Approvati due decreti
Ufficio Stampa Camera DS - 22-05-2004
LEGGE MORATTI: DS: DAL GOVERNO SOLO BUGIE E PROPAGANDA

Dichiarazione dell’on. Giovanna Grignaffini, capogruppo Ds in Commissione Cultura


"Bugie, bugie e ancora bugie. Il provvedimento approvato oggi dal Consiglio dei Ministri rappresenta un'ulteriore conferma che questo Governo anche sui temi che riguardano l'istruzione sa fare solo propaganda e raccontare frottole. Si raccontano cose non vere soprattutto per quanto riguarda il tanto sbandierato innalzamento dell'obbligo scolastico. Con l'abrogazione dell'obbligo scolastisco, sostituito con il principio del 'diritto-dovere', non si fa altro che abbassare dai 15 ai 13 anni l'età per l'accesso dei ragazzi alla formazione professionale, con tutti i rischi che ne conseguono".

Così Giovanna Grignaffini, capogruppo Ds in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati.

"In ogni caso - conclude Grignaffini - questo provvedimento, nonostante le parole rassicuranti del Ministro Moratti, non ha alcuna compertura finanziaria. Siamo quindi in presenza dell'ennesima presa in giro del Governo Berlusconi che sta mettendo a rischio il futuro del sistema scolastico di questo paese".


Roma, 21 maggio 2004





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 Alba Sasso    - 22-05-2004

Il decreto sul diritto dovere rappresenta il cuore vero della riforma Moratti, perché abroga di fatto l’obbligo scolastico, che non è l’obbligo dei ragazzi di andare a scuola, ma è l’obbligo dello stato ad assicurare a tutte e a tutti una formazione di qualità. Invece, il provvedimento della Moratti prefigura una canalizzazione precoce e soprattutto si rivela inadeguato a garantire un percorso nel quale ogni ragazzo e ogni ragazza possano consolidare quelle competenze e quelle conoscenze necessarie per affrontare le sfide della società contemporanea.

Inoltre, anche nella configurazione dei canali formativi si compie un salto all’indietro, dal momento che la legge precedente definiva percorsi di apprendistato in forme più avanzate.

Infine, continuiamo a ribadire che il decreto non ha nessuna copertura finanziaria, continuiamo a chiederci e a chiedere al ministro che fine abbiano fatto quegli 8 miliardi di euro che vennero sbandierati al momento di presentare il piano di investimenti per la scuola.


 redazione    - 22-05-2004
Ricevaimo dalla Rassegna Stampa Cgilscuola

ACCIARINI, MORATTI HA RIPORTATO OBBLIGO A TERZA MEDIA

''Non e' vero che da oggi e' stabilito l'obbligo di stare in classe fino a 18 anni per tutti, sarebbe troppo bello!''. Cosi' la senatrice Maria Chiara Acciarini (Ds) commenta il varo da parte del Consiglio dei ministri del decreto sul diritto-dovere all'istruzione e formazione.
Gli slogan del ministro Moratti, per la capogruppo Ds in commissione Istruzione del Senato, ''somigliano a quelli d Berlusconi sulle tasse, sono bugie''.
''E' vero, invece - afferma la senatrice - che il ministro ha ridefinito con un decreto il principio costituzionale dell' obbligo scolastico, sostituendolo con il fumoso diritto-dovere all'istruzione e alla formazione professionale che ci riporta indietro di 30 anni. Gli italiani devono sapere che e' appena entrato in vigore il decreto Moratti sulla materna, elementare e media che fissa l'obbligo di istruzione fino alla terza media, e fin li' stabilisce le sanzioni per i genitori. Il decreto di oggi si richiama infatti alle sanzioni vigenti, che sono appunto fino alla terza media. Un decreto rinvia all'altro, creando - osserva la parlamentare - un intreccio di norme incomprensibile e che comunque non garantisce certezza di diritti per i cittadini. La fumosita' del concetto di diritto-dovere, che sarebbe inoltre graduale, e' totale. Il decreto di oggi parla di due anni di scuola dopo le medie gratuiti, ma non obbligatori.
Non e' dato inoltre sapere quale scuola attende i ragazzi a settembre. Come saranno i licei, come saranno i corsi di formazione professionale? Perche' il ministro non dice in conferenza stampa che non ha emanato il decreto relativo alle superiori e quindi che i decreti di oggi cadono nel buio? Studiare in un liceo classico o imparare a fare il meccanico non sono la stessa cosa''.
Acciarini sottolinea che ''obbligo di istruzione e diritto alla formazione non sono la stessa cosa''. ''Noi pensiamo - aggiunge - che lo Stato debba garantire almeno una base di istruzione obbligatoria uguale per tutti, gradualmente fino a 18 anni. Moratti pensa che i ragazzi debbano decidere a 13 anni se fare l'avvocato o l'idraulico. Si continua a parlare di passaggi da un sistema all'altro, ma non si stanziano le risorse per sostenere concretamente gli alunni. Aspettiamo al varco il ministro in Parlamento, e all'apertura dell'anno scolastico. A settembre i genitori e gli studenti - conclude Acciarini - scopriranno che non c'e' un biennio di scuola unitario che attende i ragazzi per adempiere l'obbligo scolastico fino a 16 anni, che Moratti ha promesso gia' dal 2004-2005''.


Documenti:
- schema di decreto legislativo concernente il "Diritto-dovere all'istruzione e alla formazione
- schema di decreto legislativo concernente la definizione delle norme generali relative all'alternanza scuola-lavoro

 Gianni Mereghetti    - 22-05-2004
Mi sembrano del tutto pretestuose le polemiche scatenate contro il decreto che istituisce il diritto-dovere all'istruzione per dodici anni, o almeno fino al conseguimento di una qualifica entro il 18° anno di età.

Che si chiami diritto-dovere e non obbligo scolastico non mi pare rilevante; solo un nominalismo vuoto può perdere tempo a discuterne, il dato di fatto è che con questo decreto finalmente si va tutti a scuola fino a 18 anni!

Il vero problema allora non è discutere se sia meglio l’obbligo scolastico o il dovere all’istruzione, ma, dato che si dovrà frequentare la scuola fino a 18 anni, che cosa vi si andrà a fare.

E’ sulle possibilità di educazione, di istruzione e formazione che uno studente troverà a scuola che questo decreto dimostrerà la sua efficacia.

Perché mandare a scuola i ragazzi fino a 18 anni è positivo, ma non in quanto tale, dipende se troveranno possibilità reali di crescita.

Per questo non discutiamo sul nulla ……………..


 ilaria ricciotti    - 23-05-2004
Possibile che tutti i dubbiosi e quanti sono critici nei confronti del decreto Moratti, analizzato e radiografato in ogni suo aspetto, siano soltanto quella massa di dissidenti e/ o centrosinistroidi che non sanno leggere un testo?
La cosa mi sembra molto assurda ed anche grottesca, soprattutto se, chi smentisce non è certo super partes e logicamente , come molti altri individui, il difendere tale decreto gli ha permesso di fare carriera.

 Antonio De Iacon    - 23-05-2004
OBBLIGO SCOLASTICO O DIRITTO-DOVERE? NON E’ SOLO UN GIOCO DI PAROLE
Gianni il 22-05-2004 DICE:
"Mi sembrano del tutto pretestuose le polemiche scatenate contro il decreto che istituisce il diritto-dovere all'istruzione per dodici anni, o almeno fino al conseguimento di una qualifica entro il 18° anno di età.
Che si chiami diritto-dovere e non obbligo scolastico non mi pare rilevante; solo un nominalismo vuoto può perdere tempo a discuterne, il dato di fatto è che con questo decreto finalmente si va tutti a scuola fino a 18 anni!"
Credo che Gianni sbagli profondamente. La differenza è notevole ed è riposta nel manico. Basta pensare che il “dovere” è anche detto “obbligo” e pertanto il trasgressore è perseguibile. Castoldi dice: ”Su una strada, il “diritto” di passare per primo da parte di un veicolo che proviene da destra trova riscontro nel “dovere” di cedergli la precedenza da parte di quello che viene da sinistra. Se non ci fosse questa corrispondenza tra diritti dell’uno e doveri dell’altro, lo scontro tra i veicoli sarebbe assicurato.”
Non sarebbe così garantito, secondo me, se si parlasse di “diritto-dovere” di precedenza. La nostra Costituzione parla del Lavoro come diritto-dovere e pertanto si intende di “diritto programmatico” e “dovere civico” non di “obbligo giuridico”. Infatti nessuno va in prigione o è multato se non lavora né lo Stato si preoccupa più di tanto di trovare il lavoro a nessuno.
Ridurre l’OBBLIGO scolastico, a cui lo Stato deve provvedere a rendere effettivo, a DIRITTO-DOVERE vuol dire affievolire il DIRITTO ALLO STUDIO; vuol dire di converso dare discrezionalità al singolo cittadino di mandare o meno i figli a scuola. Se fosse solo “nominalismo”, perché il decreto non parla di OBBLIGO SCOLASTICO, così come la precedente legge aveva esteso, se non sbaglio, fino a 16 anni? Non credo che succeda nulla a caso o solo per cambiare le parole. Vuol dire che delle conseguenze diverse ci sono. Pretendere l’obbligo scolastico dalle Materne vuol dire, per esempio costruire Scuole Materne Statali (Scuole dell’Infanzia), in tutta Italia in modo che l’obbligo sia assolto. Non si può pretendere l’obbligo se non si è in grado di offrire l’opportunità per soddisfare a tale obbligo (perché diventa automaticamente diritto). Invece se uno parla di “diritto-dovere” nel momento in cui lo Stato non garantisce il servizio non costituisce un problema, perché il diritto è affievolito in quanto è solo, ad esempio, programmatico e non cogente.. Immaginiamo cosa succederebbe se si parlasse di OBBLIGO SCOLASTICO fino a 18 anni… Questo Governo in realtà si dimostra essere sempre più Governo della Propaganda, pertanto preferisce le formule ambigue che creano illusione, così come sta facendo per la Scuola Elementare dove esiste una legge sul Tempo Pieno di 40 ore di scuola, ma cosa fa? L’abroga e la sostituisce con Tempo Pieno che dura 27+10+3 (40 ore) e dice che pertanto non cambia niente rispetto all’attuale Tempo Pieno. Ma se non cambia niente perché ha abrogato la legge, visto che così com’era piaceva tanto a chi l’ha studiata e praticata da decenni: agli insegnanti, ai pedagogisti, ai genitori, ai dirigenti, agli operatori scolastici, agli esperti del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione? Lascio a Gianni e a tutti voi la risposta……Potremmo fare un Concorso Nazionale e premiare chi dà la risposta giusta. PERO’ RICORDIAMO CHE QUANDO LE PAROLE CAMBIANO, IN QUESTIONE DI DIRITTO, DIETRO SI NASCONDE SEMPRE UNA FREGATURA, SOPRATTUTTO SE SI RIFIUTA IL CONFRONTO PUBBLICO E FRANCO.
Saluti a tutti
Antonio De Iacob

 Paola Blondi    - 24-05-2004
Mi risulta difficile capire perché, quando il governo scivola, non si abbia la forza e il coraggio di far andare le cose a nostro favore. Spiego. Sull'obbligo ridefinito e ampliato, nel primo ciclo c'è un dettato costituzionale. Il solo polemizzare "contro" fa implicito che un governo possa emanare un decreto anticostituzionale. Non è così, le Commissioni parlamentari dovranno intervenire e c'è poi la Corte che, con le sue recenti sentenze, ci ha rassicurato sulle garanzie costituzionali. Nel secondo ciclo la Costituzione non ci tutela, quindi dobbiamo accettare che il prolungamento dell'obbligo sia chiamato come si vuole. Non è proprio il caso di soffermarsi su una diatriba nominalistica, quando è il ministero a riconoscere il prolungamento a 15 anni di Berlinguer. Ma non è solo questo. Molti temono il sistema di istruzione e formazione professionale, ovvero un prolungamento dell'obbligo/diritto fuori dalla scuola o comunque in un canale "secondo". Stiamo ai fatti: dal prossimo settembre, in attuazione graduale l'obbligo/diritto - lo dice il decreto - è previsto nel biennio della scuola secondaria superiore, ordinamento attuale. Insomma, per due anni abbiamo in Italia l'obbligo prolungato a 16 anni nella scuola. E andiamo così al 2006, dove c'è un cambio di legislatura... Danno qualche fastidio le sperimentazioni regionali in seguito all'Accordo del giugno 2003. Ma esse decadono: l'Accordo infatti prevede le iniziative fino all'approvazione del decreto sul diritto-dovere. Questi sono i fatti. E per renderli ancora più veri dobbiamo prenderne possesso, dire a squarciagola che finalmente le cose vanno come volevamo noi. E che ancor meglio andranno nel 2006 ...