La portaerei
Fuoriregistro - 19-08-2004
Su "Liberazione" del 3 agosto 2004 è apparso un articolo che, sebbene "datato", pone più di un problema alle coscienze intorpidite di buona parte della sinistra ferma nelle paludi dei conticini elettorali, della politica senza programmi e del pianeta delle immagini.
Lo riceviamo e pubblichiamo più che volentieri, dando seguito ad un'altra riflessione suggeritaci qualche articolo fa a proposito di spine nel fianco ed incoerenze.
Sperando che "i nostri nipoti un giorno" non ridano troppo "amaramente di noi commiserandoci", ma possano cogliere e riconoscere, dentro il groviglio, la presenza di molti e diversi fili.


L'ARCIVESCOVO DI GENOVA AL VARO DELLA NUOVA PORTAEREI "CAVOUR", STRUMENTO DI MORTE: QUELLA BENEDIZIONE E' UNA BESTEMMIA.

Quello che segue è l'articolo che don Tonio Dell'Olio, coordinatore nazionale di Pax Christi, ha scritto in occasione del varo della nuova portaerei italiana "Cavour", avvenuto a Genova lo scorso 20 luglio, alla presenza del capo dello Stato.

Con in testa il presidente della Repubblica, e a seguire il ministro della Difesa e il capo di Stato Maggiore della marina, oggi a Genova inaugurano la nuova e più grande portaerei della Marina militare italiana. La presenza del presidente della Repubblica dice da sola della solennità che si vuole conferire al momento. Dice anche dell'importanza e del significato di questa scelta che farà spendere all'Italia un bel mucchio di soldi: 900 milioni di euro solo per il momento.
La portaerei infatti viene varata ma non ancora consegnata alla Marina militare. La consegna avverrà nel 2007 allorquando la nave sarà attrezzata di tutto punto dei suoi temibili strumenti di morte e potrà solcare i mari per «essere impiegata in importanti missioni all'estero» dice laconicamente il dispaccio del ministero. D'ora in poi anche la Marina italiana potrà vantarsi di «poter finalmente puntare a missioni internazionali a largo raggio». Aggiungendo poco dopo che la portaerei «sarà in grado di ospitare anche i velivoli a decollo orizzontale, come i nuovissimi Joint strike fighters (.) e un sottosistema missilistico Saam-It Aster 15, due cannoni 76/62 "Davide" per difesa a corto raggio, tre mitragliere da 25 millimetri Oto-Breda (.)».
Come si vede si tratta di armamenti che sono molto lontani persino dal normale impiego nelle cosiddette "missioni di pace" e che non potrebbero in nessun modo essere considerate armi di difesa del territorio, quanto di attacco. Il "pregio" di una portaerei infatti consiste proprio nella possibilità di avvicinarsi all'obiettivo permettendo l'operatività degli strumenti aeronautici giudicati insostituibili per le guerre moderne e quelle del futuro. Il capo di Stato Maggiore della Marina, l'ammiraglio Sergio Braghi, dopo aver descritto le particolari tecnologie ultrasofisticate dell'imbarcazione (velocità, capacità di alloggio, adattabilità alle diverse condizioni.) ha esemplificato dicendo che «può raggiungere velocemente le coste del Golfo Persico senza bisogno di rifornimento lungo il tragitto e spendendo solo il 50% del carburante a sua disposizione».
Ma tutto questo rientra nella più classica della retorica militare. Se rivedessimo oggi i filmati del Duce che inaugura i "temibili" armamenti dell'epoca in dotazione al nostro esercito, rideremmo. Noi speriamo sinceramente che anche i nostri nipoti un giorno potranno ridere amaramente di noi commiserandoci.
Fin qui la retorica che speravamo definitivamente superata e che invece ritroviamo puntuale e aggiornata. Una grande bandiera tricolore da record avvolgerà lo scafo al momento del varo che vedrà come madrina di eccezione una nobildonna discendente di Cavour.
Ma al di là della retorica il cerimoniale compassato prevedeo anche la presenza dell'arcivescovo di Genova, il cardinal Tarcisio Bertone, già presidente della commissione Cei Giustizia e Pace. Avrei sperato fosse lì costretto esclusivamente dal dovere istituzionale dell'ospitalità nei confronti del presidente della Repubblica e invece ancora il rigido cerimoniale prevede la benedizione della portaerei.
Ho il vantaggio di scrivere quando l'evento non si è ancora consumato e per questo lasciate che per un attimo mi lasci andare al sogno, al desiderio di vedere finalmente i segni tangibili di una Chiesa che vive per intero la profezia della pace.
Lasciate che pensi che il presule possa avere uno scatto di fierezza evangelica e rifiutarsi di compiere quel gesto perché non si benedicono mai gli strumenti di morte in nome del Dio vivente.
Il varo di una portaerei che sarà armata di tutto punto non è un segno di fiducia e di speranza nel domani. E' una minaccia verso i popoli del Mediterraneo e verso tutte le nazioni alle quali dovremmo piuttosto aprirci con fiducia e senso di amicizia.
Non si benedice una portaerei perché è destinata a portare distruzione e morte esattamente come Sua Eminenza si rifiuterebbe certo di benedire la sala ospedaliera in cui si praticheranno le interruzioni di gravidanza. Il comandamento tu non uccidere non ammette deroghe o cedimenti perché sarebbe la negazione stessa della vita in cui splende la presenza di Dio. In questo caso quella benedizione suonerebbe come una bestemmia!
Non si benedice uno strumento di morte che ha già ucciso tutti coloro che sarebbero stati salvati dalla morte per fame o malattia se quei 900 milioni di euro fossero stati investiti in programmi di sviluppo.
La benedizione cristiana poi in questo senso sarebbe di certo una contraddizione più grande di una portaerei.
Nel nome del Padre che è il creatore si benedirebbe forse un simbolo tanto potente della de-creazione?
Nel nome del Figlio che ci salva dalla morte offrendo se stesso alla morte e perdonando i suoi uccisori, si benedice uno strumento che pretende di salvarci arrecando la morte agli altri?
Nel nome dello Spirito Santo che vivifica e sostiene il mondo intero, si può mai benedire ciò che sopprime ogni alito di vita?
Per queste ragioni voglio continuare a sperare e a pregare affinché il cardinal Bertone scelga piuttosto di pronunciare un discorso e una preghiera a favore della pace, della comprensione tra i popoli, del rispetto dei diritti e della giustizia, della promozione e del riconoscimento della dignità di ciascuna donna e ciascun uomo che abitano questo pianeta. Questa vita, delle donne e degli uomini che lavorano, sperano, si affaticano, amano, sorridono, danzano e cadono, il Signore si degna ancora di ricolmare di benedizioni.

Tonio Dell'Olio


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 Anna Pizzuti    - 20-08-2004
Da "l'Unità" di ogg questa scheda informativa.

Il 25 luglio scorso il Senato ha definitivamente convertito in legge il decreto che stabilisce le norme per la proproga della partecipazione italiana a missioni internazionali, compresa quella dell'Iraq. Che al nostro paese costerà, nel 2004 284.984.563 euro Soldi che vanno ad aggiungersi ai 225,5 milioni di euro stanziati dal primo luglio al 31 dicembre del 2003.
Il fatto che si tratti di una missione che ha poco di umanitario e molto di militare è confermato anche dalla disparità fra il costo delle spese strettamente militari, che assorbono la quasi totalità di quei 285 milioni circa di euro e di quelle per la ricostruzione, che ammontano a soli 20 milioni di euro.
Il nostro contingente, che opera nell'ambito dell'operazione Antica Babilonia, è composto da 3068 unità. Si tratta di circa un terzo degli uomini attualmente impegnati in operazioni militari all'estero (9244). Agli italiani è affidata la provincia di Dhi Qar (quella di Nassirya), regione meridionale del paese, posta sotto il comando inglese. Ufficialmente la missione del contingente è quella di garantire la cornice di sicurezza essenziale per consentire l'arrivo degli aiuti e di contribuire, con capacità specifiche, alle attività di intervento più urgente nel ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali. Nei fatti, i militari italiani, continuamente nel mirino - l'ultimo attacco risale a ieri - si tengono alla larga da Nassirya e la loro missione si riduce a difendersi dai possibili attacchi.