Documento studentesco sul "Rapporto Bertagna"
Gabriele Farina - 17-02-2002
Documento di analisi e critica del ‘Rapporto Bertagna’
formulato dagli studenti del
Liceo ScientificoSTATALE ‘G. Marconi’
di Sassari


Gli studenti del Liceo Scientifico STATALE G. Marconi di Sassari hanno organizzato nel periodo dal 11/12/2001 al 20/12/2001 una forma di protesta con l’obiettivo di esprimere il proprio fermo dissenso nei confronti della proposta della commissione Bertagna, convocata dal Ministro della Istruzione (non più ‘Pubblica’ !!??) Università e Ricerca Letizia Moratti, con lo scopo di riorganizzare i cicli scolastici. Intendono altresì opporsi alla scelta politica di finanziare gli istituti privati, che spesso altro non sono che veri e propri diplomifici, poiché essa provocherebbe una evidente disparità nella distribuzione dei fondi alle Scuole.

Durante il periodo d’autogestione, caratterizzato da assemblee, dibattiti, proiezioni e ricerca di materiale informativo (per il quale si è istituito un vero e proprio comitato), noi studenti, dopo aver visionato e analizzato un discreto numero di documenti (provvedimento della commissione Bertagna, articoli dai principali quotidiani nazionali, documenti elaborati da gruppi di studenti e gruppi di insegnanti di altre scuole, la Finanziaria 2002, forum di discussione su Internet, etc.), presi contatti e aperto rapporti con altre scuole (e anche per questo si è formato un gruppo di rapporti con l’esterno), abbiamo privilegiato, vedendolo sostanzialmente concordante coi nostri punti di vista, il documento di analisi critica formulato dagli studenti del Liceo Classico STATALE E. Q. Visconti di Roma, pur, talvolta, non essendo totalmente d’accordo su taluni punti, che ci riserveremo di menzionare nel corso del nostro documento.

Il primo punto che, parallelamente alle altre scuole, stiamo criticando, consiste nella riduzione di un anno della durata della scuola secondaria di II grado, in quanto riteniamo 4 anni di questo ciclo scolastico evidentemente insufficienti ad un approfondito ed esaustivo svolgimento dei programmi. Riscontriamo che tuttora si presentano diverse difficoltà nel mantenersi in linea con le scadenze previste dalla programmazione.

Il secondo punto riguarda la proposta delle 195 ore (oltre le 300 ore massime inserite a discrezione dei singoli istituti per il percorso formativo facoltativo) facoltative che le famiglie dovrebbero pagare per garantire ai propri figli le 8 ore di lezione dell’attuale tempo pieno (tempo prolungato). Tale proposta va contro la stessa costituzione repubblicana, che dichiara, nell’art. 31, che “la Repubblica protegge la maternità, l’infanzia, e le gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”, tra i quali, a nostro parere, rientra il tempo pieno gratuito. Altra conseguenza di questo taglio (riduzione a 25 ore settimanali di lezioni obbligatorie), il primo approccio con materie quali la storia e la geografia avverrebbe al primo anno del terzo biennio (l’attuale quinta elementare), con conseguenti gravi ripercussioni sui percorsi di studio successivi. Se a questo si somma la riduzione di un anno delle scuole superiori…

Il terzo punto riguarda la nostra disapprovazione relativa alla scelta di proporre l’insegnante unico per tutte le materie del primo biennio di scuola primaria (prima e seconda elementare), al quale verrebbero successivamente affiancati altri docenti (scienze, matematica, religione) il che comporterebbe una diversificazione di ruoli tra docenti relativa anche alla retribuzione degli stessi.

Il quarto punto riguarda la riorganizzazione della scuola di formazione secondaria di II grado.
Pur concordando con la proposta di differenziare il percorso scolastico in due canali: istruzione-formazione, riteniamo pericolosa la proposta di un’alternanza scuola – lavoro, non tanto per l’idea di fondo(in quanto un primo approccio col mondo del lavoro rappresenterebbe una vera evoluzione in positivo della scuola di formazione di II grado) quanto per le conseguenze che potrebbero scaturire in merito alla retribuzione delle ore di lavoro svolte dai ragazzi e concordate dalle aziende. Potrebbe, infatti, presentarsi il pericolo di una mancata tutela giuridica e sindacale degli studenti-lavoratori e quindi uno sfruttamento da parte delle aziende (manodopera sottopagata).
“C’è poi il rischio che le aziende chiedano finanziamenti statali, in quanto le stesse si fanno carico della formazione degli alunni. D’altra parte la stessa Confindustria ha già dichiarato di non ritenere produttivo per le aziende il lavoro di studenti inesperti di età inferiore ai 16-17 anni. Senza contare che i modelli professionali definiti dal rapporto non coincidono con le figure professionali richieste dal mercato.” – direttamente dal testo del Liceo Classico STATALE E. Q. Visconti di Roma.

Quinto punto: dal rapporto Bertagna si evince la distinzione tra materie obbligatorie (per un totale di 25 ore settimanali, di cui 5 a quota locale) e materie facoltative. In linea con quanto già detto dal Liceo romano, “Critichiamo fermamente la proposta di rendere facoltative materie quali la Chimica, la Biologia, Lingue Straniere e Storia dell'Arte al Liceo Classico e il latino allo Scientifico, in quanto necessarie e fondamentali per la formazione dello studente. In pratica i ragazzi che vogliono seguire lezioni di latino o fisica ecc. avranno gratis fino 300 ore di lezione, ma questa opportunità sarà vincolata alle disponibilità economiche dell'istituto. Vogliamo proporre un esempio: prendiamo in esame un liceo classico che si trovi in una zona rurale e mal collegata, che metta a disposizione ore facoltative esclusivamente di educazione fisica e musicale; se uno studente desiderasse avvalersi dell'insegnamento della biologia, sarebbe costretto a recarsi in un altro istituto e ciò implicherebbe una spesa per lo spostamento dello studente. Non è precisato nel documento chi dovrebbe garantire questa eventuale spesa per dare allo studente la piena libertà e la possibilità di frequentare le lezioni della suddetta materia.” Tuttavia, pensiamo che, anche coprendo le spese di un eventuale spostamento, rimarrebbero comunque forti disagi e l’ingiustizia di non poter studiare le materie volute nell’istituto più vicino.

Nel sesto punto vogliamo commentare la frase di pag. 43 del provvedimento Bertagna nella quale si recita: “Inutile sottolineare, infine, che, soprattutto nel sistema educativo di formazione, gli istituti possono esaltare la propria imprenditorialità, ‘vendendo’ formazione al territorio, al mondo delle imprese e alla comunità sociale non solo con i laboratori del percorso facoltativo, ma, forse, ancora di più, con quelli ordinari previsti nel percorso obbligatorio.” – Prescindendo dalla poca chiarezza di questa frase, ci pare di capire che essa vada in contrasto con l’art. 34 della Costituzione che garantisce a tutti gli studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Ci sembra inoltre alquanto preoccupante la designazione della scuola come impresa che vende cultura.

Settimo punto. Dal rapporto emerge la possibilità, da parte dei professori di religione di insegnare oltre alla religione cattolica prevista dal Concordato, altre materie. È inconcepibile che un insegnante di religione cattolica nominato dal Vicariato, e quindi esentato dal normale itinerario definito dallo Stato per l’abilitazione all’insegnamento di tutte le altre materie, possa ottenere una cattedra di discipline quali la lingua e letteratura italiana, storia, filosofia, matematica, scienze, latino, greco, diritto, a seconda dei diversi indirizzi degli istituti.

Ottavo punto. Per quanto riguarda la decisione della commissione interna agli esami di Stato, pur non entrando in merito a considerazioni riguardo la sua utilità ed il fatto che possa essere giusto o meno metterla esterna, vogliamo solo criticare il motivo che ha portato a inserire la proposta di renderla interna, nella programmazione della finanziaria 2002. Tale decisione non scaturisce da decisioni di opportunità didattica sull’obiettività degli esami finali, ma in sostanza si allinea alla politica dei tagli ai fondi destinati alla scuola. Ribadiamo il nostro non voler prendere parte al dibattito sulla scelta della provenienza dei commissari (poiché questo richiederebbe altra sede) ma piuttosto mettiamo in evidenza l’errata distribuzione del punteggio finale, che destina 80 punti alle sole prove d’esame, lasciando 20 punti (spesso dati in maniera assai arbitraria) al corso del triennio.

Nono punto. “Per quanto riguarda la creazione di un Consiglio d'Amministrazione (che teoricamente dovrebbe sostituire l'attuale Consiglio d'Istituto), riteniamo assolutamente ingiusto e antidemocratico che sia ridotto il numero dei rappresentanti dei professori, dei genitori e degli alunni rispetto alla loro attuale rappresentanza all'interno del Consiglio d’Istituto: infatti, su un totale di undici membri, fra i quali il Dirigente Scolastico, un rappresentante dell'ente che è tenuto per legge a fornire i locali della scuola ed esperti in ambito educativo, tecnico e gestionale in numero massimo di tre, si deve ripartire la rappresentanza di docenti, genitori e studenti in un numero massimo di 8 e minimo di 6 persone. Inoltre, da tale Consiglio d'Amministrazione, sarebbe antidemocraticamente esclusa la rappresentanza del personale A.T.A.
Per quanto riguarda la creazione di un Organo di Valutazione degli Alunni (che in linea teorica dovrebbe sostituire l'attuale consiglio di classe), strutturato in modo da essere composto solo dai docenti delle singole classi e da avere l'esclusivo compito di valutazione degli alunni, riteniamo estremamente dannoso che sia in tal modo eliminato il momento in cui i docenti si confrontano con i rappresentanti di classe; infatti non vi sarebbe più un'occasione formale di dialogo fra gli alunni e i loro professori.” - direttamente dal testo del Liceo Classico STATALE E. Q. Visconti di Roma.



Decimo punto. Siamo in pieno accordo con gli studenti del Liceo Classico STATALE E. Q. Visconti di Roma che commenta il ‘documento Bertagna’, criticando il linguaggio utilizzato nel testo, ritenendolo “confuso, poco chiaro e talvolta impreciso, anzi, in alcuni punti addirittura contraddittorio. È troppo retorico e ripetitivo: non si comprende chiaramente la proposta di riforma in tutte le sue componenti.”

Dal canto nostro, ci rendiamo perfettamente conto della necessità di adeguarci agli altri paesi Europei e di portare pertanto a 18 anni l’età per il conseguimento del diploma, ma ci sembra poco opportuno sottrarre un anno di studio e alcune materie proprio alla scuola superiore considerando che già è difficile garantire una formazione completa a tutti gli studenti.
Proponiamo invece l’anticipazione dell’entrata alle scuole elementari all’età di 5 anni anziché 6. Siamo convinti, infatti, che l’ambiente culturale del Terzo Millennio, offra, anche grazie a Televisione ed Internet, una più ampia veduta culturale.
Infine, dall’analisi del documento, e riconsiderati globalmente tutti i punti, ci sembra di intuire che le sopraindicate misure corrispondano ad una logica di tagli economici (in un settore della società peraltro già debole quale l’istruzione!) che ben corrisponde ad una concezione della scuola come azienda o agenzia produttiva. Siamo sicuri che la Scuola serva a “produrre” diplomati o non piuttosto a formare uomini e cittadini?

La nostra protesta NON DEVE ESSERE ASSOLUTAMENTE INTESA COME UNA LOTTA POLITICA VOLTA CONTRO IL GOVERNO ATTUALE (fra i ragazzi, per esempio, si sono riscontrate posizioni politiche di diversi colori e inclinazioni!!).
LA NOSTRA È UNA PROTESTA CHE VUOLE LA SCUOLA PUBBLICA PER TUTTI E NON A PAGAMENTO, INOLTRE, NON VOGLIAMO UN IMPOVERIMENTO DEL GRANDE SAPERE CHE FINO A OGGI LA SCUOLA ITALIANA CI HA TRASMESSO (rispetto alle altre scuole europee e mondiali).


“In virtù della natura anche propositiva del presente documento, auspichiamo che una commissione di studenti lavori a fianco dei componenti della commissione Bertagna per rivedere insieme le parti del progetto di riforma che sono oggetto di contestazione.”

Sassari, lì 19/12/2001
Gli studenti del Liceo Scientifico STATALE G. Marconi autogestito

P. S.: Le pagine citate in questo documento appartengono alla parte prima del “rapporto Bertagna” e per la realizzazione di questo documento abbiamo preso libero spunto dal “DOCUMENTO DI ANALISI E CRITICA DEL RAPPORTO BERTAGNA”,
formulato dagli studenti del Liceo Classico STATALE “E. Q. Visconti” di Roma.

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 Valentina Soncini    - 24-02-2002
Sono una docente discuola superiore in provincia di Lecco. Ho lavorato con alcuni studenti della mia scuola per studiare la proposta Bertagna e abbiamo tenuto un 'assemblea di istituto. Dopo lunga riflessionegiungo alla conclusione che questo tipo di scuola non può funzionare e mi ritengo d'accordo su molti punti da voi espressi. Credo che gli studenti debbano collegarsi e far sentire la propria voce, non per il grusto della protesta ma proprio contro un metodo di lavoro del governo che disattende nei fatti ciò che promette a parole: si è detto che si sarebbe fatta la rifroma dialogando con le scuole e invece si procede con decisioni prese in ambito finanziario ( cfr. esami di maturità riformati con la finanziaria al di fuori di qualsiasi ambito di discussione) . Potrebbe essere utile tenersi in contatto e informare il più possibile l'opinione pubblica. Valentina Soncini