Alcune riflessioni sull’insegnamento della Geografia nella Scuola Primaria
Gino De Vecchis*
Obiettivi e Indicazioni Nazionali per la Scuola Primaria e per quella Secondaria di primo grado rientrano in un più vasto progetto riformatore, che dovrebbe coinvolgere tutta la scuola nel suo insieme. Se consideriamo le innovazioni recenti che negli ultimi anni hanno interessato l’Università e che non sembrano ancora giunte al termine, si può ben affermare che il quadro nazionale dell’istruzione stia mutando completamente.
Anche dai precedenti governi il disegno riformatore era stato impiantato, pur se non compiutamente realizzato per i cambiamenti politici nel frattempo intervenuti. L’intento di procedere congiuntamente, coinvolgendo tutti i gradi e livelli di scuola, e non singoli segmenti, come finora si è fatto, è lodevole di per sé. L’insegnamento ha bisogno di una coerenza che può essere garantita soltanto da un progetto unitario e non da riforme e ristrutturazioni parziali, non coordinate e sfasate nel tempo.
Una compiuta coesione è importante per la geografia, una materia che, trovando spazio fin dalla scuola dell’infanzia, risente in maniera negativa di discontinuità tra un livello e l’altro nei contenuti, negli obiettivi, nei metodi. Clamoroso, per esempio, è il passaggio dalla Scuola media (III media) ai primi due anni del Ginnasio-Liceo (IV e V Ginnasio), dove si ripete lo studio dei Paesi extraeuropei.
Vi è per la geografia anche una seconda penalizzazione, prodotta dalla mancanza di un progetto riformatore unitario; vengono, infatti, pregiudicate le sue straordinarie potenzialità interdisciplinari, esplicite soltanto in una visione d’insieme delle discipline. Purtroppo quest’ultima opportunità non sembra pienamente colta, almeno nel primo ciclo d’istruzione, mancando visioni veramente integrate delle diverse materie di studio (soprattutto tra storia e geografia).
La geografia a scuola da disciplina prevalentemente descrittiva ed enciclopedica si è progressivamente rinnovata, manifestandosi sempre di più come disciplina crono-spaziale, indirizzata alla ricerca delle spiegazioni e delle motivazioni dei fatti geo-antropici, all’individuazione e alla comprensione dei rapporti di interdipendenza, alla valutazione critica dell’organizzazione del territorio e degli interventi che lo modificano. La geografia ha, infatti, le finalità essenziali di consentire la lettura e l'interpretazione del territorio (alle varie scale) e di promuovere la conoscenza dei rapporti che l'uomo e le società intrattengono con l'ambiente. Presenta, quindi, una complessità di contenuti, di obiettivi e di metodologie, che possono attivare opportunità applicative molteplici e variegate, peraltro fortemente agganciate all’attualità e che sono indispensabili alla formazione di quadri mentali utili all'analisi critica delle realtà (locali e globali) nelle quali si vive.
Queste 'qualità' caratterizzanti della geografia, se tenute costantemente presenti nella prassi quotidiana, agevolano molto il lavoro del docente, che trova abbondante materia per incuriosire e coinvolgere lo studente. E così, attraverso la geografia, i ragazzi possono imparare a comprendere meglio il mondo, partendo innanzi tutto dal loro spazio di relazione. I programmi, che pure costituiscono per il docente un punto di riferimento importante, ne indirizzano strategia e azione.
La forte continuità didattica della disciplina rende difficile riferirsi alla Scuola Primaria senza esaminare la Scuola Secondaria di primo grado, in quanto queste sono state concepite in maniera unitaria, soprattutto per quanto riguarda i contenuti.
Le nuove Indicazioni nazionali presentano, confrontandole con i programmi ministeriali finora vigenti, forme di persistenza e d’innovazione, che vanno attentamente vagliate dal docente, con il necessario inquadramento nel contesto disciplinare.
Rispetto alla persistenza si osserva il mantenimento della tradizionale impostazione regionale. Il docente deve fare attenzione a non cadere in una conoscenza stereotipata, ripetendo cioè modelli fissi e convenzionali basati su una descrizione regionale del pianeta, superficiale e nozionistica. Si pensi, per esempio, a una geografia regionale imperniata sulla esclusiva divisione in Stati, con la enunciazione di aspetti fisici (monti, fiumi...), antropici (popolazione, insediamenti...), economici (attività agricole, industriali, commerciali, turistiche...). Al contrario, vanno presi in considerazione i numerosi elementi che si trovano negli Obiettivi specifici di apprendimento della geografia e che sono collegati a concetti fondanti della disciplina o a tematiche forti, che attraverso un adeguato insegnamento possono essere acquisiti dagli studenti e contribuire in modo sostanziale alla loro formazione. Operando in questo modo possono essere superati i pericoli di una semplicistica (e magari nozionistica) descrizione regionale, utilizzandone i benefici, soprattutto in termini di sistematicità.
Riguardo alle novità, la più evidente nelle Indicazioni consiste in una ripartizione della geografia regionale in due momenti successivi: nella Scuola Primaria si studia prevalentemente l’Italia, nella Secondaria di primo grado l’Europa e il mondo; si passa così da un procedimento ciclico, da tempo in vigore, a uno di tipo progressivo.
Si riportano solo alcune considerazioni relative alla Scuola Primaria, i cui obiettivi specifici di apprendimento sono articolati in tre sezioni: primo anno, primo biennio (classi 2a e 3a) e secondo biennio (classi 4a e 5a).
Per il primo anno sono evidenziate due fondamentali conoscenze: gli organizzatori (sopra, sotto, davanti, dietro, vicino, lontano…) e gli elementi costitutivi dello spazio vissuto (funzioni, relazioni e rappresentazioni). Per il primo biennio si approfondisce la conoscenza dello spazio, tenendo presente che l’ambiente è costituito da elementi fisici e antropici e che il territorio non è immobile, ma in continua trasformazione. Nello stesso lo spazio si dilata sempre di più: dal proprio ambito territoriale al comune, alla provincia, alla regione.
Lo spazio continua ad ampliarsi nel secondo biennio, quando lo studio riguarda l’Italia nel suo complesso.
Si deve rilevare, infine, l’introduzione di due concetti nuovi rispetto al passato: quello di spazio economico e quello di sviluppo sostenibile; entrambi rivestono notevole importanza per una migliore comprensione della complessità del mondo d’oggi.
*Presidente nazionale dell’
Associazione Italiana Insegnanti di Geografia