Ove si torna a disquisire sull’umore del nostro egoarca, sulla propensione tutta sua di illudere gli astanti, che siano vicini o siano distanti e raggiungibili solamente via etere, e su quella sua immutevole abitudine di mentire sulle cose di questo mondo e del loro divenire, non considerando giusto essere leale verso tutti ma ritenendosi, in quanto unto, essere e dover essere l’unico depositario di una verità, la sua verità, che mal si concilia il più delle volte con una realtà ben diversa e sotto gli occhi di tutti.
Ed ove si riporta un insegnamento del grande vecchio Adam Smith, che così metteva in guardia, al suo tempo, i nuovi pervenuti alla ricchezza: “ ( … ) Un nuovo ricco è sempre sgradevole, noi ne invidiamo la superiorità nei nostri riguardi, e pensiamo che avremmo il suo stesso diritto alla ricchezza. ( … ) “
“
Bellagio, 24 agosto 1994
Caro Cavaliere,
se non sbaglio, un agosto politico movimentato come questo non l’avevate, in Italia, dai tempi ormai lontani di Saragat.
( … ) Il turbolento agosto di quest’anno, ( … ), sembra nascere soprattutto da spontaneo ribollire di polemiche all’interno della Sua maggioranza. Umberto Bossi attacca Lei, accusandoLa di non volere la legge antitrust, e non s’accorge che ormai questa parola stessa, antitrust, ha assunto il significato di un esorcismo futile e misterioso.
L’altro Suo alleato, Fini, attacca la Banca d’Italia, attribuendole propositi di larvato sabotaggio nei confronti del governo. Intanto la Borsa e la lira scendono: cosa mai accaduta in alcun altro paese del mondo in cui sia salita al potere una coalizione di centro-destra. Come mai i giornali di questo infernale agosto sono pieni di titoli drammatici?
Conosco la Sua risposta. Colpevole è l’ostilità della stampa verso il Suo ministero. Il 12 agosto Lei ha raccontato al telegiornale la barzelletta di Berlusconi che passeggia col Papa ai bordi di una piscina; al Pontefice cade il breviario nella vasca: il presidente del Consiglio va a recuperarlo camminando sull’acqua; i quotidiani del giorno dopo titolano: Berlusconi non sa nuotare.
Quella trovata Le ha procurato una serie impressionante di record. E’ la prima barzelletta filogovernativa che si sia mai ascoltata in Italia, dove neppure il fascismo, ai suoi bei tempi, riuscì a diffondere una sola storiella satirica favorevole al regime. E’ il primo adattamento di una spiritosaggine dall’Est comunista all’Occidente liberaldemocratico: infatti era stata usata in Polonia per Jaruzelsky.
E’ la prima volta che un presidente del Consiglio, implicitamente, si paragona a Gesù Cristo. Infatti il Corriere della Sera, in un brioso articolo dedicato all’uso recente delle battute scherzose in politica, e firmato da Elisabetta Rosaspina, termina con una storiella riciclata dai tempi di Craxi e oggi avente Lei a protagonista.
E’ quella di Berlusconi che, arrivato in Paradiso, ottiene d’essere subito ricevuto dal Padreterno. Il colloquio si protrae stranamente a lungo. San Pietro, nervoso, sta per bussare alla porta, quando è proprio il Padreterno a uscire un po’ corrucciato dalla stanza. < Tutto bene? – domanda San Pietro ansioso – Quell’uomo vi ha turbato? >
Il Signore scuote la testa, sopra pensiero: < Non, no, è simpatico. Soltanto non riesco a capire perché debba fare io il vice-presidente >.
( … ) D’incutere simpatia negli altri abbiamo bisogno tutti, ma Lei, signor Presidente, sembra averne necessità disperata. Altrettanto eccessiva appare l’afflizione iraconda in Lei suscitata dalle più ovvie e civili critiche dell’opposizione o della stampa. Come mai?
Io non sono psicologo, però forse nel Suo inconscio si è sedimentato l’effetto di carenze affettive, tipiche dell’uomo potente, forte, che si è fatto da solo e che di tale solitudine – dopo aver toccato i più prestigiosi traguardi – comincia a sentire il peso.
Facendosi gran dispensatore di simpatia, Lei sollecita la nostra e, se per qualsiasi motivo non gliela concediamo, ci colloca fra i suoi nemici.
Forse questo Suo dato caratteriale deriva dal fatto che nella fedeltà dei Suoi amici intravede un pizzico d’invidia magari inconscia, dovuta proprio all’essersi Lei fatto da solo, essendo partito da zero? E’ uno stato d’animo cui il vecchio Adam, nelle Lezioni di Glasgow, dedica riflessioni acute: < Un nuovo ricco – scrive – è sempre sgradevole, noi ne invidiamo la superiorità nei nostri riguardi, e pensiamo che avremmo il suo stesso diritto alla ricchezza >.
Insomma, caro presidente, Lei, per il Suo bene, deve decidere: o ritiene che l’esibizione del successo e della ricchezza siano potenti fattori di consenso, e allora continui ad esibirli, senza però contemporaneamente pretendere d’essere simpatico; oppure, se attribuisce maggior peso alla simpatia umana e appassionatamente desidera esserne oggetto, sia un tantino più prudente – non ho detto ipocrita – nell’ostentare in televisione i parchi sterminati e lussureggianti delle Sue ville in Lombardia o in Sardegna, dove si sono svolte le talora tempestose riunioni di questo difficile agosto. Mi sono spiegato?
( … ) Sarà un caso ( e non mi dia del fissato se nelle opere di Adam Smith riesco a trovare osservazioni pertinenti su ciascuna delle vicende che viviamo oggi ), ma nella Teoria dei sentimenti morali ho scovato una frase che mette in guardia il lettore dal rischio di esagerare nel ricorso alla barzelletta.
E’ questo uno dei mezzi di cui ci serviamo per suscitare simpatia nell’uditorio. Ma, attento: < Un uomo è mortificato quando, dopo essersi sforzato di divertire la compagnia, si guarda attorno e vede che nessuno, tranne lui, ride alle sue facezie >.
( … ) Per esempio, Le sembra che sia stata una pensata di segno liberale quella degli spot propagandistici che il governo ha fatto diffondere dalla Rai? Un esecutivo che utilizza il servizio televisivo pubblico non per informare, ma per fare l’apologia di se stesso, presterebbe il fianco alla critica anche nel caso che gli spot di autoelogio avessero comunicato provvedimenti già resi operativi.
Invece il timbro < fatto >, che appariva sul video accompagnato da un imperioso suono secco, si riferiva il più delle volte a intenzioni. Lo ha detto pure Maurizio Costanzo, che, pur essendosi a suo tempo espresso contro il suo impegno diretto in politica, può restarsene tranquillamente alla Fininvest perché in tanti anni si è creato una sua enclave d’autonomia, e può permettersi di far notare ( … ) che dietro il famoso < fatto > scandito dagli spot si sentiva < un tono stizzito e polemico, una specie di tié, diciamo noi a Roma >.
Fra l’altro, aggiungo io, se il < tié > si riferisce a un dato concreto, può essere al massimo censurabile sul piano della buona educazione. Se invece si riferisce a un proposito gabellato come una realizzazione, allora è turlupinatura. Sbaglio?
( … ) Le rinnovo i miei cordiali saluti. Adam Smith “
( da “ Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi “ di Sergio Turone – Laterza – 1995 )