della "Difesa della razza", la rivista antisemita del Regime, e, dopo l´8 settembre, gerarca repubblichino. Queste ed altre suggestioni hanno più a che fare col presente che col passato. Sul piano immediato servono come incenso per confondere il lezzo che promana dalla riforma costituzionale appena votata dalla maggioranza. Turatevi il naso ed approvatela, sembra vogliano suggerirci i revisionisti in servizio permanente, tanto la Costituzione basata sulla Resistenza e l´antifascismo grondava anch´essa di sangue innocente, è macchiata di nefandezze comunistiche e, quindi, non merita riguardi nel farla a pezzi. Su un piano meno immediato la vulgata della memoria condivisa, di un «patteggiamento storico» che parificherebbe gli uni e gli altri, di un appiattimento amorale degli eventi, altro non è che l´accorto inquadramento di una egemonia culturale che la destra sta tentando di costruire assemblando tutti i materiali a disposizione: torna comodo l´oltranzismo cattolico anti-scientifico degno del Sillabo e l´odio per l´Italia unitaria risorgimentale, la svalutazione dei valori della Resistenza e il recupero positivo dell´eredità fascista. È deprimente che intellettuali e commentatori che pur si dicono liberali siano in prima fila in quest´opera di devastazione della Storia. Dedico loro, anche se non servirà a nulla, una pagina degli avvincenti "Taccuini di guerra" di Benedetto Croce, curati per Adelphi da Cinzia Cassani, con una postfazione di Piero Craveri (v. su Repubblica del 14 us la recensione di Nello Ajello). Il grande filosofo alla notizia della caduta di Mussolini scrive: «Il senso che provo è della liberazione da un male che grava al centro dell´anima». Ma, passato qualche mese, confessa: «Sono stato sveglio alcune ore, tra le 2 e le 5, sempre fisso nel pensiero che tutto quanto le generazioni italiane avevano da un secolo in qua costruito politicamente, economicamente e moralmente è distrutto, irrimediabilmente. Sopravvivono nei nostri cuori le forze ideali con le quali dobbiamo affrontare il difficile avvenire». Poco più avanti dichiara che non ha voglia di scrivere sul dittatore, malgrado «il pensiero della rovina cui ha portato l´Italia e della corruttela profonda che lascia in tutti i rami della vita pubblica. Ma pure - aggiunge presago - rifletto talvolta che ben potrà darsi il caso, e anzi è da tenere per sicuro, che i miei colleghi in istoriografia (li conosco bene e conosco i loro cervelli) si metteranno a scoprire in quell´uomo tratti generosi e geniali, e addirittura imprenderanno di lui la difesa, la "Reitung", la riabilitazione, come la chiamano, e fors´anche lo esalteranno. Perciò mentalmente m´indirizzo a loro, quasi parlo con loro, per avvertirli che lascino stare, che resistano in questo caso alla seduzione delle tesi paradossali e ingenerose e "brillanti"... Il problema che solo è degno di indagine e di meditazione non riguarda la personalità di lui, che è nulla, ma la storia italiana ed europea, nella quale il corso delle idee e dei sentimenti ha messo capo alla fortuna di uomini siffatti». Evidentemente quell´appello di Croce non è stato recepito da quei liberali da bandana che allignano nell´Italia d´oggi. |
D.F. - 15-01-2005 |
E' molto tardi e navigando in rete vengo a sapere che Vespa ha invitato Romano Mussolini a parlare del libro dedicato alla memoria di suo padre. Apparentemente nulla di male un figlio che rievoca il padre facendoci conoscere anche gli aspetti sconosciuti del carattere del "dolce e romantico" dittatore fascista. Poi continuo a navigare leggo il vostro articolo con quei preziosi link che fanno tornare ben chiaro in mente cosa ha provocato quel "dolce e romantico" personaggio. Il modo violento col quale ha preso il potere, l'inebriante scalata di egoismo politico che lo ha portato a farsi comunque promotore di leggi razziali e di campi di concentramento, a promuovere guerre e alleanze già perse in partenza provocando la morte di migliaia di persone e l'orrore che tutti conosciamo. E allora sì, vien da pensare che certe trasmissioni non sono fatte a caso, si percepisce il sentore di qualche forma gratuita subdola di fare apparire certi personaggi responsabili in prima persona di morte e sterminio sotto la veste del buon padre di famiglia cercando di alleggerire in un qualche modo tutto il resto. Mi faccio delle domande. Come mai il buon Romano proprio ora scrive un libro su suo padre? Perchè Vespa lo invita a Porta a Porta? A questo episodio mi vien spontaneo collegare anche l'intervento di Fini a Gerusalemme nel quale il furbone tenta di spazzare via la pesante e oramai inconciliabile eredità da nostalgici ma che grazie al cielo la storia non potrà mai cancellare. All'interno del partito questo ha provocato scissione (Alessandra Mussolini si è indignata...ecc ecc) ma se guardiamo in maniera distaccata sono due episodi sicuramente di taglio nettamente diverso, ma che a me, che comunque non mi occupo di politica, sembrano avere un fine comune e cioè quello di ammorbidire,offuscare deviare la realtà storica dei fatti. Da un lato il grande professionista della politica che tenta di staccare i ponti col passato per regolare le carte ufficialmente sul piano storico-politico dall'altra il figlio e la nipotina del dittatore tutti intenti a far capire come era dolce buono e affettuoso il povero Benito alla intenerita opinione pubblica E purtroppo inevitabilmente (scusate l'allarmismo) mi viene in mente una frase di Primo Levi tratta da "I sommersi e i salvati" pag 164 : "Può accadere, e dappertutto. Non intendo nè posso dire che avverrà... è poco probabile che si verifichino di nuovo, simultaneamente, tutti i fattori che hanno scatenato la follia nazista, ma si profilano alcuni segni precursori... attende solo il nuovo istrione (non mancano i candidati) che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta e infetti il mondo." Voglio tanto sperare che queste parole del grande e mai sufficientemente ricordato Primo Levi non si debbano mai avverare. |