breve di cronaca
"Libera ripresenti la domanda"
il Manifesto - 26-02-2002
Troppe polemiche, il ministero dell'istruzione rettifica. O meglio, cerca giustificazioni più credibili alla decisione della settimana scorsa di espellere Libera dalle scuole: l'associazione antimafia non ha presentato requisiti sufficienti all'accoglimento della domanda, ma può ripresentarla corredata dalla documentazione necessaria.
"L'associazione, pur dichiarando di possedere tutti i requisiti - si legge in un comunicato a firma Moratti - evidenzia nei dati forniti carenze riguardo all'innovazione metodologica e all'utilizzo delle tecnologie". Carenze, continua la nota, che si vanno ad associare al fatto che "la documentazione delle attività svolte è inadeguata perché non vengono fornite indicazioni riguardo alle finalità, ai materiali utilizzati, al tipo e al numero dei corsisti, alle verifiche effettuate e agli esiti raggiunti. Il dicastero - precisa il ministero - non ha poteri di intervento nello stabilire gli enti accreditati per le attività formative".
In un primo momento la Moratti si era limitata a parlare di "non chiare finalità", giustificando così la decisione di far fuori il cartello di 740 associazioni antimafia guidato da don Luigi Ciotti, senza rinnovare il protocollo d'intesa che scadrà il prossimo giugno. Una presa di posizione che da subito ha scatenato molte reazioni, soprattutto di chi legge una mossa politica più che tecnica. Dalla solidarietà espressa a Libera da parte dell'Agesci (una delle più importanti associazioni educative), alla condanna della decisione "vergognosa" da parte dell'opposizione parlamentare. "E' stata ed è una riserva per il paese e le istituzioni - ha ricordato l'ex presidente e componente della commissione antimafia Giuseppe Lumia - nella passata legislatura la commissione antimafia l'ha utilizzata ampiamente". Mentre Lucio Bebolin, del Coordinamento nazionale comunità d'accoglienza, solidarizzando con don Ciotti invita il governo a sottrarsi a questa impostazione "discriminante e punitiva" privilegiando il metodo "del riconoscimento delle pluralità come grande patrimonio della politica e della società".



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