Agosto, la scuola, la Sinistra
Sandra Coronella - 08-08-2004
In pieno agosto si parla di scuola….e non solo per le peripezie dei precari e il caos delle assunzioni. Se ne parla nelle alte sfere della politica, ma non c’è proprio da rallegrarsi.
Mi riferisco – è ovvio – alla ormai nota uscita di Rutelli (anche se lo stesso sembra poi aver corretto il tiro…fatto rettificare dal proprio portavoce , ecc….ma voler imputare tutto a un malinteso mi pare davvero eccessivo….).
Dice appunto Rutelli che la sinistra, in un futuro governo (futuro ma un po’ meno certo ogni volta che ci sono uscite di questo genere) non dovrebbe abrogare le leggi della destra.
E fa un paragone davvero poco azzeccato con Penelope. Forse gli sfugge che la regina di Itaca disfaceva di notte la tela da lei stessa realizzata di giorno…mentre il mondo della scuola a tessere quella certa tela non ha affatto messo mano. Se mai, con costanza e saggezza degne – queste sì – di Penelope, ha lavorato ogni giorno a limitarne i danni.
Ma a sostenere Rutelli intervengono altri. Da molte di queste prese di posizione (e direi anche dalla sua) si ricava l’impressione che la scuola non c’entri niente e sia ancora una volta usata per manovre di altro tenore. Ma c’è un punto, e se ne fa assertore Nicola Rossi in una lettera a Repubblica del 5 agosto , che farebbe quasi ridere se non facesse rabbia.
Dice Rossi che il Paese (e nello specifico ovviamente intende anche la scuola) avrebbe bisogno di rassicurazione…..
Ma quale rassicurazione? Chissà perché, leggendolo, mi sono venute in mente quelle immagini di terremotati che a distanza di anni vivono ancora accampati in sistemazioni disastrose. Deve essere quello il tipo di sicurezza che intende….
Come si può rassicurare la gente se non togliendo di mezzo le macerie e i pezzi di edificio pericolanti e cominciando insieme a rafforzare e ricostruire?
L’impressione è che ci prendano tutti per scemi.
Scrive Rossi: “Quale sarebbe la nuova riforma del centrosinistra (o qualcuno realisticamente pensa che ci si potrebbe limitare ad abrogare quella in vigore)? Chi ne sarebbe colpito e chi no? Quando entrerebbe in vigore?”.
Davvero non gli viene in mente che abrogare una legge sbagliata possa essere qualcosa di diverso da ciò che ha fatto l’attuale ministro con la riforma precedente, e cioè due righe in un decreto lasciando tutti nel caos delle interpretazioni (vedi ad esempio la questione dell’obbligo)?
Non credo proprio che sia impossibile – visto che, fra l’altro, il governo di sinistra non nasce domattina – esaminare con attenzione ciò che l’attuale governo ha causato, con leggi, decreti ma anche circolari e provvedimenti diversi, e le conseguenze già in atto sul concreto vivere della scuola.
Non credo sia impossibile pensare a provvedimenti che affrontino ciascuna delle emergenze nel breve e nel medio termine, evitando appunto il caos e dando il tempo poi di mettere a punto in un percorso partecipato e condiviso tutti i cambiamenti che vogliamo e che si rendono necessari.
Non è questo che dovrebbe saper fare un governo? E cioè tradurre scelte politiche in misure di governo e amministrative che facciano funzionare le istituzioni?
Non se la sentono di pensarci alcuni dei futuri candidati al governo? Peccato….Lascino fare a chi se la sente.
E personalmente spero che nelle prossime settimane e mesi riusciamo noi, con i nostri sindacati, le nostre associazioni professionali, il movimento, e con la competenza che appartiene a chi i problemi li affronta ogni giorno, a formulare richieste e proposte rispetto alle quali nessuno possa defilarsi.
Richieste e proposte che abbiano il segno della chiarezza e della concretezza.
Spero che riusciamo a non lasciarci travolgere in una sterile discussione che con la scuola non ha niente a che fare, perché - è vero - abrogare non significa semplicemente tornare al *prima* ma è vero anche e soprattutto che certe uscite non hanno proprio niente di rassicurante e se mai aumentano la sfiducia e i rischi di astensionismo.
Certo, per definire il da farsi *da subito* bisognerebbe avere chiari gli obiettivi, e forse proprio qui casca l’asino visto che Rossi accanto al messaggio di rassicurazione ne pone uno che chiama in generale “promozione”.
Dopo di che scopre (e meno male) che una buona scuola pubblica costa, e richiede risorse….e conclude parlando di competizione e di merito….
Quest’idea di premiare il merito risparmiando sulle spese….decisamente mi pare di averla già sentita….come fare basterebbe chiederlo al ministro Moratti. Non c’è proprio bisogno di scomodare la sinistra.


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