breve di cronaca
Scuola cattolica e centralità dell'individuo
Avvenire - 24-02-2002
PADOVA Convegno della fondazione Bortignon con il ministro Moratti e il segretario della Cei Betori
La scuola alla prova della realtà

De Rita: meno schematismi e più attenzione al territorio

Sara Melchiori



PADOVA. Il sistema scuola, in Italia, chiede cambiamenti radicali. Ma come cambiare e quali sfide si aprono per la scuola cattolica? Ha cercato di dare risposte il convegno organizzato dalla fondazione Girolamo Bortignon, svoltosi a Sarmeola (Pd). Al tavolo dei relatori: l'«antropocentrismo» educativo del gesuita Paul Valadier, la lettura ecclesiale del segretario della Cei Giuseppe Betori, l'attesa intervista al ministro Letizia Moratti, mentre il fondatore del Censis Giuseppe De Rita ha sbriciolato ideali e utopie lanciando sfide concrete parlando di Nordest, e scommettendo su autonomia e protagonismo individuale.
La scuola cattolica, sotto questo profilo, ribadisce la centralità dell'individuo. Lo ha sottolineato il gesuita Paul Valadier sostenendo che le istituzioni educative cattoliche dovrebbero assumersi il ruolo fondamentale di formare "persone" e quindi inserirle prima di tutto in un contesto di relazioni sociali. Integrazione fra scuola, famiglia, territorio per portare per mano il bimbo che crescendo si educa. Una visione ripresa da monsignor Betori che legge una riforma educativa alla luce del progetto culturale della Chiesa italiana. E sottolinea due aspetti necessari: «Il riconoscimento che l'educazione è responsabilità della società intera, comunità e singoli attori, invece che consumatori passivi; e il riconoscimento dell'irrinunciabile ruolo di promozione, garanzia e controllo dello stato rispetto ai diritti della persona di ricevere un'istruzione e un'educazione adeguate e secondo libera scelta».
Contenuti ripresi dal ministro Moratti che nella riforma mette al centro lo studente e la capacità della scuola di essere al passo con la società delle competenze e delle culture (e di qui l'introduzione della doppia lingua straniera) ma anche delle nuove tecnologie. Con una "pari dignità" tra licei e scuole di formazione professionale come pure fra formazione "umana" e "produttiva", per creare una conseguenzialità tra scuola e lavoro. Investendo parimenti per il sistema statale e per quello parificato.
Ma la realtà è dura, precisa Giuseppe De Rita: «Non possiamo solo appellarci ai valori o alla solidarietà», e la sussidiarietà - sostiene - difetta ancora di responsabilità. La vera sfida è guardare dove siamo, precisa De Rita che osservando la realtà del Nordest: «Quello che serve nel sistema educativo - sintetizza De Rita - è individualizzare, non omogeneizzare». In quest'ottica diventano fondamentali un'accentuata autonomia (non basta la delega alle regioni), una forte caratterizzazione competitiva che giochi le carte della qualità. Perché di fatto la scuola appartiene al mercato e come tale deve essere sottoposta alle regole del controllo, della qualità, della competitività.

Sara Melchiori


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