domenico riccio - 17-02-2002 |
Se ho capito bene, con l'obbligo di completamento delle 18 ore un docente di religione, nominato per 6/8 ore, potrebbe completare in un'altra graduatoria per cui avesse titolo e magari l'anno successivo, non essendo riconfermato dalla curia, potrebbe saltare all'insegnamento a tempo pieno nella disciplina che era di completamento, scavalcando i colleghi che hanno seguito la trafila ordinaria per il reclutamento. Mi meraviglia la faccia di bronzo dei laici integralisti come Teodori o La Malfa, fino a poco tempo fa pronti a fare le barricate e a rompere tutte le alleanze per la scuola laica (e contro i Savoia), oggi appiattiti su scelte medievali. |
DON FRANCESCO MARTINO - 19-02-2002 |
Vorrei sottolineare che adesso è inutile fare polemiche sterili, visto che (purtroppo) il centro sinistra non ha avuto il coraggio in cinque anni di definire la questione. E' una soluzione alquanto pasticciata, quella odierna del Disegno di Legge, ma non è perfettamente veritiero il discorso di Panini sulle decisioni "del Vescovo". Mi spiego : i governi della Repubblica non hanno mai voluto affrontare con chiarezza il problema del ricoscimento dei titoli di studio conseguiti presso le università ecclesiastiche e del loro valore con la CEI e con il Vaticano (come in Germania), cosa che ha generatol'immissione nel mondo della Scuola di un variopinto esercito di "IRC" di dubbia qualificazione; se ricordo bene, il Senatore Biscardi, vice presidente della Commissione Istruzione del Senato, premeva per il "titolo di laurea", ma la cosa fu accantonata perchè a livello ecclesiastico essa corrispondeva al dottorato , o meglio alla "specializzazione" conseguita dopo la laurea base (baccalaureato) di 5 anni con ulteriori 5 anni di specializzazione in una disciplina ecclesiastica, o forse perchè "impopolare" in quanto più del 50% aveva un titolo inferiore alla "Laurea base"; in secondo luogo, a livello di programmi, si è puntati troppo su un insegnamento Confessionale e non su un modello al problema religioso culturale nel suo complesso, aperto alla dimensione psicologia, sociale ed educativo-pedagogica, compatibile per tutti; infine, laicismi pregressi e visioni ristrette hanno impedito la crescita di una coscienza e di un ruolo degli insegnanti (di serie B) di religione, spesso ostacolati, mal tollerati ed emarginati nei loro istituti. Credo occorra presentare doverosi emandamenti al provvedimento: 1. L'idoneità del Vescovo va concessa prima del concorso e - con nuovo accordo CEI - Governo, va intesa non revocabile e definitiva. 2. Il Docente di Religione può essere licenziato solo dagli organi prepostii della scuola, come tutti i docenti, ed in base al CCNL. 3. Per il primo concorso, vanno richiesti come per tutti i concorsi il titolo di laurea ovvero il Baccalaureato in Sacra Teologia, ovvero la Specializzazione o il Dottorato in una materia ecclesiastica, rilasciato da una Università Ecclesiastica riconosciuta dalla Santa Sede, e almeno un anno e un mese di insegnamento, oppure almeno 4 anni di insegnamento continuato con referenze positive del servizio prestato rilasciate dalle istituzioni scolastiche. 4. L'IRC va indirizzato, perchè sia un insegnamento per tutti, verso un insegnamento di Cultura Religiosa Generale, con attenzione alla multietnicità, al pluralismo e al rispetto delle varie fedi e culture, senza prevedere esoneri di alunni. 5. Va progettato un corso abilitante all'IRC, da frequentarsi oltre la laurea, per avere l'abilitazione e l'idoneità per le prossime immissioni in ruolo dei futuri insegnanti. |