Il premier ha «tre riforme» per il 2005. Sulla prima, la scuola, è già polemica
«La riforma della scuola», con «la riduzione della disoccupazione» e «la lotta al caro vita», è una delle tre priorità del «contratto Francia 2005» che sarà presentato entro la fine dell'anno. L'ha annunciato martedì scorso il primo ministro francese, Jean-Pierre Raffarin, in occasione della presentazione ufficiale del «
rapporto sul futuro della scuola», coordinato da Claude Thélot. Il documento, frutto di tredici mesi di consultazioni e dibattiti che avrebbero coinvolto un milione fra professori, studenti e genitori, individua un obiettivo prioritario: l'acquisizione, da parte di almeno l'80 per cento di una stessa classe d'età, di una «
base comune» di «
conoscenze, competenze e regole di comportamento indispensabili per tutta la vita».
Per raggiungere questo risultato, la commissione ha individuato alcune linee di azione: abbassamento dell'età della scolarizzazione da sei a cinque anni; riorganizzazione dei cicli con una più forte diversificazione professionale; anticipazione della scelta fra liceo e istituti tecnici; «
ridefinizione del mestiere dell'insegnante», con in media otto ore in più a settimana. Secondo il Ministero dell'Educazione, la riforma così concepita verrà a costare dieci miliardi di euro.
Raffarin ha promesso tempi brevi, l'approvazione entro l'anno e a regime da settembre 2006. Il premier francese spera così di rilanciare la sua «
politica delle riforme», ultimamente un po' rallentata dalla piazza in fermento prima, e dai disastri elettorali poi. Oltretutto, ad accendere la miccia dei più forti movimenti rivendicativi degli ultimi anni sono state sempre le rivendicazioni degli insegnanti. Per questo, il governo ha promesso «
ascolto» e concertazione con le parti sociali. Ma le prime reazioni al progetto non promettono vita facile a questa riforma. I sindacati denunciano uno slittamento «
verso il basso» del livello delle esigenze, che porterà inevitabilmente alla ulteriore «
penalizzazione degli allievi meno favoriti». Quello che salta all'occhio, inoltre, è la «scarsa definizione» delle linee della riforma, che lascia un largo margine di azione al governo.
Al di là della lettera, quello che il mondo della scuola francese teme dal progetto Thélot è il clima che fra le sue righe si respira. «
La scuola paga oggi la fattura di venticinque anni di irresolutezza della nostra società di fronte alla dissoluzione dei punti di riferimento morali e civici» ha dichiarato il Ministro dell'educazione François Fillon, riferendosi ai metodi post-'68. Da alcuni mesi, il dibattito sulla scuola sembra dominato da un solo leitmotiv: ritorno alla disciplina. «
L'autorità è alla moda», recitava ieri il titolo dell'
editoriale di Libération. I professori avrebbero instaurato un clima di lassismo, e gli esercizi tradizionali, come il dettato o lo studio a memoria non impegnerebbero il giusto spazio nelle ore di lezione. I sondaggi acclamano il ritorno ai «
buoni vecchi metodi»; e c'è persino un reality show, «
Il pensionato», che filma quaranta adolescenti in grembiule nero alle prese con declinazioni latine e orecchie d'asino.
«
Più si fa strada lo spettro dell'insicurezza sociale, più il bisogno di autorità si diffonde come un simulacro di baluardo contro un mondo troppo incerto», commentava Libération. «
Davanti all'incognita di un XXI secolo iniziato con un'immagine di terrore, certi si dilettano a coltivare l'illusione retrospettiva e applaudono un'epoca in grembiule di Nylon in cui la società sembrava funzionare meglio con un képi a guidarla. Quest'epoca, nello spirito della destra, è il pre-'68, quando i licei erano riservati ai figli della borghesia e i figli degli operai filavano subito a fare gli apprendisti».
Clelia Cirvilleri
13 ottobre 2004
ilaria ricciotti - 19-10-2004
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E gli insegnanti italiani? |
giovanni spano - 23-10-2004
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oggi in Italia, domani in Francia (?). |