Mauritius. L’ultima beffa
Il governo britannico vieta il ritorno a casa alle famiglie deportate trent’anni fa. Per tenere gli sguardi estranei alla larga dalla base Usa, e forse anche dalla nuova Guantanamo.
Avevano fissato la
data per il ritorno e organizzato le modalità del viaggio. Ma le 8.500 persone originarie dell’arcipelago di Chagos, nel mezzo dell’Oceano Indiano, esiliati forzatamente 30 anni fa per far posto alla base Usa sull’isola di Diego Garcia, hanno dovuto subire un’altra beffa, la peggiore. Il governo di Londra ha infatti promulgato il 10 giugno una legge che proibisce loro il ritorno alla terra natìa.
Non potranno mettere piede su Diego Garcia, né sulle altre 64 isole dell’arcipelago. Erano stati deportati verso le Mauritius e le Seychelles fra il 1967 e il 1973, quando l’Inghilterra, che aveva
conservato la sovranità su questo territorio della ex-colonia Mauritius, decise di “affittare” Diego Garcia agli Stati uniti. La nuova legge ribalta la sentenza con cui nel novembre del 2000 l’Alta corte di Londra aveva definito illegale il “trasferimento” forzato dei nativi di Diego Garcia e riconosciuto il loro diritto a farvi ritorno. “Una pugnalata alla schiena”, l’ha definita l’avvocato difensore degli “chagossiani”. E il leader della comunità costretta all’esilio, Alan Vincatassin, ha commentato: “E’ la legge più raccapricciante che sia mai stata adottata in nome della regina”. Riferendosi allo studio di fattibilità commissionato dal ministero degli esteri di Londra, il ministro Bill Rammell ha motivato la decisione con l’accresciuta esigenza di difesa degli Stati uniti in seguito all’11 settembre, l’alto costo dell’operazione di reinsediamento della popolazione, e la “vulnerabilità agli eventi naturali” [incluso il riscaldamento globale] che renderebbero difficile la vita agli abitanti [ma non ai militari Usa]. Ma perché proibire allora il ritorno anche a spese proprie, e perché anche sulle altre isole non occupate militarmente dagli Usa? In molti cominciano a dar credito alle voci secondo cui ciò da cui gli americani vogliono tenere lontani gli sguardi estranei, è ben altro che le “ordinarie” attività militari. Su Diego Garcia sarebbe in funzione una sorta di filiale di Guantanamo per prigionieri iracheni considerati “di particolare interesse”, dove vengono svolti
interrogatori segretissimi le cui tecniche non hanno nulla da invidiare a quelle usate ad Abu Ghraib. Un’ipotesi di cui si stanno interessando anche organizzazioni come Amnesty international e la Croce rossa internazionale, che recentemente si sono viste negare il permesso di visitare l’isola.