Lo dice Giordano Bruno Guerri, direttore dell' Indipendente, in una lettera, che sarà pubblicata sul giornale di domani, al consigliere d' amministrazione Marcello Veneziani.
Con un lungo editoriale che compare domani sulla prima pagina dell'Indipendente, il direttore Guerri invita Marcello Veneziani, nella qualità di membro del CdA della Rai di avviare anche in televisione una stagione di "
revisionismo storiografico".
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Caro Marcello esordisce Guerri
scrivo a te perché capirai al volo quello che ho da dirti e perché sei l'uomo giusto nel posto giusto al momento giusto.
Anni fa Francesco Storace lanciò, con ragione e buon esito, la polemica sui libri scolastici di storia faziosi e da rivedere. E la Rai? La Rai è la più grande azienda culturale del Paese e ha agito per decenni nel più assoluto monopolio. In questi decenni ha trasmesso centinaia e centinaia di trasmissioni sulla storia d'Italia e del mondo: documentari, sceneggiati, dibattiti ecc. tutti ispirati dalla politica e dalla cultura di sinistra, la famosa 'egemonia. Autori, sceneggiatori, conduttori, consulenti, dibattenti, capistruttura, registi, persino attori e, ça va sans dire, i capi supremi sono andati dove soffiava il vento rassicurante e redditizio del vincente, cui un'ottusa Dc aveva lasciato la delega alla cultura, tanto più se divulgativa".
A questo punto Guerri avanza la sua idea:
"Prendiamo cinquanta, cento trasmissioni, dibattiti, sceneggiati storici ecc. della Rai dal 1954 a oggi. Rimandiamoli in onda per intero su una rete in un orario non assassino e ridiscutiamoli alla presenza di specialisti e divulgatori di tutte le aree culturalpolitiche (per carità, non deve essere un 'arrivano-i-nostri'). L' interpretazione di sinistra (l'egemonia) non ha trascurato niente, dalla storia di Roma antica a quella dell' Umanesimo, dalle interpretazioni del Risorgimento all'analisi del Rinascimento, dai personaggi celebri a quelli ignoti, dai più grandi eventi mondiali al nostro secondo dopoguerra...".
Redazione - 25-09-2004
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Oltre al revisionismo storico, pare che il "tubo catodico pubblico " manifesti altre falle che
a lezione di giornalismo non si imparano.
In Italia scandalizziamo e scuotiamo la testa: in Francia passano ai fatti con indubbio umorismo.
Mercoledì scorso una cinquantina di persone hanno deposto cervelle di vitello davanti alla sede della TF1, a Parigi, per protestare contro la presenza irrisoria di programmi culturali. Patrick Le Lay, direttore generale dell'emittente, ha dichiarato nel libro "Les dirigeants face au changement" che l'obietivo di TF1 è di vendere a case produttrici o agenzie pubblicitarie “du temps de cerveau humain disponible”.
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