Il punto su mobbing e lo stress sul lavoro.
Il 27 Maggio 2004 si è tenuto un convegno, organizzato dalla SIPs (Società di Psicologia), nella sede della Regione Lazio a Roma dal titolo “Disagio lavorativo e salute” Il punto su mobbing e lo stress sul lavoro.
Questo Convegno è stata un' operazione di Salute Sociale, poiché secondo la definizione dell' Organizzazione Mondiale della Sanità: "Salute è uno stato di benessere psichico-fisico e sociale e non semplicemente assenza di malattia od infermità" .
Le conseguenze sanitarie ed economiche del fenomeno mobbing, come quelle sociali e psicologiche, aggiunte a quelle relative al danno biologico permanente, sono considerevoli e consistono in lunghi periodi di malattia e nella necessità di continui interventi da parte dell'ufficio del personale, di dirigenti a vario livello, di personale medico e consulenti esterni. Ciò comporta costi notevoli: per l'azienda in termini di produttività ed investimenti nella formazione; per il soggetto in termini di perdita di professionalità e deterioramento della qualità della vita; per l'intera collettività in termini di costi sociali. Il problema legale e medico-legale, contestualmente alla maggiore numerosità dei casi ed alla elevata incidenza, si va ampliando e diffondendo sempre di più.
Lo scopo di questo convegno è stato quello di far incontrare e parlare tra loro esperti del mondo giuridico, del mondo sanitario, del mondo sociale, del mondo dell’organizzazione, del sindacato, in modo da favorire l'interscambio delle informazioni per ora disponibili e il raggiungimento di una più oggettiva e condivisa considerazione dei vari aspetti del fenomeno.
Il primo a prendere la parola è stato Claudio Bucci, il firmatario della legge anti-mobbing approvata nel 2002 e poi bocciata dalla Corte Costituzionale. Il suo intervento si è limitato ad affermare che il vero problema del fallimento di una legge che contrasti il fenomeno è l’eccessiva burocrazia e la mancanza di una definizione precisa che lo caratterizzi. Inoltre ha annunciato di avere “in cantiere” una nuova proposta di legge d’iniziative popolare nazionale.
Sono seguiti gli interventi di Luciano Pastore, psicologo responsabile del “Centro clinico per Mobbing ed il disagio lavorativo” ASL Roma E e di Edoardo Monaco, Direttore Cattedra e Scuola di Specializzazione Medicina del Lavoro II° Facoltà di Medicina e Chirurgia Università “La Sapienza” Ospedale Sant’ Andrea. Il primo, oltre a denunciare la difficoltà di ottenere le certificazioni necessarie per poter procedere a vie legali e le lungaggini burocratiche, ha ribadito l’assenza di condivisione teorica sul fenomeno che frena la sperimentazione scientifica.
Il dott. Monaco, ha puntualizzato su cosa è il mobbing e su cosa non è, proponendo rilevazioni statistiche su scala nazionale. La relazione del dott. Vincenzo Mastronardi , titolare della cattedra di Psicopatologia Forense dell’Università “La Sapienza” di Roma, ha fornito una diagnosi deifferenziale tra quelli che possono essere scambiati per effetti del mobbing, ma che, in realtà, sono le cause scatenanti (es. paranoia), invitando a scorgere, in molti dei casi denunciati, una situazione mobbizzante circolare. Questa difficoltà di stabilire se esiste prima “l’uovo o la gallina” ha reso possibile l’assoluzione di di molte ditte mobbizzanti.
Il dott.Antonio Ratini, responsabile Ufficio Politiche della Sicurezza sul Lavoro e Dirigente del sindacato dei bancari UGL, ha sottolineato l’esigenza di una legge che definisca il fenomeno con esattezza per stabilire i termini, i confini più identificabili possibili tra le condotte “da mobbing “ da quelle che appartengono alla dinamica dei rapporti professionali e lavorativi “accettabili” ; che stabilisca obblighi procedurali per l’azienda ed i comportamenti etici negli ambienti di lavoro, e che imponga sistemi di prevenzione la cui efficienza ed efficacia siano verificabili e controllabili da organismi istituzionali; che stabilisca responsabilità non soltanto agli autori della condotta mobbizzante, ma anche a coloro che hanno tollerato o favorito la messa in atto di tale condotta. Il problema, allora, deve essere conosciuto, assimilato, interiorizzato dalle aziende e dai lavoratori per poter essere riconosciuto, combattuto ed eliminato il più presto possibile, ossia aggredirlo quando rappresenti un rischio non accettabile. La vigilanza ed il controllo istituzionale sono imprescindibili, perché si affrontano fenomeni e problemi, ossia pericoli e rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori che sono dei beni sociali e come tali costituiscono un generale interesse collettivo e quindi istituzionalmente tutelato, e lo stato di pericolo per un lavoratore deve essere penalmente sanzionato.
Il prof. Maurizio Lozzi, Sociologo dell’Università di Cassino, ha affrontato il problema da un’angolazione decisamente più ottimista, considerando cruciale l’attenzione all’organizzazione aziendale, cioè alla cura del sistema, e all’inserimento di una figura “chiave” (anti-mobbing) che abbia la funzione di mediare pacificamente i conflitti. Ha invitato a considerare il conflitto come risorsa e stimolo alla creatività, sempre se saputo gestire con un atteggiamento favorevole alla crescita e al cambiamento. Inoltre ha affermato che ci sono molte aziende che già hanno messo in atto le strategie per prevenire dal mobbing che sono quelle ispirate al pensiero gandhiano: lottare contro le ingiustizie senza violenza e rispettare l’avversario.
La prof. Rosalba Sgroia, terminale associativo Sam-Gilda e Gilda ha evidenziato che il mobbing si è insediato in modo subdolo anche nella Scuola. (Si veda a proposito
la relazione riportata a parte).
Fabio D’Amato, Avvocato Giuslavorista , ha enucleato una serie di casi di lavoratori mobbizzati che hanno presentato le istanze di risarcimento appellandosi agli art.32 e 35 della Costituzione e a norme attinenti alle leggi vigenti, ad es. alla legge 626, e agli art. del codice civile 2087 e 2043. Pur avendo a disposizione queste norme, però, occorre stabilire se le lesioni personali abbiano un nesso con le vessazioni subite, se mpre queste si possano dimostrare, e che ci sia stata intenzionalità di nuocere ed allontanare il lavoratore da parte del mobber.
Si sono susseguiti molti altri interventi che hanno stimolato i presenti a non sottovalutare il fenomeno, cercano in tutti i casi di puntare sulla prevenzione intesa quindi a migliorare la vita lavorativa e nel caso del mobbing ad evitare l’emarginazione sociale. Per questo è ormai chiaro che si deve procedere attraverso due canali ben definiti:
- Prevenzione aziendale
- Prevenzione istituzionale
In questo scenario
le forze sindacali sono assolutamente una parte attiva, costruttiva e propositiva: il sindacato deve definire e proporre codici di condotta per la tutela della dignità del lavoratore che deve ispirarsi ai principi di correttezza nelle relazioni interpersonali.
mariateresa - 05-06-2004
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Un caso eclatante di "mobbing di stato" in ambito scolastico è rappresentato dal comma 5 dell'art 35 della Legge Finanziaria 2003, in base al quale i docenti inidonei ex art.113 vedranno la "risoluzione del rapporto di lavoro" alla fine del 2007 se non passeranno ad altra amministrazione.
Il fatto è che il Ministero della Funzione pubblica ha negato la mobilità, in quanto questo personale (complessivamente circa 7500 docenti) non risulta "in esubero", per cui non rimane che il licenziamento "per legge e senza giusta causa".
Inoltre l'istituto della inidoneità, prevista a tempo indeterminato in ogni comparto del pubblico impiego, viene ridotta dalla stessa legge a 5 anni e seguita poi da mobilità o licenziamento -come già esposto- (attualmente sono 1500 gli inidonei "temporanei" e risultano in costante aumento)
I docenti inidonei si stanno battendo da ormai 19 mesi perchè il Ministero dell'Istruzione riveda queste norme e salvaguardi il diritto al lavoro, sancito dall'art.4 della Costituzione, in particolar modo visto che si tratta di persone malate.
Questi docenti, utilizzati nelle biblioteche o nei progetti di Istituto, sono "da sempre" mobbizzati, in quanto non hanno un ruolo e un mansionario ben definiti, quindi sono soggetti agli "umori" di Dirigenti scolastici, DSGA, colleghi curricolari ed a volte persino dei bidelli.
Ma questa normativa, oltre a produrre notevole stress nei soggetti interessati, sta creando ulteriori condizioni di mobbing dal momento che la precarietà della situazione lavorativa dissuade i Dirigenti scolastici dall'investire in progettualità nei confronti di detto personale, che così viene discriminato due volte.
I docenti inidonei, che fra l'altro prestano servizio 36 ore alla settimana, stanno chiedendo da tempo che si definiscano figure professionali idonee - di sostegno alla didattica - con precisi diritti/doveri e che si ponga fine a questo stato umiliazione permanente, a livello locale e ministeriale
CONBS
Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici
http://conbs.altervista.org/
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Anna Di Gennaro Melchiori - 09-06-2004
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Forse è il caso di sapere cosa si sta "muovendo" a Milano: a voi dunque la lettura della ricerca di Vittorio Lodolo D'Oria , Renato Pocaterra, Stefania Pozzi, del svolta durante il corso FSE finanziato dalla Regione Lombardia dello scorso anno al quale ho avuto il piacere di partecipare.
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