Il 30% dei prof è di troppo
Rolando A. Borzetti - 20-08-2004
In un'intervista apparsa il 17 agosto su Italia Oggi e segnalata da Ferdinando Mancini (Segretario Regionale della Uil Scuola Molise), il Senatore Asciutti (commissione istruzione del senato) denuncia "alcuni errori dal parlamento" ed afferma: "Serve un reclutamento che sfoltisca gli organici"


"Gli organici degli insegnanti sono sovradimensionati del 30% rispetto agli standard europei. Eppure ogni anno ci sono oltre 100 mila supplenze di lunga durata. Il sistema di reclutamento, ma anche di gestione del lavoro, va cambiato". Lo dice Franco Asciutti, presidente della commissione istruzione del senato.

Domanda. A fronte di un precariato che non accenna a essere contenuto, quest'anno le regole per rivedere i punteggi sono cambiate tre volte. E a una settimana dal 25 agosto, termine entro il quale effettuare le nomine in ruolo, molti uffici provinciali sono ancora in affanno nella definizione delle graduatorie definitive, sommersi dai reclami.

Risposta. È una situazione caotica. Questa volta però il ministero di colpe ne ha davvero poche. È vero, il supporto informatico ha fatto cilecca in più di un'occasione. Ma sono state decisive, a ingenerare errori, le modifiche apportare dal parlamento alla legge sulle graduatorie.

D. L'ultimo intervento, quello in seno al ddl onmibus sulla p.a. (n. 186/04), era stato motivato dalla necessità di mettere riparo agli errori precedentemente commessi dal parlamento con la legge n. 143/04. Il rimedio pare però essere stato peggiore del male, almeno dal punto di vista del regolare avvio del nuovo anno.

R. Era doveroso limitare al 2003/2004 la decorrenza dei nuovi punteggi. Non si possono cambiare le carte in tavola anche per il passato, non sarebbe stato corretto. Ma sulle scuole di montagna, come sul servizio atipico, abbiamo finito solo per creare confusione e delusione.

D. Per esempio?

R. L'intento del legislatore, con il doppio punteggio per le scuole di montagna, così come per le piccole isole e gli istituti penitenziari, era di incentivare il servizio in sedi disagiate, garantendo stabilità di personale e dunque continuità didattica. Ora invece c'è il rischio di premiare il servizio svolto in sedi che non sono di montagna e di escludere quelle che invece lo sono. Insomma, era necessaria una maggiore accortezza da parte del parlamento.

D. L'amministrazione rispetterà il termine del 25 agosto?

R. Le immissioni saranno fatte in tempo, anche perché nella maggior parte dei casi si attingerà dalla prima e dalla seconda fascia delle graduatorie permanenti, che non sono toccate dai nuovi punteggi. Ma quello che è successo dovrebbe servirci di lezione. Serve un nuovo reclutamento.

D. Il decreto Moratti, congelato dopo le critiche dei sindacati e i dissapori interni alla stessa maggioranza, prevede una formazione presso le università, programmata per numero e discipline, e assunzioni dirette fatte dai presidi.

R. È fuori di dubbio che va eliminato il sistema delle graduatorie permanenti, ovviamente con una fase transitoria a esaurimento. È il peggiore di tutti, crea inutili attese e aspettative. Vanno invece formati solo gli insegnanti di cui si ha bisogno. Oggi, rispetto alla media dei partner europei, abbiamo un terzo dei docenti di ruolo in più. Questo significa che vanno programmate bene le prossime assunzioni.

D. La strada è quella degli albi professionali regionali?

R. Sono contrario a uno stato diviso in 20 staterelli, con 20 diverse scuole, ognuna con il proprio albo. Serve un sistema unitario di formazione degli insegnanti e di assunzione.

D. Il federalismo va in senso opposto.

R. Non tutti sono d'accordo nella maggioranza. Ritengo che la programmazione delle assunzioni, come la gestione degli istituti scolastici, possa essere affidata alle regioni. Ma non l'intero sistema dell'istruzione, che deve rimanere nazionale nei suoi principi generali.

D. Con le chiamate dirette si creerebbero 10 mila diversi reclutamenti e non 20.

R. Sarebbero residuali e solo sulle materie non obbligatorie. Le nomine dirette, del resto, esistono già nelle università. Il sistema nazionale va tutelato sui programmi e i principi.


a cura di Alessandra Ricciardi

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