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27) Dal carteggio Adam Smith – Berlusconi
Aldo E. Quagliozzi - 15-10-2004
Ove si legge, come in una tragica preveggenza, che “Dallo scontro fra governo e magistratura – se non interviene un colpo d’ala a disinnescarlo – possono scaturire per Lei ( il nostro egoarca n.d.r. ) due soli sbocchi alternativi: o perde, e finisce sotto processo, o vince sbaraccando il pool di Mani pulite e instaurando la dittatura del ricco Epulone.”
Siamo tragicamente giunti all’avverarsi della tragica preveggenza? Siamo alla dittatura mediatica del ricco Epulone? A quando la soluzione del tragicomico problema del conflitto di interessi? Sono trascorsi quasi dieci anni dagli ingenui auspici dell’illustre interlocutore scozzese, ma l’Italia e gli italiani aspettano ancora pazienti le proposte dell’egoarca.

Glasgow, 15 ottobre 1994

Caro Cavaliere,
seguo con grande apprensione le notizie dall’Italia. Il conflitto istituzionale apertosi da voi può diventare pericoloso, di riflesso, per l’intera Europa. Dallo scontro fra governo e magistratura – se non interviene un colpo d’ala a disinnescarlo – possono scaturire per Lei due soli sbocchi alternativi: o perde, e finisce sotto processo, o vince sbaraccando il pool di Mani pulite e instaurando la dittatura del ricco Epulone.
Mi sono giunti gli echi dello sciopero generale di ieri. Tre milioni di persone in piazza, in tutte le città d’Italia, non sono uno scherzo. Lei ha replicato con una battuta, osservando che, su venti milioni di lavoratori, tre sono una modesta minoranza. In politica l’arguzia è utile, ma, attento Cavaliere: Andreotti era maestro nell’esorcizzare i problemi più gravi con motti di spirito; ed è finito come Lei sa.
( … ) Come si fa ad arrestare un capo di governo senza provocare sconquassi istituzionali, finanziari, sociali? E come si fa a non arrestarlo senza provocare sconquassi anche peggiori?
Sulla Voce del 6 ottobre, Montanelli ha scritto:
Chi entra in politica trascinandosi un seguito di interessi macroscopici, e per di più oberati di debiti come quelli del Cavaliere, rimarrà sempre esposto al sospetto di operare in favore di quegli interessi .
E’ anche il mio chiodo, come Lei sa. La Grande Vendita, pur già tardiva, è più che mai necessaria, caro presidente, dopo le polemiche di cui è fatto oggetto il Suo governo per il varo di una legge finanziaria che ha imposto sacrifici soprattutto ai pensionati.
Ovunque vi sia una grande proprietà – scriveva Adam Smith nella Ricchezza delle Nazioni, a pagina 847 – vi è grande ineguaglianza. Per un solo uomo ricchissimo ci devono essere per lo meno cinquecento poveri, e la ricchezza di pochi comporta la miseria di molti. L’abbondanza del ricco suscita l’indignazione dei poveri, che sono spesso spinti dal bisogno e sollecitati dall’invidia a invadere la sua proprietà .
A tutela di un pacifico equilibrio sociale, fondato sul diritto di proprietà, Smith ritiene che ai governi competa il ruolo di arbitro fra il ricco e il povero. Ma come la mettiamo se il direttore di gara è un ricco? La legge finanziaria varata dal Suo governo fa pensare a una partita del Milan arbitrata dall’allenatore Fabio Capello.
( … ) Leggo in questi giorni che i tre saggi da Lei nominati hanno elaborato e presentato un’ipotesi di proposta, mediante la quale il problema del conflitto di interessi verrebbe risolto da un congegno di garanzia che Le consentirebbe di conservare la proprietà della Fininvest.
Una presa in giro in abito da sera , ha commentato Mario Segni. Il direttore del Corriere, Paolo Mieli, nell’editoriale del 9 ottobre, in merito alla proposta dei tre saggi, ha scritto: E’ inutile qui raccontarci bugie: le regole che dovrebbero garantire una civile convivenza tra maggioranza e opposizione al cospetto di un caso clamoroso di conflitto d’interessi, che per di più coinvolge l’intero sistema informativo, non si vedono neanche all’orizzonte .
Io però, in proposito, ho una mia interpretazione: Lei, che notoriamente è furbo, ha chiesto ai Suoi tre saggi di uscirsene con quell’invereconda proposta – in cui davvero non si può ravvisare se non la volontà di gabbare gli italiani – per poi lasciar tutti di sasso con l’annuncio clamoroso della vendita.
( … ) Ora comincia a trovare credito persino il sospetto che nei programmi televisivi della Fininvest si chiedano atti di fede pure ai concorrenti che partecipano ai quiz di Mike Buongiorno, perché non vedano il trucco se c’è. Mi riferisco, presidente carissimo, alla vincita di quel tale Giuseppe Mazzocchi, funzionario del Circolo costruzioni telegrafiche e telefoniche, il quale avvertì con una tempestiva soffiata la Fininvest dell’imminenza di un controllo sull’uso delle frequenze televisive, attraverso le quali i Suoi network avrebbero trasmesso il Giro d’Italia del 1993.
Mi sembra di ricordare che quello fu – un anno prima che Lei diventasse potente anche in politica – un duro colpo inferto all’ente radiotelevisivo pubblico. Ebbene, l’oscuro funzionario che in quella circostanza favorì la Fininvest, avvertendoLa in anticipo del controllo ministeriale, ebbe come premio la possibilità di partecipare alla Ruota della fortuna e vinse trenta milioni.
Sarebbe, se la cosa risulterà vera, la via televisiva alla mazzetta. E Lei, signor presidente, dovrebbe continuare a misurarsi ogni giorno con le miserevoli storie di una dubbia gestione aziendale, anche adesso, quando il destino e le Sue capacità le offrono l’occasione di agire in grande, per il bene dell’Italia?
Esca dal pantano, Cavaliere, venda in fretta. Eviterà così gli schizzi di fango che inevitabilmente produrrà l’inchiesta giudiziaria aperta da Antonio Di Pietro sulla nascita di Telepiù, la televisione a pagamento di cui Lei è proprietario.
A proposito, è vero che di quell’affare, forse non proprio limpido, fece parte anche il petroliere Massimo Moratti? Sbaglio, o questo Suo socio è parente di Letizia Brichetto Moratti, ora divenuta presidente della Rai? E’ bello questo far le cose in famiglia, tra amici, ma è un comportamento che dà adito ai sospetti dei malevoli.
Certamente Lei avrà saputo – perché le cattive notizie volano veloci – che giorni fa la BBC qui da noi ha dedicato all’Italia un documentario televisivo il cui titolo era una domanda a Lei riferita:
Il Mussolini dei media?
Correttamente, gli autori del programma avevano intervistato sia persone a Lei favorevoli, sia critici severi; ma il regista del documentario, Alex Harvey, ha preso posizione ravvisando in Italia il pericolo di un autoritarismo crescente e ha detto: < nessun uomo politico ha mai avuto tanto potere in una democrazia occidentale >.
M’imbarazza dirglielo, caro presidente, da quella trasmissione della BBC Lei è uscito a pezzi. Ancora fiducioso ( ma il tempo sta per scadere ) nella scommessa che ho fatto su di lei con l’amico scrittore italiano, La prego di gradire i miei migliori saluti. Adam Smith

( da “ Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi “ di Sergio Turone – Laterza – 1995 )

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