Quasi mille studenti sono coinvolti nell'originale iniziativa che ha ideato il Centro di servizio per il volontariato «Dar voce» di Reggio, per invitare e orientare i ragazzi al mondo del volontariato. Un modo per costruire, in contemporanea, sensibilità e attenzione di tante scuole e organizzazioni intorno a un tema così importante per le giovani generazioni. Si chiama «Quando tornate?» ed è una mostra interattiva e itinerante, che prende le mosse dal paese di Correggio e dai suoi poli scolastici. E' in corso fino a sabato 9 marzo al liceo scientifico «Aldo Moro» di via XX Settembre, a Reggio, per passare poi il 15 marzo all'Istituto tecnico commerciale Scaruffi, chiudendo la sua performance al Bus Pascal, venerdì 19 e sabato 20 aprile.
Non è sempre semplice parlare ai giovani e giovanissimi dell'universo volontariato, del quale troppo spesso - e in modo errato - viene messo in primo piano l'aspetto «sacrificio», relegandolo nell'archivio del buonismo.
La mostra organizzata da «Dar Voce», invece, si pone come uno strumento azzeccato: sfugge decisamente a ogni tipo di catalogazione usuale, dal momento che si fregia della rara caratteristica dell'interattività.
Riesce inoltre a far riflettere i giovani sui valori e le motivazioni dell'impegno nel volontariato e a costruire una rete di relazioni sinergiche tra scuole e le numerose associazioni, stimolando collaborazioni tra soggetti sociali differenti.
Non è un caso che, oltre all'associazione «Dar Voce», si siano attivate le energie della facoltà di Scienze della comunicazione dell'Università degli studi di Modena e Reggio, e di ben settanta operatori, tra docenti, giovani attori e studenti, a garanzia di un'iniziativa capace di integrare l'esperienza del volontariato con l'identità, spesso in ricerca e frammentata, di un giovane.
«Quando tornate?». E' la domanda, pressoché costante, che anziani e ragazzi pongono ai volontari al termine di un incontro o di un pomeriggio trascorso insieme. La mostra, dunque, vuole coinvolgere in prima persona i soggetti che vi partecipano, invitandoli a mettersi in gioco nel racconto della propria esperienza, delle emozioni e delle potenzialità.
Tanti sono gli attori coinvolti nella rappresentazione di un percorso simulato e opportunamente costruito che permette, in un'ora e mezzo a ogni classe, di fare esperienza di volontariato sulla propria pelle, chiedendosi il perché dell'essere volontari e ponendosi in relazione con l'altro, in una sorta di work in progress dinamico, in cui si incontrano generazioni diverse e spesso lontane.
La mostra, quindi, è uno strumento per favorire il dialogo tra le diversità, intessendo legami forti all'interno della comunità locale.
Legami sempre più frammentati e rari, specie per i giovani e giovanissimi, per i quali è sempre più facile e immediato accedere al virtualmondo di Internet, piuttosto che alla compagnia di un amico (in carne e ossa), o di un anziano.