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Il parere di un dirigente
Federico Niccoli - 26-08-2004
L’insostenibile leggerezza dell’essere

A proposito della direttiva riservata inviata dal Capo dipartimento Pasquale Capo

Ricordate la famosissima gag di Totò ? Un tizio, scambiato per un altro di nome Pasquale, veniva preso a sberle fortissime al grido : “questa è per te, Pasquale!” . Il tizio, nonostante l’accanimento degli autori delle sberle, continuava a ridere, innervosendo i suoi aguzzini. Quando gli chiesero : “perché continui a ridere?” , rispose beffardo : “io mica mi chiamo Pasquale!”.
Il nostro Capo al quadrato (Capo dipartimento e Capo Pasquale) può stare tranquillo. Le repliche alle sue grida manzoniane arriveranno alla (incolpevole?) Moratti.
Andiamo con ordine nella lettura della direttiva:
- Preliminarmente si tratta di un testo infarcito di linguaggio rococò, antico, in puro stile burocratese (“non è infrequente il caso…”, “Questo Ministero è a conoscenza di inziative….”, “Al riguardo si ritiene innanzitutto di dover precisare che la riforma di cui trattasi…”.
- In cauda venenum: il linguaggio finalmente diventa esplicito e minaccioso ! I direttori degli Uffici scolastici vengono invitati a procedere disciplinarmente “in presenza di eventuali comportamenti che configurino violazioni delle norme vigenti” .
- Quali sarebbero i comportamenti censurabili?
- I dirigenti scolastici dovranno sdegnosamente rifiutare gli inviti che i detrattori della Riforma rivolgerebbero loro “a non dare attuazione alla riforma o a differirne l’applicazione in attesa di non meglio individuati approfondimenti o riflessioni”. Il dottor Capo, che di nome fa Pasquale e quindi non può ignorare le circolari firmate personalmente dal suo Ministro, non può dimenticare che su alcune delle questioni più controverse (una su tutte : la figura del tutor) la stessa Moratti con circolare n° 29 del 5 marzo 2004 ricordava che il tutor deve essere in possesso di specifica formazione e che , inoltre, “”le modalità di svolgimento della funzione tutoriale costituiranno oggetto di appositi approfondimenti e confronti nelle sedi competenti, in esito ai quali saranno impartite ulteriori indicazioni e precisazioni”” . Caro dott. Capo, come Ella potrà agevolmente constatare (mi adeguo al suo linguaggio!) non si tratta di “non meglio individuati approfondimenti o riflessioni” , ma di precisi impegni del Ministro .
La specifica formazione non esiste, gli appositi approfondimenti e confronti non sono avvenuti né nelle sedi competenti (né, a quanto risulta, a Villa Certosa in Sardegna) e soprattutto non sono state impartite ulteriori indicazioni e precisazioni . Perché gridare alla mancata applicazione di una norma in attesa di approfondimenti e confronti ? Per inciso, vorrei ricordare al dott. Capo che il dirigente scolastico è un funzionario repubblicano, non un funzione governativo e che, per legge, ""organizza l'attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formativa...nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici"” e che, infine, è il rappresentante legale dell'istituzione scolastica, che ha un suo potere specifico di autoorganizzazione.

- Occorre riconoscere che la direttiva ministeriale contiene un paragrafo scritto con molta abilità, così come faceva la Chiesa controriformista che, per condannare Galileo Galilei, gli “metteva in bocca” affermazioni censurabili per poterlo facilmente combattere. Il dott. Capo testualmente scrive : “”Il richiamo, poi, all’autonomia scolastica, quale strumento che per la sua rilevanza costituzionale, consentirebbe di disattendere a norme di rango primario è del tutto infondato e in conferente, considerato che l’autonomia può validamente ed efficacemente esplicarsi solo nell’ambito del quadro normativo vigente, non al di fuori o in contraddizione con lo stesso, ipotesi questa che, se praticata, configurerebbe condotte arbitrarie e perciò censurabili.” . Tutti sappiamo che l’autonomia non può disattendere norme di rango primario né può esplicarsi al di fuori del quadro normativo vigente. Anche la Corte Costituzionale, in una recentissima sentenza del gennaio 2004, ha affermato un principio simile a quello notificato dal dott. Capo, ma con un codicillo fondamentale, che risulta del tutto assente nella direttiva in questione. La Corte ha così sentenziato : “tale autonomia non può risolversi nella incondizionata libertà di autodeterminazione, ma esige soltanto che a tali istituzioni siano lasciati adeguati spazi di autonomia che le leggi statali e quelle regionali, nell'esercizio della potestà legislativa concorrente, non possono pregiudicare"".
- Il quadro normativo vigente, cui si appella il dott. Capo, è certamente rappresentato dalla Legge Moratti e dai decreti legislativi applicativi, ma anche , e direi soprattutto, dalla Costituzione della Repubblica, che ha innalzato l’autonomia delle istituzioni scolastiche al rango di norma superprimaria. A questo proposito il nostro Capo dipartimento non può scrivere , in modo riservato (perché, poi?), che “questo Ministero è a conoscenza di iniziative….”. Non si tratta di iniziative carbonare o clandestine, ma di un ricorso al Tar del Lazio, promosso dai Sindacati confederali per annullamento, per eccesso di delega, di molte norme contenute nel decreto legislativo Moratti con richiesta aggiuntiva di dichiarazione di incostituzionalità di quelle e di altre norme della legge di Riforma della Scuola
- Ragioniamo per assurdo : se su tutto quello che riguarda "il come", il Miur potesse determinare (non come suggerimento o indirizzo, ma come vero e proprio ordine di servizio) tutte le modalità di impiego dei docenti e tutte le forme di flessibilità didattica, gli art. 4 e 5 del DPR 275/99 sarebbero di fatto abrogati e inutilizzabili . Qui può benissimo venirci in aiuto l’inequivocabile principio sancito dalla Corte Costituzionale : una tale regolamentazione di dettaglio non lascerebbe alcuno spazio di autonomia alle istituzioni scolastiche e, pertanto, sarebbe palesemente violato il principio costituzionale della adeguatezza degli spazi in questione.
- Possiamo, quindi, e dobbiamo sostenere con forza la legittimità delle nostre opposizioni alla riforma Moratti soprattutto per gli aspetti lesivi delle prerogative dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e non subire passivamente disposizioni palesemente illegittime con riferimento soprattutto alla figura del tutor, alla modulazione dettagliata dell’impianto orario, alle modalità di compilazione degli strumenti di valutazione e, da ultimo, ma molto più importante di altre invenzioni del prof. Bertagna, alla dettagliata prescrizione delle modalità di compilazione dei piani personalizzati
Per concludere, vorrei rammentare anche al dott. Capo, che è riconosciuto come uno dei più efficienti responsabili centrali del Ministero, quella sorta di preghiera laica che , nel corso delle manifestazioni di massa contro la Riforma Moratti, così invocava il dio delle scuole : “ti preghiamo vivamente: consentici di continuare ad andare a scuola con gioia, ma senza letizia”.

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