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E andammo dove il vento ci spinse
Anna Pizzuti - 26-09-2004
Ed è proprio del filosofo questo che tu provi, di essere pieno di meraviglia; né altro cominciamento ha il filosofare che questo” …..La filosofia nasce dall’incanto e dallo stupore..quel che attrae è l’inatteso

La meraviglia e lo stupore che si aprono e si arricchiscono attraverso lo sguardo che dà per gli occhi una dolcezza al core, secodo la teoria che Dante ha appreso dall’amico Guido Cavalcanti. Con il quale forse ne avrà parlato mentre navigavano, insieme a Lapo ed alle loro tre donne, su quel vasel ch'ad ogni vento per mare andasse.


Lo stesso mare solcato, pochi decenni prima, dalle navi di una crociata molto particolare: la crociata detta degli scomunicati per essere guidata da un imperatore scomunicato: Federico II, lo stupor mundi. Fu l’unica spedizione in Terra Santa conclusa vittoriosamente senza spargimento di sangue. Invece di fare la guerra agli infedeli, egli avviò trattative con il sultano d'Egitto, al-Kamil, concludendo un accordo decennale che garantì ai cristiani il possesso di Gerusalemme, Betlemme e Nazaret nonché una fascia costiera, mentre ai musulmani fu riservata a Gerusalemme l'area del tempio con la loro moschea.

Non so quanto durassero gli effetti di quella trattativa, la prima delle infinite che sarebbero venute secoli dopo, che ci hanno fatto sperae invano che gli sguardi possano incrociarsi e farci riconoscere nell’altro ciò che si è stati.

Ciò che si è stati insieme, ciò che insieme si è creato, tanti secoli fa, quando nasceva – senza che lo sapesse – l’Europa. Che quella nascita ha dimenticato.


Era l’epoca, che poi improvvidamente fu chiamata medioevo, l’epoca in cui sia la Sicilia di Federico II quanto la Spagna di Alfonso X el Sabio, re di Castiglia. svilupparono delle civiltà splendide, dove il cristiano, l’ebreo o il mulsumano convivevano assieme; e intrecciavano e fondevano le loro culture e la loro lingua, in un mirabile incrocio forse unico nella storia.

L’epoca in cui il musicista arabo-andalusino e quello castigliano, suonavano insieme il liuto

L’Europa nasceva da lì ed è lì, in quello squarcio di luce che ha illuminato i secoli che chiamiamo bui, che dovrebbe andare a cercarla la propria identità più vera e profonda. Che ebraico, arabo, cristiana, dovrebbe chiamarsi. Perchè così è. Uno sguardo all’indietro per ricomporre la frantumazione sanguinosa che oggi lo sguardo ce lo strazia.

Allo stesso modo in cui la reconquista straziò e disperse coloro che quell’intreccio erano riusciti a creare.

Arabi ed ebrei, cacciati dalla Spagna che segnò, con quella vittoria, l’inizio della propria decadenza.
Gli Arabi riattraversarono il Mediterraneo. Per gli ebrei iniziò una nuova tappa della diaspora.
Quasi all'improvviso, migliaia di persone dovettero operare la difficile scelta fra esilio e conversione: per coloro che scelsero di restare e di convertirsi si aprì in quel momento un altro capitolo drammatico, quello dei loro rapporti con un mondo cristiano sempre più chiuso e ostile, all'interno del quale l'Inquisizione lavorò per secoli allo scopo di eliminare ogni traccia di quello che era stato il fiorente ebraismo sefardita. Per coloro che scelsero la via dell'esilio ebbe inizio invece una spesso drammatica peregrinazione, che per molti si concluse con la morte o con il mercato degli schiavi. Delle sofferte vicende della diaspora sefardita riferisce Guido Nathan Zazzu ("E andammo dove il vento ci spinse")

Eppure, oggi, ecco che di reconquista si riparla. Lo hanno fatto i terroristi che hanno rivendicato gli attentati di Madrid, e lo ha fatto Aznar, in un discorso tenuto qualche giorno fa. Come se solo il male sapessimo conservare, del passato.

Che però le sue tracce le lascia.

In ciò che guardiamo.

In ebraico Sefarad significa ‘Spagna’ e furono gli ebrei sefarditi – quelli che, per un destino comune, ma dimenticato, andarono con gli arabi “dove il vento li spinse” a dare al duomo di Modena il nome con il quale è conosciuto. Ghirlandina, perché somigliava alla Ghirlanda di Siviglia.

O nella musica che ascoltiamo.

"Racconta Ibn Khaldûn at-Tûnisî come nel secolo IX, sotto il regno dei califfi andalusini ommeyyiadi, arrivò in terre iberiche un musicista e compositore d’origine kurda proveniente da Bagdad di nome Ziryâb, detto l’Uccello Nero. Tempo dopo, Ziryâb radicò a Cordova allora capitale di Al-Andalus, e là fondò il primo conservatorio dell’Europa medioevale diventando così il padre artistico di un genere conosciuto come "musica arabo-andalusa" (al-mûsîqà al-andalusiyyah). Una musica che secoli dopo tornò di nuovo nel Magreb coi mudejares e moriscos profughi nel Marocco (Scuola di Tangeri) e in Tunisia (Malûf), e che lasciò il suo segno nel flamenco." (Tratto da www.battiatovirtual.it)



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