Anna Pizzuti - 24-06-2004 |
Una proposta, un ragionamento, in questi tempi di grande indecisione. Da scuolaoggi Per ragionare sui percorsi formativi nell’età dell’adolescenza di Domenico Chiesa Il problema 1. La scelta che segna e orienta l’intero disegno di cambiamento contenuto nella L.53/03, è quella che prospetta due sistemi di formazione per il secondo ciclo. La decisione di costruire due sistemi di formazione rappresenta una rottura profonda del filo conduttore che ha guidato la politica scolastica italiana dall’inizio degli anni sessanta. È dunque urgente proprio sulla scuola dopo i 14 anni rilanciare una discussione approfondita, laica, senza preconcetti che aiuti la definizione di un progetto di innovazione in grado di reggere una prospettiva praticabile e alternativa a quella dell’attuale Governo; una prospettiva che intercetti i reali bisogni di formazione e la migliore cultura del fare scuola già presente nella nostra scuola e con essa il consenso, il contributo e il protagonismo dei soggetti che la praticano. I ragionamenti che seguono sono necessariamente schematici e hanno come obiettivo la scomposizione e l’analisi del problema, in prima approssimazione e in tutta la sua complessità, lasciando pienamente aperta la ricerca della possibili soluzioni. L’attesa è che lo schema di analisi qui proposto sollevi un’animata e fruttuosa discussione. 2. Attorno al problema di quale/i percorso/i formativo/i per gli adolescenti si possono riscontrare almeno tre filoni di ragionamenti e di prospettive: - la proposta contenuta nell’art. 2 della Legge 53/03 con le possibili variazioni sul tema del sistema duale - la “scuola di pensiero” che dagli anni sessanta percorre la ricerca e la pratica della scuola (le “grandi” sperimentazioni degli anni sessanta, i paralleli disegni di legge fini alla metà degli anni ottanta, il progetto della commissione “Brocca” e le pratiche diffuse hanno assunto come modello l’articolazione biennio-triennio ponendo ai due segmenti finalità specifiche all’interno di un percorso coerente e progressivo in cui si realizzi una graduale integrazione con la formazione professionale, cercando di evitare la “canalizzazione” a 14 anni e quindi contrario alla logica duale) - il processo che da quasi un ventennio ha spostato via via il baricentro dell’innovazione dall’impianto curricolare a quello dell’ingegneria organizzativa (dalle sperimentazioni “assistite” fino ai progetti della seconda metà degli anni novanta). Non mi pare possa essere considerata una “terza via” e può sostenere indifferentemente le precedenti soluzioni. 3. La tesi che si propone alla discussione e si cerca di argomentare si basa sull’idea secondo cui i percorsi formativi che seguono la scuola 3-14 anni e che porteranno ad un diploma e/o ad una qualifica professionale debbano prevedere il prolungamento dell’obbligo d’istruzione di almeno due anni. È l’alternativa praticabile e non velleitaria al doppio sistema. È una proposta che assume la valutazione che il nostro sistema scolastico sia da innovare non tanto attraverso la rivoluzione dell’impianto istituzionale/formale (la scansione dei cicli) quanto nella qualità dei processi di insegnamento/apprendimento realizzati in un percorso formativo dai tre ai diciannove anni progressivo e in grado di corrispondere alle esigenze formative proprie delle diverse fasce di età. La prosecuzione dell’obbligo all’istruzione nel primo biennio della scuola secondaria di secondo grado rappresenterebbe una tappa storica del processo che dall’inizio degli anni sessanta segna lo sviluppo della scuola nella direzione del suo rilancio e della sua rivalutazione come Istituzione costituzionale. È una scelta che, superando ma non annullando quelle degli anni settanta-novanta, ridisegna la scuola come uno dei fondamentali motori di democrazia, contrapponendosi allo strisciante processo di descolarizzazione che si respira in alcuni atteggiamenti sociali e politici. Il significato del “diritto allo studio” è nel garantire un ciclo di studi sufficiente (nella qualità e nel tempo) per il recupero degli svantaggi sociali. Sarebbe fondamentale affrontare e sviluppare due importanti problemi: quale biennio? Quali percorsi seguono e si “innestano” su tale biennio? Attorno al primo problema cerco di abbozzare alcuni ragionamenti (superamento del biennio “unico” prefigurato negli anni settanta, proposta di bienni unitari già collocati nei percorsi della scuola secondaria e in grado di essere “riconosciuti” dalla formazione professionale all’interno di percorsi integrati che a tali bienni potranno seguire); il secondo problema non troverà qui l’adeguato approfondimento: il problema della formazione professionale e della sua riforma è uno dei grandi temi da affrontare in un processo di innovazione del sistema formativo e, paradossalmente, proprio la proposta di due sistemi (o tre, se si pensa anche all’apprendistato) rappresenta un modo per eluderlo. Sarà dunque necessario che tale problematica venga con forza ripresa e affrontata nella dimensione opportuna, unitamente ai temi dell’apprendistato e dell’alternanza. Leggi tutto il documento • Un punto da cui partire • Alcuni chiarimenti sul rapporto tra istruzione (scuola), formazione professionale e lavoro • La proposta dei due sistemi (dei licei e dell’istruzione/formazione professionale) • Perché elevare l’obbligo dell’istruzione nei bienni di scuola secondaria di secondo grado • Alcuni effetti diretti e indiretti dell’elevamento dell’obbligo nei bienni unitari • La priorità da affrontare e approfondire con urgenza: quali bienni? Come costruirli? • Per una nuova prospettiva della politica scolastica |