breve di cronaca
L'ultima mossa di Bobby Fischer
Il Manifesto - 23-07-2004
Il campione in attesa di estradizione da Tokyo agli Usa chiede asilo a qualche «paese amico»

IGOR FIATTI

Altra mossa a sorpresa dell'ex campione di scacchi americano Bobby Fischer. Arrestato la settimana scorsa dalle autorità giapponesi all'aeroporto Narita di Tokio per il possesso di un passaporto non valido, e ricercato dagli Usa per aver violato nel 1992 le sanzioni internazionali contro la Jugoslavia accettando di disputare nel paese sotto embargo la rivincita del suo storico match del 1972 contro il sovietico Boris Spassky, Fischer ha chiesto asilo politico in un paese terzo per evitare l'estradizione negli Usa. «Bobby Fischer non vuole rimanere in Giappone, dominato dall'America, corrotto, brutale e ostile», ha detto la presidente della federazione giapponese di scacchi, Myoko Watai, amica dello scacchista che vinse la «battaglia del secolo», come fu allora battezzata la partita metafora della guerra fredda tra Mosca e Washington. «Né tanto meno tornare negli Stati Uniti, dove lo aspetta una corte speciale, dieci anni di prigione e forse anche una morte prematura», ha aggiunto la Watai.

32 anni fa, la partita che metteva in palio il titolo di campione mondiale di scacchi tra il genio eccentrico americano, Bobby Fischer, e il detentore, il sovietico Boris Spassky catturò l'attenzione del pianeta. La sfida fu giocata nella capitale islandese Reykyavik, a metà strada tra le due superpotenze. Il match del secolo rimase in forse fino all'ultimo: l'incontro si svolse solo dopo che furono accettate tutte le pretese dello sfidante; Fischer chiese e ottenne una borsa di 138 mila dollari e si arrivò alla scelta dell'Islanda solo dopo che l'americano fece fallire i grandi sforzi e sacrifici affrontati dalla federazione scacchistica jugoslava, che aveva preparato una organizzazione grandiosa.

Appena arrivato offese gli islandesi, definendo l'Islanda inadeguata per l'evento perché non aveva un bowling. Poi si lamentò di tutto: delle telecamere, delle luci, del tavolo, delle sedie. Fischer, definito dalla stampa squilibrato e paranoico, accettò di giocare solo dopo che un miliardario inglese raddoppiò il premio partita, portandolo a 250 mila dollari. Dopo la vittoria, il ragazzo di Brooklyn avrebbe dovuto sfidare il sovietico Anatolij Karpov nel 1975, ma impose per il match regole così bizzarre che l'associazione scacchistica internazionale lo privò del titolo, assegnandolo d'ufficio al sovietico. Poi Fischer scomparve sino alla rivincita della «battaglia del secolo» organizzata in Jugoslavia nel 1992.

Prima di giocare nella città montenegrina di Sveti Stefan, Fischer ricevette una lettera del dipartimento del tesoro Usa che gli intimava di rinunciare al match. Il campione sputò sulla lettera durante una memorabile conferenza stampa. Giocò e vinse di nuovo, diventando un ricercato. Poi il fece perdere le sue tracce in Asia, tra Giappone e Filippine. Negli ultimi anni spediva fax dalla sede della federazione di scacchi giapponese e interveniva sulle frequenze di una radio filippina, Radio Bombo, con discorsi antisemiti e antiamericani. Le autorità giapponesi lo hanno arrestato all'aeroporto di Tokio mentre stava partendo per le Filippine, che intanto gli avevano revocato il passaporto.

Adesso, il campione aspetta l'eventuale estradizione negli Usa in una cella giapponese; ma per ribaltare la partita ha ancora una mossa a disposizione, l'accoglimento della domanda di asilo da parte di qualche «paese amico».

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