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Il sistema dei Licei nella bozza delle Indicazioni Nazionali.
Antonio Valentino - 04-06-2004
I vincoli e le risorse

Il capitolo " Vincoli e risorse " della Bozza delle “Indicazioni Nazionali per il Sistema dei Licei ”, fatta circolare in questi giorni, è l`unico che contiene indicazioni utili per capire realmente struttura e natura dei Licei, almeno nella versione proposta dai gruppi ministeriali che ci lavorano in segreto e dal loro ispiratore - che si intuisce chiaramente, non solo dai contenuti, ma anche dalla forma della scrittura -, cioè il Prof. Bertagna.
In attesa del documento ufficiale e rinviando a quel momento eventuali valutazioni approfondite di merito, si riportano di seguito informazioni di una qualche utilità per un primo quadro di riferimento e qualche considerazione.

L’impianto e le scelte pedagogiche

Per quanto riguarda i contenuti, non si può parlare di novità in assoluto, in quanto le indicazioni si muovono sulla falsariga di quelle definite per il primo ciclo e senza alcuna differenza. Che forse era lecito aspettarsi, sia a seguito del dibattito e delle critiche, anche radicali, legati alla emanazione del Decreto attuativo per il primo ciclo; sia anche per le specificità dell`istruzione superiore.
E` però la prima volta, a quanto risulta, che queste “Indicazioni” vengono estese al Secondo Ciclo del sistema scolastico in un documento ancora informale, ma molto attendibile.

Questi gli aspetti che il capitolo considera .

1. La questione del tempo scuola e l`articolazione dell`offerta formativa. Si ribadisce in proposito anche per la scuola superiore
a. l`orario obbligatorio delle lezioni di 891 ore annue (pari a 27 ore settimanli)

b. l`orario aggiuntivo-facoltativo-opzionale di 198 ore annue (pari a 6 ore settimanali) per azioni di recupero, ma anche di promozione dell`eccellenza.

A queste due quote, vanno aggiunte

c. una quota oraria decisa dalle singole Istituzioni scolastiche "sulla base della normativa vigente" (probabilmente il riferimento è alla quota del 15% del monte ore annuale, di cui al DPR 275 e al D. M. n. 234 del 26 giugno 2000, art. 3); la quantificazione è dell’ordine di 4-6 ore settimanali a seconda dei parametri di riferimento,

d. una quota oraria assegnata alla "responsabile decisione delle Regioni", non quantificata.

Va tenuto in ogni caso presente che la somma dell`orario obbligatorio e di quello facoltativo è già di 33 ore settimanali.

C`è poi la questione dei Licei con indirizzi (il Tecnologico, l`Economico, l`Artistico) a proposito dei quali si dicono nel testo due cose:

- l`articolazione in indirizzi è data come " eventuale " (e questo è almeno stravagante, se si considera il fatto che questa scelta, nella legge, non si ascrive all`ordine delle possibilità, ma a quello degli ordinamenti (il legislatore usa il termine "si articolano");

- la stessa articolazione " si realizza in questo contesto ", che ipotizzo essere quello delle 4 quote orarie prima elencate - all`interno delle quali va quindi affrontato e risolto la quota oraria per i tre indirizzi in questione (ma da fonte giornalistica generalmente ben informata - Sole 24 ore del 1 maggio - si apprende che "sono previste 2-3 opzioni obbligatorie per caratterizzare i singoli indirizzi", che però non si sa dove vadano collocate in termini di spazio orario: forse in quello curricolare obbligatorio?).

2. Si conferma, anche per il secondo ciclo, il fatto che le attività facoltative opzionali "messe a disposizione di studenti e famiglie" vanno attivate " su richiesta".

3. Nei passaggi sull`Offerta formativa vengono richiamate le attività di educazione alla Convivenza civile, accomunate alle attività di informatica, a significare (se si vuole proprio trovare una giustificazione di questa, chiamiamola così, stranezza) che entrambe queste attività non sono riconducibili ad aree disciplinari specifiche, ma sono trasversali a tutte; quindi tutti i docenti sono chiamati a farsene carico (per la serie: tutti responsabili, nessun responsabile?).

Le altre scelte del Primo ciclo estese al sistema di istruzione liceale riguardano la funzione di tutor e il portfolio delle competenze.

La prima, da individuare " per ogni gruppo di alunni " (ma dal contesto si capisce che si tratta del gruppo classe), si somma in uno stesso insegnante a quelle
a. di "coordinatore dell`équipe pedagogica" (il Consiglio di classe)
b. di "curatore" del rapporto con le famiglie e il territorio
c. di "consigliere", per allievi e famiglie "in ordine alla scelta delle attività aggiuntive facoltative".

Il "tutor scolastico" assicura altresì

- i necessari "collegamenti programmatici, organizzativi, didattici con il tutor aziendale nelle esperienze di scuola lavoro”,
- la compilazione del portfolio delle competenze.

Il portfolio delle competenze personali comprende una sezione dedicata alla valutazione e un`altra riservata all`orientamento e "si innesta su quello portato dalla scuola di primo grado". Ha quindi funzione documentale, ma anche di "bilancio ragionato e condiviso dei risultati ottenuti".

Si conferma infine anche per il sistema dei licei la scelta pedagogico-didattica - assunta già nella legge 53 come ordinamentale - del Piano Studi Personalizzato, con le stesse caratteristiche già indicate per il Primo Ciclo.

Considerazioni conclusive

La riproposizione sostanziale dell’impianto del primo ciclo e delle opzioni pedagogico-didattiche di fondo (Piani studio personalizzati, figura del coordinatore-tutor con tutte le funzioni annesse, portfolio delle competenze, ruolo enfatizzato delle famiglie) conferma e rinnova per intere le ragioni della preoccupazione e della mobilitazione delle scuole. Sia quella nei confronti di un’idea di istruzione e formazione che sembra fare marcia indietro rispetto ai riconoscimenti costituzionali dell’autonomia scolastica nelle articolazioni previste dall’apposito decreto del ’97. Ragioni che hanno spinto sindacati e associazioni professionali (e non solo) a parlare di illegittimità del decreto sulla scuola di base.

In più, la proposta presenta rigidità e uniformità di schemi rispetto al primo ciclo che appaiono difficilmente praticabili in un segmento formativo destinato ad adolescenti dai 14 ai 19 anni.
Inoltre, l’impianto teorico e accademico di tutto il documento rinvia ad un modello di scuola superato anche nelle realtà più tradizionali.

E non sarà il tutor o il portfolio delle competenze o i Piani studio personalizzati o l’informatica o l’educazione alla convivenza a fondare saperi e competenze per un cittadino del 2000 che voglia (e possa) essere anche produttore consapevole e capace; e a dare loro unitarietà e senso.


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