La rivincita dell´homo civicus. Ora torniamo al bene comune
A prima vista battersi per la tutela e la valorizzazione dei beni comuni appare una follia, perché nulla, nel mondo che ci circonda, c´incoraggia a farlo. In verità il numero di coloro che avvertono il problema cresce ogni giorno, anche perché un brontolio sordo sale dalle discariche, dove si ammassano gli effetti perversi della distruzione dei beni comuni. Ma sono molti di più (e sicuramente più potenti) coloro che alzano il volume della musica per non sentire il rumore prodotto dalla tragedia del degrado dei beni comuni, quelli che, con un sorriso d´ordinanza stampato sul viso, invitano a ballare e a dar seguito alla festa. Chi protesta viene accusato di sabotare l´irresistibile marcia del progresso, e viene guardato con patetica sufficienza oppure con sospetto, come se fosse animato da fini nascosti ed inconfessabili. Nel frattempo la madre di tutti beni comuni, il nostro pianeta, va progressivamente alla malora.
Solo pochi anni fa l´acqua era ancora un bene pubblico. Oggi la si acquista nei supermercati, e gli antichi rubinetti servono solo per lavarsi e per lavare. Tra non molto anche l´acqua per le pulizie diventerà una merce. Dopo toccherà all´aria, dal momento che la bellezza, il mare e i silenzi sono stati già da tempo recintati e venduti.
Battersi per la tutela dei beni comuni appare quindi una follia, una stultitia, perché significa pretendere di mutare la legge di gravità che sembra governare il nostro pianeta, attraversato da monadi affannate in continua competizione tra loro. Il mondo in comune si dissolve ogni giorno, per ricomparire a spicchi nelle mani di mille proprietari, orgogliosi di aver conquistato il diritto di escludere gli altri, ius excludendi omnes. Da questa distruzione dei beni comuni escono perdenti in primo luogo i più deboli, quelli che, nella lotta per l´accaparramento privato del pianeta, arrivano quando gli altri hanno già occupato i posti a sedere e chiuso ermeticamente le porte. Tutelare i beni comuni, quei beni dal cui godimento per definizione nessuno può essere escluso, significa quindi tutelare in primo luogo tutti gli esseri umani, senza alcuna distinzione di sesso, razza, classe o cultura, difendere una forma elementare, ma vitale di uguaglianza. E impegnarsi per la tutela e la valorizzazione dei beni comuni vale la pena per più di una ragione. Un mondo diviso tra soggetti che se lo contendono senza requie e senza regole è, infatti, un mondo ingiusto, insicuro, difficile da abitare e da lasciare alle generazioni future.
FRANCO CASSANO
tratto da "
Homo Civicus", edizioni Dedalo
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Nuovo saggio del sociologo, padre del
pensiero meridiano:
La riscossa dell´homo civicus
Impegno politico e difesa del territorio: il manifesto di Cassano
di ANTONIO DI GIACOMO
Né sudditi né clienti, ma cittadini. Battersi contro la pervasiva tirannia degli Stati e del mercato è una possibilità reale che, secondo Franco Cassano, passa dalla riscoperta della cittadinanza attiva. Dalla volontà di riappropriarsi di un´etica che abbia per fondamenta quella che il sociologo barese sceglie di chiamare «la ragionevole follia dei beni comuni». Ecco l´auspicio del risveglio di un "homo civicus", che abbia voglia di rituffarsi a capofitto nei meandri della polis e di prenderne in qualche misura le redini. Ed ecco la proposta di "
Homo Civicus (La ragionevole follia dei beni comuni)", l´ultimo saggio di Franco Cassano in uscita in questi giorni nelle librerie con le edizioni Dedalo (pp. 224, 15 euro).
Non un libro qualsiasi, tuttavia, bensì un netto e motivato manifesto politico-culturale per una, da più parti vagheggiata, rinascita civile del Paese. In un asse di continuità con la stagione del pensiero meridiano, Cassano invita così a un ragionato risveglio delle coscienze, a Sud e non solo. Il monito del sociologo è ad andare oltre il torpore di un´inerzia che non è poi affare esclusivo della sonnecchiante provincia meridionale, presa ad aspettare che prima o poi passi la nuttata di eduardiana memoria. Alla celebre battuta di "Napoli milionaria", Cassano oppone invece il titolo di una poesia di
Rocco Scotellaro, E´ fatto giorno. «Erano appena alle spalle - osserva - gli anni delle lotte contadine. Ma oggi c´è ancora bisogna di svegliarsi. La nottata siamo noi».
L´analisi di Cassano muove dunque da un´imprescindibile presa d´atto, dalla consapevolezza di una sorta di patologia che sa di Sud. «C´è un´antica malattia degli intellettuali meridionali, ma - scrive - più in generale dei meridionali, che corre sempre il rischio di vincere: l´oscillazione tra anarchismo e opportunismo. Si minacciano fuoco e fiamme, e poi si passa a riscuotere. Oppure ci si finge così radicali e alternativi rispetto al sistema da essere poi disponibili a tutto: presidenze, consulenze, benemerenze. Non è proteggendo la propria carriera che si può far andar avanti il Sud. Occorre mettere insieme le forze, ridare a tutti il gusto del lavoro comune. Solo così a Sud, e non solo a Sud, ci si può fare del bene».
Un
j´accuse certo destinato a far discutere e a sollevare polemiche, eppure in fondo legittimo, visto e considerato che Cassano non ha scelto d´imboccare le vie né dell´anarchismo né dell´opportunismo, bensì dell´impegno civile. Prova ne sia, più d´altre, l´avventura della stessa
Città plurale, l´associazione per la rinascita della cittadinanza attiva da lui fondata a Bari nel dicembre 2000. In tempi non sospetti, peraltro, quando non era ancora esplosa e dilagata la voglia di piazza che è stata poi della stagione brevissima dei girotondi e di quella che frettolosamente a qualcuno ha fatto comodo liquidare come antipolitica. Tant´è che finito, almeno nei più, il gusto trendy di fare girotondo, Cassano non soltanto non rinuncia a credere nell´opportunità di fecondare di nuova linfa i terreni della politica, ma gioca al rilancio con la sfida di "Homo Civicus", per fuoco centrale l´obiettivo della tutela dei beni comuni.
C´è forse poco altro da fare nell´Italia di Berlusconi, «un paese fuori controllo» e annodato su se stesso nella progressiva dismissione anche della più vaga traccia di un´idea del pubblico, dei beni comuni quindi. A sentire Cassano, è l´immagine di un´Italia che s´infrange nello specchio dei suoi conflitti d´interessi, contraddizioni pardon. La soluzione prospettata dal sociologo artefice del
pensiero meridiano - che, tra le pagine di "Homo Civicus", inanella nel filo del suo discorso analitico pure alcuni suoi scritti già editi - sta insomma nell´esercizio delle cosiddette virtù civili. Nell´assunzione di responsabilità, una volta per tutte, della sorte dei beni comuni.