Reporter sans frontières denuncia, in un comunicato, l'ennesimo omicidio di una giornalista indipendente in Bielorussia. Tito Gandini - su Reporter Associati - ne scrive un resoconto ... che proponiamo ai nostri lettori (RED).
Bielorussia: assassinata Weronika Tcherkassova, giornalista d'opposizione
A qualche giorno di distanza dal contestatissimo voto che ha confermato il presidente Bielorusso Lukaschenko, Weronika Tcherkassova, 45 anni, una giornalista dell'opposizione bielorussa è stata trovata morta nel proprio appartamento di Minsk, uccisa da venti coltellate. "
Si indaga in ogni direzione, ma queste venti coltellate ci portano a sospettare un movente passionale, non abbiamo trovato tracce di effrazione." afferma la polizia. Secondo il Moscow Times, la Tscherkassova non era una giornalista di opposizione, nello stesso articolo troviamo anche una dichiarazione di un portavoce del governo bielorusso che afferma che la Tscherkassova non era mai stata in possesso di notizie sensibili e che si trattava di una giornalista apolitica, che brillava per la propria neutralità.
Eppure in un articolo pubblicato da "the russian journal", il giornale economico di lingua russa, il 6 luglio 2001, troviamo questa affermazione della Tcherkassova, risalente ai primi di settembre: "
Le autorità (Bielorusse ndr) hanno capito che metodi repressivi provocano troppe proteste. Le autorità sono quindi passate a non pubblicizzare le proprie azioni: Si limita il numero di copie prodotte dai giornali e delle pubblicazioni indipendenti, si scoraggiano i lettori a sottoscrivere abbonamenti ai giornali non allineati e si impongono tasse spropositate per stampare."
Difficile non sospettare che il delitto non sia in realtà invece molto politico e che si faccia di tutto per tenere tranquilla la stampa internazionale. Sempre secondo lo stesso articolo, gli editori bielorussi di giuornali indipendenti temono lo smantellamento della libertà di stampa da parte del presidente Lukashenko.
I giornali critici nei suoi confronti o quelli che semplicemente deviano dalla linea politica governativa subiscono persecuzioni da parte della polizia e si vedono rifiutare qualunque forma di cooperazione da parte dei giornali ufficiali. "
Subiamo una pressione indiretta, malgrado non ci venga detto cosa pubblicare" ha affermato Pavel Zhuk editore del Nasha Svoboda, un giornale i cui uffici sono stati perquisiti dalla polizia, "
la posizione di Lukashenko è debole e non si sa cosa sarebbe capace di fare per conservare il potere."
Con un referendum ampiamente contestato Lukashenko si è procurato il diritto di ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale nel 2006, ma secondo l'istituto Gallup la partecipazione alle urne sarebbe stata inferiore al 50% invalidando i risultati per non raggiungimento del quorum. Il capo dell'opposizione liberale ha affermato lunedì scorso alla radio Echo Moskwy, di possedere le prove di una manipolazione dei risultati: in molti casi le schede elettorali sarebbero state ignorate, mentre le urne sarebbero state sequestrate dalle milizie di Lukaschenko, che poi lontano da qualunque controllo, avrebbero contato i voti.
Secondo il giornale di Mosca Iwestija alcuni elettori avrebbero ricevuto la propria scheda elettorale con la croce già apposta sul "si". Secondo l'OSZE, l'istituto di osservazione europeo, le ultime elezioni parlamentari sarebbero state "molto distanti da criteri democratici", il diritto di libertà di parola e di libertà di manifestazione sarebbero stati fortemente limitati e l'influsso dominante degli organi di Stato sarebbe stato ovunque chiaramente percepibile.
In un'intervista a Die Welt l'osservatrice dell'OSZE Uta Zapf, del Financial Times Deutschland, afferma di essere stata buttata fuori dai locali di voto dagli scrutatori stessi. Secondo invece Wladimir Ruschailo, l'osservatore locale, tutto sarebbe stato estremamente corretto, l'occidente invece avrebbe messo un'inaccettabile pressione sul Governo bielorusso e sulla campagna elettorale. Pressione che, all'indomani del voto, anche un pur contento Lukashenko, si è sentito di criticare. La vittoria di Lukashenko è stata accolta da manifestazioni di scontento, i leader di queste manifestazioni sono stati arrestati e condannati a quindici giorni di carcere per direttissima.
Secondo Nikolai Stakowitsch in realtà Lukashenko avrebbe perso il referendum, ma costringerebbe al silenzio chiunque ponga istanze democratiche. Secondo Die Welt, mercoledì scorso ancora 37 oppositori si trovavano in stato di arresto presso la polizia di Minsk. Tra gli arrestati anche Nikolai Statkjewitsch capo del partito Socialdemocratico e il capo dell'estrema destra Pawel Sewerinez, mentre il capo dei liberali Anatoli Lebedeko è finito in ospedale con le costole rotte e un trauma cranico, "per essersi opposto alla milizia", ha affermato il ministro degli interni bielorusso. Ma secondo testimoni oculari Lebdeko sarebbe scappato in un ristorante quando la milizia è arrivata e sarebbe stato arrestato senza opporre resistenza.
I Giornalisti che hanno assistito ai fatti sono stati minacciati e picchiati anche loro. Il parlamento americano ha votato ieri un embargo contro Lukashenko e Bush si è espresso in termini molto critici, cosa di per se strana, visti gli appoggi del KGB a Lukashenko e il sostegno che invece Putin sta cercando di dare a Bush in campagna elettorale, affermando che sia un obbiettivo dei terroristi, quello di evitare la rielezione di Bush.
Intanto però Weronika Tcherkassova è morta.
Tito Gandini