breve di cronaca
Veneto, settanta maestri "cancellati"

L'articolo 13 della Finanziaria non ammette repliche. Il Parlamento ha stabilito dei tetti di spesa che devono essere rispettati. L'organico degli istituti scolastici di ogni ordine e grado va ridotto dell'1\%. Degli 8500 tagli previsti sul territorio nazionale ben 695 avverranno nel Veneto. Vale a dire che settanta insegnanti di scuola elementare nella sola provincia di Padova sono destinati a fare armi e bagagli. Un numero inevitabilmente destinato a crescere non appena l'ufficio scolastico regionale del Veneto avrà fornito i dati sulla popolazione delle medie e degli istituti superiori. Per ora si possono azzardare soltanto alcune previsioni: nel Veneto dovranno essere tagliate 150 cattedre alle medie, 380 in licei e scuole professionali.
Ma è il futuro assetto delle elementari a preoccupare le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil: l'ennesimo incontro di ieri mattina in Provveditorato non ha sortito alcun effetto. L'amministrazione scolastica non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. Le parti si sono concesse una pausa di riflessione fino a martedì prossimo. Poi il confronto dovrà necessariamente riprendere. Stando alle direttive del ministro Moratti gli organici delle elementari vanno definiti entro il 9 marzo. "Non abbiamo mai contestato la riduzione - attacca Simone Meggiolaro, della Cisl Scuola - ma il decremento demografico avrebbe suggerito un calo fisiologico di circa 5000 posti, non di 8500. Ciò che risulta inaccettabile sono i criteri di ripartizione tra le regioni. I tagli verranno operati in maniera percentuale senza tenere conto del trend della popolazione scolastica - prosegue il sindacalista - in questo modo il Veneto con circa duemila alunni in più dovrà rinunciare allo stesso numero di insegnanti della Puglia, che conta 1800 bambini in meno". Anche Padova risulterà nell'elenco delle province maggiormente penalizzate: dovrà lasciare libere settanta cattedre nonostante le classi prime segnino una crescita pari a 260-270 bimbi. Alcuni plessi si ritroveranno con un organico insufficiente a garantire la didattica. In città sono a rischio la "Prati" di Voltabrusegana e la "Montegrappa" di Montà. Ma è nella Bassa e nel Piovese che si registrano le situazioni più drammatiche. Nei piccoli centri la precedente riorganizzazione dei plessi non aveva potuto incidere granchè. Sia per le eccessive distanze che per le difficoltà legate al servizio di trasporto. Diversi istituti potrebbero essere costretti a chiudere i battenti. Emblematico il caso di Codevigo che ha finora mantenuto in vita i plessi delle frazioni di Cambroso, Rosara e Conche, con classi spesso composte da meno di dieci bambini. Uno scenario identico a quello in cui operano le elementari di Carceri, Sant'Urbano e Vighizzolo d'Este.

Luca Ingegneri




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