La scuola italiana si trova in questo ultimo periodo di maggio nel momento più delicato della resistenza legale alle cosiddette “innovazioni” della riforma, infatti proprio in questi giorni i collegi dei docenti si trovano a deliberare i tre nodi più scottanti nei quali si intrecciano due leggi che in parte si trovano in contrasto tra di loro: la legge Moratti e la legge sull’autonomia.
Tutti i collegi dei docenti ormai sono informati, sia per i corsi di autoaggiornamento interni che in seguito all’effetto che i movimenti di genitori e insegnati hanno provocato all’interno delle scuole; i tre nodi cui mi riferisco sono i criteri per l’individuazione delle persone cui affidare la funzione tutoriale, la riconferma del Pof (Piano dell’offerta formativa che tutti i genitori hanno visionato all’atto dell’iscrizione e che hanno in mano in copia) e l’adozione dei libri di testo.
In particolare mi voglio soffermare su quest’ultimo argomento in quanto è l’unico dei tre che richiede non solo il parere dei docenti ma anche quello dei genitori ed è comunque una logica conseguenza delle decisioni degli insegnanti in merito alla figura del tutor e rientra in un discorso più ampio di rifiuto di una riforma non condivisa né dagli insegnanti né da gran parte dei genitori e neppure dai sindacati.
Proprio in questo periodo la nostra commissione sulla riforma ha proposto alle scuole vicine una lettura comparata delle indicazioni nazionali con le nostre programmazioni, frutto di anni e anni di lavoro collegiale con tutti i docenti del circolo.
Premetto che le Indicazioni Nazionali (nuovi programmi) sono allegate “in via transitoria” alla circolare applicativa del decreto che riordina materna, elementare e media perché non ha seguito ancora l’iter legislativo che li rende obbligatori, quindi sfruttando la legge sull’autonomia possiamo decidere di non applicarli; questa, oltre che una scelta conforme al parere del collegio, è anche una scelta pratica perché i nuovi programmi si basano su curricoli verticali cioè sono stati eliminati il primo e secondo ciclo della scuola elementare (prima/seconda e terza/quarta/quinta) e sostituiti da un unico ciclo di otto anni che comprende anche la scuola media (secondaria di primo grado) .
La conseguenza è che per esempio il programma di storia inizia in terza elementare con la preistoria e finisce in terza media con la storia contemporanea e quindi l’argomento di storia trattato in classe non corrisponde più ai libri ora in adozione; inoltre i docenti, per esempio di quinta, che hanno già iniziato lo studio della storia col vecchio ordinamento, si trovano ora più avanti di quanto è previsto e dovrebbero ricominciare a studiare i Romani e il Cristianesimo che avevano già affrontato in terza; è chiaro che la cosa è incompatibile.
L’esempio della storia è il più evidente ma anche geografia cambia radicalmente gli argomenti.
Il nostro circolo, come del resto tutta Milano e hinterland sta già facendo, ha deliberato di adottare quindi la scelta alternativa poiché questo ministero, per poter riutilizzare i libri che avevamo scelto, ci impone di scegliere i libri ante riforma come alternativi.
Tutto questo ha creato non pochi problemi alle case editrici che dopo i primi rifiuti hanno dovuto adeguarsi e impegnarsi a ristampare i libri vecchi.
Devo anche aggiungere che il sondaggio di Repubblica per reinserire la teoria di Darwin ha suscitato tanto clamore da costringere il ministero a fare parziale marcia indietro, cosa che potrebbe verificarsi anche per altre parti dei contenuti delle Indicazioni Nazionali che richiederebbero non poche modifiche per renderli almeno accettabili.
Questa grande incertezza sul futuro ha sconsigliato ai docenti l’adozione di libri di testo adeguati a programmi che non sono il risultato di una approfondita elaborazione scientifica e di un confronto ampio sui loro contenuti; anche i genitori hanno espresso parere favorevole e pieno appoggio alla scelta degli insegnanti di confermare, per il prossimo anno, l’adozione di libri di testo secondo i programmi preesistenti o l’eventuale formulazione di scelte alternative.
Elena Miglietta ha pubblicato questo articolo su Repubblica